Cultura

Le opere di Distrart raccontano Messina: ecco perché l’arte non va cancellata VIDEO

di Silvia De Domenico

MESSINA – Rendere più gradevole l’attesa alla fermata del tram. Ma anche raccontare Messina, i miti e le storie che più ci rappresentano. Questo intendevano fare gli artisti che nel 2015 sono stati coinvolti per abbellire le pensiline della linea tranviaria messinese. Il progetto Distrart (distretti d’arte urbana, un’iniziativa di rigenerazione del tessuto urbano messinese attraverso il linguaggio artistico della Street Art) curato da Enrica Carnazza, aveva coinvolto una decina di giovani artisti messinesi. Tutti loro hanno realizzato opere che in un modo o in un altro rappresentavano un pezzo di storia della nostra città.

Polemiche e dubbi sul futuro delle opere

E in questi giorni di polemiche e dubbi sul futuro di queste pensiline artistiche è da lì che dobbiamo ripartire: dall’arte. Dal significato profondo del progetto e dalla storia che voleva raccontare a chiunque, messinese o turista di passaggio, sostasse per qualche minuto alla fermata. Ogni opera è un tripudio di colori e narra qualcosa di Messina. Ogni pensilina dipinta evoca una storia come solo l’arte riesce a fare, a volte molto più di un semplice pannello informativo.

Maria Costa a cavallo e i giganti Mata e Grifone

Dall’opera del capolinea Annunziata in cui erano inseriti i versi della poetessa scomparsa Maria Costa, raffigurata in sella ad un cavallo bianco. Alle opere che parlano di emigrazione ed immigrazione, realizzate proprio nelle pensiline che guardano il mare di fronte al porto in cui avvengono le operazioni di sbarco (vedi qui). Alle opere che raffigurano i giganti Mata e Grifone che si guardano da un lato all’altro di piazza Cairoli.

Opere che hanno resistito per 8 anni agli atti vandalici

Tutte realizzate a mano sul luogo, da messinesi armati di pittura e pennelli. Tutte, o quasi, vandalizzate o danneggiate negli anni. I primi atti vandalici risalgono a prima ancora della presentazione ufficiale del progetto Distrart alla città. Ma ecco come commentavano la curatrice Carnazza e l’assessore alla Cultura della Giunta di allora Tonino Perna. “Le stiamo facendo riparare, alla fine la vinciamo”. E così è stato in questi anni: l’arte ha sempre vinto. Gli artisti hanno ridisegnato o riparato le opere che avevano subito interventi esterni da parte di pseudoartisti che hanno voluto dare il loro tocco volgare non richiesto.

Gli ultimi interventi offensivi sulle opere

Proprio pochi mesi fa, a gennaio, alla fermata “Municipio” erano state trovate dediche, parolacce e organi sessuali: l’opera era quasi scomparsa sotto gli scarabocchi. Proprio lì dove arrivano i croceristi c’è stato chi ha disegnato oscenità o scritto frasi d’amore. Ancora prima, a settembre, erano apparse scritte offensive e vandaliche alla fermata “Palazzo Reale”. Il “messaggio” è stato dipinto per attaccare i migranti, con scritte “No Africa” e volti cancellati con vernice gialla sulle due opere in cui si parlava proprio di immigrazione.

Otto anni dopo il primo atto vandalico non sappiamo ancora se l’arte vincerà anche stavolta o se sarà cancellata non dai vandali di turno ma da adesivi che copriranno alcune delle opere una volta per tutte.