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UniMe. Giordano: “L’istituzione viene prima delle persone, basta guerre tra docenti” VIDEO

di Marco Olivieri, riprese e montaggio di Silvia De Domenico

MESSINA – Giuseppe Giordano, lei è stato appena nominato dalla neo rettrice Giovanna Spatari prorettore vicario e si è dimesso da direttore del Dipartimento di Civiltà antiche e moderne. Come immagina il suo ruolo?

“Lo immagino a supporto della rettrice. Come sponda con la quale condividere ed elaborare le decisioni che poi dovrà prendere lei”.

Quali sono per lei gli elementi più rilevanti sul piano programmatico?

“Noi abbiamo la necessità di far continuare a vivere questa Università, la cui vita quotidiana è rimasta in sordina nei mesi scorsi (si tratta di un accenno indiretto alle tensioni che l’Ateneo ha vissuto in questi mesi, con le dimissioni del rettore Cuzzocrea, n.d.r.). Ma ora bisogna rimettere al centro questa quotidianità. Occorre continuare a perseguire gli obiettivi di una didattica d’alto livello, con larga parte delle ristrutturazioni che sono state già fatte, consentendo d’avere aule all’avanguardia per i nostri studenti. Progettare corsi di laurea che abbiano un’importante sinergia con il territorio e con i desideri, in una certa misura, dell’utenza. Non dimentichiamo che noi siamo un’Università generalista, che eroga formazione e non soltanto professionalizzazione. Credo che riavviare bene la macchina, e partire con gli obiettivi standard di ogni Ateneo, significhi poter progettare pure novità all’interno di questi. Ed è quello che faremo dal 27 gennaio (una volta terminati una serie d’adempimenti, a partire dall’approvazione del bilancio in questi giorni, n.d.r.)”.

Come ha vissuto questo periodo difficile per l’Università di Messina? Oggi si chiede alla rettrice Spatari di rinnovare in profondità l’Ateneo…

“Io sono entrato all’Università il 5 novembre 1979 come studente. Sono 45 anni. La mia esperienza mi ha insegnato che ogni rettorato è una novità. Nemmeno quelli apparentemente emanazione del precedente rettore (Spatari è stata spesso etichettata come candidata dell’ex rettore Cuzzocrea, mentre lo sfidante Limosani era sostenuto anche dall’ex rettore Navarra, n.d.r.), nei decenni passati, poi si sono rivelati una continuazione. Ognuno ha il suo modo di vedere l’Università. Quello che conta è mettere davanti l’istituzione e non gli interessi personali. Io ho avuto la fortuna di dirigere un bellissimo Dipartimento, il Dicam, per cinque anni, due mesi e venti giorni, dato che mi sono dimesso il 20 dicembre. Da quell’osservatorio privilegiato, dove hai contatti quotidiani con i docenti, con il personale tecnico amministrativo e con gli studenti, capisci che quello che conta è l’istituzione, in modo che sia davvero una comunità. Una comunità dove anche le differenze diventino produttive e non ostative per costruire qualcosa di positivo”.

L’ex prorettore vicario Giovanni Moschella, che lei ha sostenuto prima dell’alleanza al secondo turno con Giovanna Spatari, in campagna elettorale ha insistito molto sulla necessità di superare le guerre interne. In merito, le ha detto qualcosa il professore Moschella, ora che sarà lei a svolgere questo ruolo?

“Con il professore Moschella ci lega un’amicizia nata negli anni del liceo Maurolico. Quello che noi condividiamo è il senso dell’istituzione, che viene prima delle persone. Quella è la logica che porta a dire, e non è retorica, che bisogna lavorare tutti assieme. Non possiamo avere contrapposizioni con radici, di fatto, extrauniversitarie. Possiamo discutere sugli obiettivi da raggiungere ma il senso è quello di salvaguardare quest’istituzione, che deve essere cambiata perché cambiano i tempi. Non è l’Università nella quale io mi sono iscritto e hanno lavorato i miei maestri (Giordano è ordinario di Storia della filosofia, n.d.r.). È un’altra Università. Dobbiamo adeguarla ai tempi, senza però abbassare il livello culturale che ci ha sempre contraddistinto”.