Quante falle nel sistema dei controlli interni di Palazzo Zanca. Ecco tutte le criticità

E’ finita anche sulla scrivania della Procura Regionale della Corte dei Conti la deliberazione n.26/2016 con cui la Corte dei conti è tornata a bacchettare il Comune di Messina (VEDI QUI).

Al centro dell’atto esitato, nell’adunanza del 18 dicembre scorso, dal presidente della Sezione di controllo per la Regione Siciliana Maurizio Graffeo, dal consigliere Licia Centro e dal relatore Gioacchino Alessandro la verifica sulla legittimità e sulla regolarità della gestione e sull’efficacia del sistema dei controlli interni, con riferimento all’anno 2014.

Il quadro venuto fuori dall’esame della Corte dei Conti è sconfortante, a causa di un lungo elenco di criticità, su cui la stessa Sezione di Controllo si riserva «ogni ulteriore valutazione per le successive attività di competenze».

Il Comune di Messina risulta inadempiente su molti fronti e vale la pena approfondire i principali rilievi mossi dalla magistratura contabile nei sei ambiti presi in considerazione.

  1. CONTROLLO DI REGOLARITA’ AMMINISTRATIVO–CONTABILE

Il Comune non ha:

-completato la procedura relativa al sistema di controlli interni

– fornito informazioni circa la rilevazione di eventuali criticità nell’attuazione del controllo concernente i pagamenti tardivi

2) CONTROLLO DI GESTIONE:

Il Comune non ha:

  • adottato il sistema di misurazione e valutazione delle perfomance del personale (L'Organismo indipendente di valutazione è stato nominato solo qualche settimana fa,ndr);
  • rispettato i termini per l’approvazione degli strumenti di programmazione finanziaria;
  • approvato la delibera di ricognizione sullo stato di attuazione dei programmi;
  • approvato gli strumenti di programmazione strategica;
  • un sistema informativo ed informatico a supporto di un sistema integrato di programmazione e controllo;
  • adottato, a causa dei ritardi nell’approvazione del bilancio di previsione 2014 il Piano Esecutivo di Gestione (PEG) ma solo una bozza in cui peraltro emerge l’incoerenza tra gli obiettivi in essa contenuti e dotazioni finanziarie, umane e strumentali.

  1. CONTROLLO STRATEGICO

Il Comune di Messina non ha svolto il controllo strategico «nonostante la presenza di personale (n.2 unità a tempo parziale) operante nella struttura organizzativa»

  1. CONTROLLO SUGLI EQUILIBRI FINANZIARI

Il Comune di Messina non ha:

  • verificato – tramite il Consiglio Comunale – il permanere degli equilibri di bilancio;
  • valutato gli effetti prodotti dai risultati di gestione degli organismi esterni sul bilancio finanziario dell’Ente;
  • spiegato come evitare l’insorgenza di debiti fuori bilancio nell’elaborazione e nello sviluppo delle linee di programmazione;
  • fornito adeguate informazioni circa il ricorso alle convenzioni Consip;
  • effettuato un adeguato monitoraggio delle procedure di acquisto autonomamente compiute dai Dipartimenti;
  • adeguato il regolamento di contabilità.

  1. CONTROLLO SUGLI ORGANISMI PARTECIPATI

Il Comune non ha:

-monitorato sugli obiettivi, sui contratti di servizio, sulla qualità dei servizi erogati

– adottato le direttive per il contenimento delle spese del personale

6) CONTROLLO DI QUALITA’ DEI SERVIZI

Il Comune non ha istituito un sistema di controllo della qualità dei servizi erogati, con particolare riferimento ai servizi a domanda individuale e ai principali servizi indivisibili (raccolta e smaltimento rifiuti, trasporto pubblico locale e servizio idrico). Il Soggetto Gestore dei vari servizi non ha emanato una “Carta della qualità dei servizi”.

Per replicare a ciascuno dei rilievi mossi dalla Corte dei Conti, a Palermo – in rappresentanza del Comune di Messina – si è recato il segretario/direttore generale Antonio Le Donne, il quale ha fornito rassicurazioni sul percorso virtuoso che l’ente avrebbe intrapreso, ma non ha fatto cambiare idea ai magistrati contabili.

La Sezione di controllo «pur prendendo atto degli sforzi profusi dall’ente e delle deduzioni fornite…non può che confermare, con riferimento all’oggetto del presente controllo tutti i motivi di deferimento sopra riportati».

La magistratura contabile sottolinea come il mancato controllo di gestione secondo le prescrizioni della normativa vigente non consenta di verificare «se lo svolgimento dell’attività amministrativa risulti indirizzata nel rispetto dei precetti di efficacia, efficienza ed economicità, che costituiscono i parametri indispensabili per un’azione amministrativa rispettosa delle regole di buona amministrazione e buon andamento».

Secondo la Sezione di controllo, inoltre, il mancato controllo strategico impedisce di verificare gli espetti economico-finanziaria, i tempi di realizzazione, le procedure operative impiegate e le necessarie rilevazioni sulla soddisfazione degli utenti e sulla qualità dei servizi offerti.

«Un ulteriore e grave inadempimento» secondo i magistrati Graffeo, Centro e Gioacchino è la mancata predisposizione di un sistema di controllo sulle società partecipate, così come invece previsto dall’art 147 quater del Tuel, in virtù del quale è necessario individuare obiettivi gestionali per ciascuna società e predisporre un adeguato sistema informativo in grado di rilevare i rapporti finanziari tra l’ente e le sue società, la situazione contabile, gestionale ed organizzativa.

Nella deliberazione n.26, la magistratura contabile ricorda, infine, che la maggior parte dei rilievi descritti per il 2014 erano già stati riscontrati nel 2013. In quel caso, l’amministrazione Accorinti aveva l’alibi di essersi insediata solo a metà anno. La stessa giustificazione non vale però per il 2014 e, al di là delle rassicurazioni fornite da Le Donne, è evidente a tutti che della rivoluzione della macchina amministrativa più volte annunciata non c’è traccia. Ancora oggi, che siamo nel 2016 – vale a dire ad oltre due anni e mezzo di “governo” Accorinti e due anni pieni di gestione del plenipotenziario Le Donne – i risultati non sono solo scadenti, ma in alcuni casi addirittura disastrosi.

La certificazione del fallimento dell’operato di Le Donne si è avuta con la sottoscrizione dell’accordo con il Centro Studi Enti Locali, che ha portato in riva allo Stretto un pool di esperti/badanti per formare ed assistere il personale e i dirigenti di Palazzo Zanca (vedi qui) e ha di fatto sancito il commissariamento dell’area finanziaria di Palazzo Zanca (vedi qui). Le Donne – fatto arrivare da Macerata e al quale è stato attribuito doppio ruolo e riconosciuta doppia retribuzione (o una e mezza come preferisce dire lui), pari a 195mila euro annui – non è riuscito ad incidere sull’apparato amministrativo, che assomiglia sempre di più ad una macchina con le ruote a terra e un motore "malconcio".

Danila La Torre