Cronaca

Brogli alle Comunali di Reggio Calabria, «metà scrutatori indicati indebitamente»

Negli stessi minuti in cui il sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà, a Palazzo Alvaro, presentava ufficialmente le deleghe conferite di fresco ai metroconsiglieri della sua “squadra”, si svolgeva in remoto la conferenza stampa sui nuovi cinque arresti (domiciliari) per la vicenda dei brogli elettorali alle Comunali di Reggio Calabria svoltesi il 20 e 21 settembre 2020 (anche se per il “bis” del primo cittadino si dovette poi attendere l’esito del ballottaggio contro Nino Minicuci, due settimane più tardi).
A incontrare virtualmente i cronisti, il questore reggino Bruno Megale, il procuratore capo Giovanni Bombardieri e il suo aggiunto Gerardo Dominijanni.

Nuovi riscontri

Come evidenziato dallo stesso procuratore Bombardieri, questo secondo step dell’inchiesta nasce dalle ampie dichiarazioni rilasciate da Carmelo Giustra (a sua volta nuovamente indagato in questo troncone d’indagine, ma diversamente da Nino Castorina non destinatario di ulteriore richiesta di misura cautelare), dapprima indicato alla presidenza della sezione elettorale numero 172 e, successivamente, designato a presiedere effettivamente la numero 184.

La Questura di Reggio Calabria: sul caso indaga la Digos

Indagini assai complesse in ogni caso, è stato posto in rilievo, per l’esigenza di assumere riscontri sulle singole circostanze emerse – fin qui, con voti teoricamente espressi in ben sette diverse sezioni elettorali da parte di aventi diritto al voto in realtà mai recatisi alle urne, anzi in almeno quattro casi deceduti prima del giorno delle Amministrative – e però anche di verificare la reale situazione di tutte le altre sezioni elettorali.

In termini analitici quello costituito è «un dispositivo» che, viene precisato, si avvale di «personale dell’U.P.G e S.P., del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica oltre al locale Compartimento della Polizia Postale e delle Telecomunicazioni Calabria».

Proprio per questa ragione, una specifica squadra della Digos «è stata rinforzata e si dedica esclusivamente a quest’attività», ha spiegato Megale, convinto che le indagini in corso potranno «restituire dignità alla città: lo dico da reggino», ha puntualizzato il questore.

I reati contestati

Comunali reggine 2020, fac-simile di scheda elettorale

Le dichiarazioni «eteroaccusatorie» rilasciate da Giustra a più riprese hanno portato a contestare agli arrestati odierni – Nino Castorina, Giuseppe Saraceno, Simone D’Ascola, Francesco Laganà e Antonio Fortunato Morelli – ipotesi di reato per alterazione del voto, falsità ideologica in atto pubblico e abuso d’ufficio.

Nello specifico, in questo secondo “troncone” d’inchiesta sui presunti brogli elettorali alle ultime Comunali Castorina è accusato di ulteriori reati elettorali, concorso in abuso d’ufficio e concorso in falso ideologico in atto pubblico; a tutt’e quattro gli altri soggetti posti oggi agli arresti in casa viene contestato il concorso materiale e morale in varie ipotesi di reati elettorali.

Covani – sospeso dall’esercizio dei pubblici uffici, e all’epoca dei fatti responsabile del Servizio elettorale del Comune reggino – è accusato di concorso in abuso d’ufficio e falsità ideologica in atto pubblico.

L’indagine s’allarga

Il procuratore Bombardieri

Fra le prime cose puntualizzate dal procuratore Bombardieri, se le dichiarazioni di Giustra hanno permesso di riscostruire «un quadro delittuoso ben più ampio» rispetto a quanto già precedentemente messo a fuoco, «l’indagine non s’è conclusa».

Insomma, gli inquirenti si aspettano che, via via che nuovi elementi vengono acquisiti, ulteriori fatti-reato vengano scoperti e, probabilmente, altri soggetti vengano coinvolti. Forse non solo politici.

Nel frattempo, si affastellano fatti e circostanze nuove di zecca.
A quanto già verificato, per esempio, «quasi metà degli scrutatori» necessari per lo svolgimento delle operazioni elettorali sarebbero stati «indicati in maniera illegittima». Sotto il profilo quantitativo – indipendentemente dal loro corretto operato – un’anomalia macroscopica, sulla quale più di qualcuno dovrà riflettere, mettendo a fuoco responsabilità anche non penali (quelle di cui la Procura, evidentemente, si occupa…) ma di natura amministrativa o semplicemente politica.

Ma di certo, tra i riscontri dei quali gli investigatori sono forsennatamente a caccia, c’è il concreto comportamento di chi avrebbe potuto contestare e dunque evitare le condotte degli arrestati ritenute illegittime.

Più “beneficiari”?

…E non solo. Occorre capire approfonditamente, hanno posto in rilievo Giovanni Bombardieri e Gerardo Dominijanni, quali altri beneficiari possano aver avvantaggiato suffragi in realtà mai espressi dai legittimi “titolari” (o perché morti, o perché concretamente mai andati a votare e dunque “scippati” persino della propria volontà personale d’alimentare l’astensionismo; che, contrariamente a quanti molti potrebbero pensare, è sempre e comunque una presa di posizione “politica”).

Questioni di lana caprina? No. Anche perché stando a una funzionaria della Hermes, che aveva evidenziato un comportamento a suo avviso non corretto da parte dell’allora consigliere dèm Castorina circa il meccanismo surrogatorio degli scrutatori che “mancavano all’appello”, lo stesso Antonino Castorina avrebbe asserito che parte delle nomine degli scrutatori andavano ricondotte non direttamente a lui, ma ad altri consiglieri comunali, ponendosi al riguardo «come una sorta d’intermediario», osserva il procuratore capo reggino.

In questo senso, sarebbero al vaglio degli inquirenti quantomeno le posizioni di un esponente «della stessa parte politica di Castorina» e di un secondo elemento «di una diversa parte politica», il che potrebbe significare anche di una coalizione differente.