Coronavirus

Continua il lockdown dei bimbi autistici. I genitori: “Il centro dell’Asp chiuso. I nostri figli senza diritti”

Noi parliamo per i nostri bimbi che non possono parlare. E’ un grido di protesta il nostro, il coro di genitori di bambini speciali che già hanno patito tanto durante il lockdown”. L’allarme è dei genitori di bambini affetti da disturbi dello spettro autistico e per i quali il lockdown sta diventando sempre più lungo con conseguenze devastanti.

Chiuso solo il centro Asp

A restare chiusa infatti è ormai solo la struttura pubblica dell’Asp, il Diatip (centro di diagnosi e trattamento intensivo precoce), impedendo così le terapie riabilitative sin dalla prima settimana di marzo. Le famiglie hanno scritto più volte all’Asp senza però avere risposte neanche in merito ad una possibile data di riapertura. Nel frattempo i centri privati in convenzione (Dismed, ssr, centri diurni, il centro del Policlinico, istituto Marino di Mortelle) hanno già riaperto battenti, sia in modalità di presenza che attraverso la tele- riabilitazione (quest’ultima peraltro già avviata durante la quarantena). Soltanto la struttura pubblica, che nel lockdown non ha garantito neanche la tele-riabilitazione, è ancora chiusa da 3 mesi.

L’allarme dei genitori

I nostri figli stanno perdendo le abilità acquisite durante il percorso portato avanti con le operatrici nel Centro e quel che è più grave è che stanno riemergendo comportamenti problematici precedentemente contenuti o estinti”, è quanto evidenziano i genitori in un documento trasmesso al direttore generale dell’Asp Paolo La Paglia. Le attività sono indispensabili per il percorso di crescita di questi bimbi speciali, così come il rapporto con le operatrici. La prolungata chiusura rischia di vanificare quanto conquistato finora. I bambini autistici hanno sofferto moltissimo le restrizioni della pandemia e le famiglie chiedono che il Diatip riapra al più presto, anche solo con la modalità di tele-riabilitazione se ancora non si può garantire la presenza.

I nostri figli senza diritti

Un giorno in più è prezioso e l’amarezza di vedere che i centri convenzionati sono già attivi ed in altri Comuni anche quelli pubblici, è grande. “Non comprendiamo inoltre come sia possibile che tutto sia stato riaperto, bar, ristoranti, lidi, musei, turismo anche europeo ma i nostri figli non hanno diritti. Allora gridiamo noi per loro. Ascoltateci”.