Coronavirus

Coronavirus, un medico del 118: “Cari politici, meno sfilate e più risorse, presidi, ambulanze”

La lettera aperta di un medico del 118 impegnato ogni giorno nella frontiera del coronavirus e diretta alla politica siciliana: più meritocrazia, più presidi, più risorse.

Le sfilate dei politici

Ogni giorno, sui giornali e sui social , appaiono le foto di politici che donano tute, ventilatori , maschere di decathlon e quant’altro possa servire ad affrontare l’emergenza Covid. Sfilano, come in passerella, vestiti di sensibilità, altruismo, generosità, filantropia. Senza dubbio è un bellissimo gesto da parte loro pensare di donare presidi agli ospedali , alle rianimazioni agli equipaggi del 118 e saranno bene accetti. Ma, cari esponenti della nostra politica, permettetemi di dire quello che penso: credo che la cosa migliore che possiate fare in questo momento sia riflettere sulla attuale situazione della sanità italiana e siciliana.

Medici delusi dai tagli

Tirare le somme e chiedervi: abbiamo fatto, al governo o all’opposizione, un buon lavoro sino ad oggi o potevamo fare meglio? E se si poteva fare meglio come? Vi dico sinceramente che oggi i medici sono molto disillusi , amareggiati , disincentivati e spaventati, ma non dal Coronavirus bensì dalle denunce dei pazienti e, soprattutto, dalle scelte politiche. Negli anni sono state tagliate decine e decine di posti letto , declassate unità operative , ridotte o demedicalizzate ambulanze , approvati ridicoli incentivi ed aumenti ( l’ultimo 24 centesimi lordi l’ora ) e si è permesso ai cittadini di picchiarci di denunciarci e di non fidarsi più di noi.

Non siamo protetti

Oggi, pur essendo stata proclamata un’emergenza mondiale, se, in Italia, un medico del 118 si ammala di Covid 19 non è considerato vittima di infortunio sul lavoro, mentre i beniamini del calcio malati di covid19 ricevono un risarcimento da capogiro. Il sistema che avete pensato per gli operatori sanitari non è equo, non garantisce giustizia, non ci protegge (a iniziare dai presidi essenziali per la protezione individuale e a finire al supporto sociale ed economico per le famiglie dei medici che si sono ammalati asvolgendo il loro servizio). Ci chiamate eroi, ma forse non è chiaro che non abbiamo superpoteri e non siamo invulnerabili e che stiamo solamente facendo il nostro lavoro e forse siamo eroi solo perché riusciamo a lavorare in queste condizioni.

Un’ambulanza per 60 mila persone


Sarebbe bastata qualche legge che ci tutelasse un po’ ( fermo restando l’eclatante malasanità ) , sarebbe bastato capire che se si tagliano le ambulanze in base a crudi parametri chilometrici la gente rischia di morire di più . Il decreto Balduzzi ultima legge sui tagli alla sanità pubblica prevede una ambulanza ogni 60000 abitanti in base a crudi e beceri calcoli sui chilometri e sul numero di abitanti. Non si indugia nemmeno per un attimo nel tagliare fondi alla sanità, a ridurre i cittadini a sterili numeri da maneggiare con le pinze della burocrazia, mentre molti politici , chiamati a rinunciare ai propri privilegi, non solo si tirano indietro, ma si ritrovano tutti compatti nella difesa dei propri benefits.

Noi diamo farmaci e carezze

Forse non sarebbe male applicare Il Balduzzi alla politica. Poi si sente di politici a cui è stato fatto il tampone anche se asintomatici , altri curati in cliniche private. Vi scrivo queste parole perché faccio il mio lavoro con grande passione e , veramente , sento dentro di me la missione e la sofferenza del paziente e dei suoi familiari. Spesso le mie visite non si fermano ai farmaci, ma aggiungo carezze e sorrisi , come tanti altri colleghi che mettono l’umanità al primo posto. E quindi, cari politici , quello che mi viene spontaneo dirvi e chiedervi è che questa esperienza serva a tutti noi ma soprattutto a voi per capire che la salute pubblica va tutelata e insieme a lei i sanitari .

Servono presidi, soldi, posti letto

E per fare questo bisogna cominciare applicando la meritocrazia nella scelta dei dirigenti , decidendo di mantenere qualche presidio in più (guardie mediche , punti territoriali d’emergenza , ambulanze 118 pronto soccorso, letti di rianimazione) favorendo una formazione costante e programmata ( più sappiamo e meglio possiamo curarvi ) e ovviamente capendo una volta per tutte che bisogna investire più soldi nella sanità.

Pochi sono i medici che ancora hanno voglia di fare questo lavoro: non demotivate anche loro con scelte scriteriate e dettate da logiche utilitaristiche e burocratiche. Una pandemia può e deve risvegliare le coscienze di tutti.

Un medico del 118