Coronavirus

Covid Sicilia. Corsa al vaccino e scontro di classe: “Tocca prima a me”

Parrucchieri contro avvocati, docenti delle paritarie contro quelli delle scuole pubbliche, la carica dei supplenti, gli esercenti e gli operatori dei supermercati, giornalisti, dipendenti pubblici e infine i deputati dell’Ars.

Scontro tra categorie

I vaccini in questo momento non sono in misura tale da poter essere somministrati a tutti e così, anche a livello nazionale, si sta verificando uno “scontro di classe” sul vaccino. “Perché a loro sì e a noi no?”, insomma una contesta sull’urgenza, come accade quando la coperta è troppo corta. Sta diventando una gara tra “corporazioni” su chi sia più esposto al rischio. Addirittura dopo le dichiarazioni del presidente Ars Miccichè di vaccinare tutti i deputati in vista della discussione in Aula sulla Finanziaria c’è stato chi, la forzista Ternullo rilancia e raddoppia “anche ai sindaci e ai consiglieri”. E mentre il M5S e il Pd contestano Miccichè c’è chi si schiera dalla sua parte, come Picciolo e Amata. Il quesito che molti si pongono è: perché i politici sì e le cassiere del supermercato no? Oppure, perché gli avvocati sì e i parrucchieri no? Insomma, una guerra all’ultima dose.

Genovese: no a scorciatoie

Tra i politici la pensa diversamente Luigi Genovese, deputato Ars che scrive: “Non credo che ad un politico debba essere consentito di imboccare una scorciatoia: il vaccino gli verrà somministrato quando arriverà il suo turno. E il mio, di turno, arriverà quando ogni 25enne in buono stato di salute dovrà vaccinarsi. Né prima, né dopo. Non c’è altro da considerare, per quanto mi riguarda. Della bagarre di questi giorni salvo solo una notizia. Bellissima e importantissima: la Sicilia è tra le prime quattro regioni ad avviare la campagna anti-covid per disabili gravissimi, circa 11mila persone. I parametri, in uno stato di emergenza come quello che stiamo vivendo, devono essere due e solo due: anagrafe e stato di salute. Nient’altro. Non dovrebbe esserci altro. Rispetto le ragioni di tutti, sia chiaro. Però non condivido il principio delle categorie maggiormente esposte a contatti con il pubblico. O meglio, lo condividerei se un politico, un avvocato, un giornalista venissero considerati esposti tanto quanto un cassiere di un supermercato o una commessa di un negozio di abbigliamento”.

“Lei non sa chi sono io”

Tutti d’accordo sul fatto che gli operatori sanitari è giusto abbiano avuto la precedenza, così come i soggetti fragili ma adesso che si sta avanti con la lista rischiamo di cadere in un triste spettacolo, in una tristissima contesta. In realtà la discriminante, come peraltro fa notare lo stesso Luigi Genovese, non deve essere CHI SEI E COSA FAI, ma quanti anni hai e soprattutto come stai. La salute prima di ogni altro criterio. Perché se nella corsa al “lei non sa chi sono io” e pertanto, proprio perchè “io sono io” ho diritto prima degli altri, rischiamo che qualcuno, che ha meno voce per farsi sentire e sgomitare per il vaccino, imbocchi un tunnel dal quale non tornerà più. C’è una fila ed è giusto rispettarla, anche se magari non la condividiamo.