Così svuotavano le casse di TirrenoAmbiente, tutti i dettagli del sequestro

Gli amministratori di Tirreno Ambiente non soltanto non versavano il dovuto al Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, il comune “gravato” dalla discarica, trattenendole all’interno della società. Ma poi, dalle casse della società se ne mettevano in tasca una cospicua parte, utilizzando società satellite, riconducibili direttamente a loro.

E’ questo il quadro che si va delineando, dopo la nuova inchiesta della Guardia di Finanza sfociata ieri nel sequestro per equivalente fino a 3 milioni di euro per Pino Innocenti, Giuseppe Antonioli, il mazzarroto Francesco Cannone e Rosario Carlo Noto La Diega, ex di Gesenu.

Gli uomini del Gico, ai comandi del Colonnello Jonathan Pace, non si sono infatti fermati, dopo aver siglato l’inchiesta Riciclo, oggi al vaglio dei giudici del Tribunale di Barcellona, ma hanno continuato ad analizzare il “circolo dei soldi” passati attraverso TirrenoAmbiente. Scoprendo che dietro le tante società con cui lavorava c’erano sempre gli stessi nomi.

E' così ieri scattato il sequestro per equivalente fino a 3 milioni di euro.

Società che da un lato emettevano fatture per servizi svolti a TirrenoAmbiente, che così facendo risultare la spesa compensava le imposte, dall’altro, poiché le fatture sarebbero state emesse a fronte di servizi mai svolti o quasi, consentivano di far uscire da TirrenoAmbiente il denaro per introitarlo poi nelle casse gestite privatamente sempre e comunque dai soci.

E’ stato così dal 2011 fino al 2016, secondo i finanzieri, che hanno denunciato anche il barcellonese Antonio Crisafulli , presidente del Cda di TirrenoAmbiente, Pietro Cesaro di San Donà di Piave, il bresciano Pietro Gelfi e Silvio Gentile, di Perugia.

Innocenti, ad esempio, era amministratore delegato di Ederambiente, impresa che avrebbe effettuato diversi servizi per la società che gestisce la discarica. Almeno sulla carta. O la Laudinia di Gelfi, che nel 2011 ha fatturato oltre 20 euro di servizi resi a Tirrenoambiente “oggettivamente inesistenti”, scrive il giudice per le indagini preliminari Simona Finocchiaro nel decreto di sequestro.

Il Gip, accogliendo in buona parte le richieste del Pubblico Ministero, ha autorizzato per Cannone il sequestro dei saldi attivi al Monte dei Paschi di Siena fino a 405 mila euro circa, dei titoli e degli immobili a lui intestati a Furnari e Mazzarrà. A Innocenti sono stati congelati oltre due milioni di euro tra i saldi attivi alla Banca Mediolanum ed alla Banca di Credito Peloritano, quote societarie e partecipazioni azionarie nella Asriauto, Ges. Ri srl, San Mauro srl, Osmon e Holdig Srl, oltre che gli immobili nel comune di Borgo Vercelli Sequestrati un milione e 300 mila euro di saldi attivi a Intesa San Paolo per Antonioli, oltre a titoli e immobili nel comune di Ameno, nel novarese.

Tutto è passato nelle mani del commercialista messinese Domenico Nardi, nominato custode giudiziario.