cronaca

Duplice omicidio a Camaro, parla Costantino: “Vi racconto cosa è accaduto e chi mi ha aiutato”

“Ho vissuto per molti giorni da barbone. Sono scappato perché avevo paura della vendetta dei Portogallo. Poi sono stato accolto da due persone, mi hanno dato ospitalità, non avevano idea che fossi latitante”. Così Claudio Costantino racconta i suoi giorni da ricercato uccel di bosco. Tre mesi, alla macchia, terminati sabato scorso all’alba, quando Polizia e Carabinieri hanno fatto irruzione nel casolare di Rosarno dove il trentasettenne aveva trovato rifugio, con un cellulare e due documenti falsi.

Costantino ha ricostruito gli ultimi tre mesi davanti al giudice per le indagini preliminari Fabio Pagana, ieri mattina durante l’interrogatorio di garanzia durato circa un’ora e mezza. Alla presenza del difensore, l’avvocato Filippo Pagano (qui l’intervista al legale, al termine del confronto), ha deciso di rispondere a tutte le domande poste dal pubblico ministero Giulia Falchi, titolare del caso insieme a Stefania La Rosa e l’aggiunto Vito Di Giorgio.

I particolari da lui forniti saranno passati al vaglio degli investigatori, che adesso mirano a capire chi ha offerto sostegno alla sua fuga, chi gli ha fornito i falsi documenti, come si è allontanato da Messina, quella notte, dopo aver abbandonato il due ruote sui colli Sarrizzo.

Il presunto killer ha ricostruito anche quei concitati momenti del 2 gennaio pomeriggio: ha raccontato di aver reagito a un tentativo di aggressione di Giovanni Portogallo e Giuseppe Cannavò, entrati in casa sua, armati. I due lo avrebbero aggredito da dietro, e lui si è difeso.

“In questa dinamica si colloca la “reazione” del Costantino che, dopo essere scampato all’agguato ha, per l’appunto, reagito, fino ad allontanare Portogallo e Cannavò dalla propria abitazione. Un quadro che, ove confermato, apre alla legittima difesa domiciliare. E la conferma arriva in parte dal rinvenimento, all’interno dell’abitazione, di tracce ematiche riconducibili a Cannavò Giuseppe“, spiegano Pagano e l’avvocato Carlo Taormina, codifensore del trentasettenne.

I legali al momento non hanno avanzato al giudice cautelare alcuna richiesta per una eventuale scarcerazione e concessione dei domiciliari. Secondo gli avvocati, quindi, la dinamica ricostruita da Costantino “fila” con il contenuto dei dossier messi insieme dai consulenti scientifici e con i primi risultati dell’inchiesta, che sono al centro dell’incidente probatorio ancora in corso. Per approfondire tutti i profili, i legali stanno effettuando precise indagini difensive.

Dal canto loro, i consulenti della Procura hanno invece depositato le proprie conclusioni. Conclusioni che aprono la strada a chiavi di lettura diversa: Cannavò e Portogallo sono stati colpiti da colpi sparati alle spalle, mentre cercavano di fuggire quindi. Un quadro poco compatibile con la reazione per legittima difesa. Per esaminare tutto davanti al giudice si torna in aula il prossimo 20 aprile.

Quel giorno ci saranno anche i legali dei familiari delle due vittime, gli avvocati Cinzia Panebianco e Angela Martelli, insieme al collega Giuseppe Bonavita, che difende Bartolo Mussillo. Il ragazzo è stato arrestato con l’accusa di aver favorito la fuga di Cannavò, accompagnandolo in motorino all’ospedale Piemonte dove l’uomo ha cercato le prime cure.

Costantino ha anche confermato i dissapori precedenti con Portogallo e Cannavò, per “questioni di soldi”. L’analisi dei cellulari sequestrati mira proprio a ricostruire le precedenti conversazioni tra i tre, per ricostruire il movente.