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Ex Teatro in Fiera, Nino Beninati: “E’ ancora possibile fermare la ricostruzione”

L’Autorità portuale è ancora in tempo per evitare il peggio e ripensare in modo più ampio e condivisivo il future dell’ex Teatro in Fiera. E’ quanto ribadisce in una nota l’ex assessore regionale Nino Beninati, oggi coordinatore della Lega a Messina, rispondendo al presidente Mega.

Il risanamento conservativo

Punto di partenza della riflessione è il fatto che al momento, l’originario progetto di “risanamento conservativo” si è tramutato nella demolizione e ricostruzione di un’entità di simili dimensioni e che attualmente il vecchio non c’è più e il nuovo è di là da venire. Beninati ricorda i passaggi normativi che hanno portato alla demolizione. Il Prg portuale adottato nel 2008, il parere favorevole (a condizione) della Soprintendenza espresso nel novembre di quello stesso anno e infine il parere favorevole del Consiglio superiore dei lavori pubblici nel 2009. L’approvazione da parte della Regione del Piano regolatore portuale aggiornato nel 2010 è arrivata nel 2019. Il Piano portuale prevedeva per il Teatro in Fiera la  “la conservazione”, diversamente da altri edifici della Fiera per I quali ammise la demolizione.

La Soprintendenza ai Beni culturali rimarcò che eventuali interventi concernenti l’edificio del Teatro (Pad. A) ed ex Irrera a Mare (Pad. B) dovevano essere limitati a “risanamento conservativo e manutenzione, anche straordinaria”, in particolare il Pad. B risulta oggi vincolato opes legis, così come i padiglioni C, G ed O, oltre il portale di ingresso ex Fiera, per i quali è previsto solo il restauro conservativo. L’Authority, prosegue Beninati, nel 2010 concluse la gara per la progettazione della “riqualificazione e rifunzionalizzazione” del Teatro in Fiera.

Le modifiche del progetto

Si trattò di iniziativa che appariva rispettosa della “salvaguardia” della previsione pianificatoria. Sennonché, i professionisti aggiudicatari della commessa progettuale segnalarono, la necessità di interventi di consolidamento talmente costosi da far preferire il minor costo di una demolizione e ricostruzione dell’Edificio”. L’AP autorizzò il Progetto e si arriva adesso all’aggiudicazione dell’appalto per demolizione e costruzione di un’opera che non la riproduce in quanto vistosamente diversa dall’originaria.

Condividiamo le prossime fasi

In atto, i lavori in corso dell’impresa appaltatrice fanno registrare l’avvenuta demolizione dell’Edificio senza, però, la prevista costruzione- continua Beninati- Questo ci suggerisce l’idea di caldeggiare un diverso utilizzo dell’area, giusto nel momento in cui essa è tornata nuda e si presta, dunque, ad un ripensamento nell’interesse della Città, anche in funzione della quale va concepita l’ideazione dell’area portuale”.

Beninati evidenzia come sia stato un errore approvare la “demolizione e ricostruzione” dell’Edificio dal momento che così si viola la prescrizione della “salvaguardia” prevista dallo stesso PRP. “Risanamento conservativo” e “ristrutturazione” sono inoltre tipi edilizi radicalmente diversi. –          Si definiscono interventi di manutenzione e restauro i lavori diretti a conservare l’edificio mediante opere che, nel loro complesso, rispettino tipologia, forma e struttura originarie, senza alcun inserimento di elementi innovativi, per se sostitutivi di quelli precedenti; si definisce, invece, ristrutturazione la risultante di opere che tendano a trasformare l’edificio attraverso un rifacimento che coinvolga la maggior parte del fabbricato preesistente (Cass. Pen.n. 5.3.1997 n.5987). Addirittura, basta a marcare la differenza tra i due tipi edilizi il mero mutamento della distribuzione dei volumi o della destinazione d’uso.

A maggior ragione risalta la differenza tra le due figure allorquando la ristrutturazione si traduca mediante “demolizione e ricostruzione”. La Soprintendenza inoltre aveva espressamente imposto la “conservazione” dell’Edificio ed il parere costitutiva una volontà vincolante sull’opera. Beninati rileva anche l’irregolarità della mancata approvazione del piano di inquadramento operative (il piano particolareggiato).

Linesistenza di questo strumento di pianificazione attuativa ostava alla radicale trasformazione dell’immobile. Ciò, perché la nuova destinazione dei volumi interni, con previsione del primo piano per uffici e del piano terra a sale conferenze, modifica l’impatto urbanistico sull’area in termini di circolazione interna di veicoli e di esigenza di parcheggi prossimi nonché, infine, in ragione dell’interferenza generata verso la aree municipali adiacenti, palesemente sensibili a simile aggravio”.

L’ex assessore regionale ai lavori pubblici si sofferma poi sulle questioni relative alle conferenze dei servizi che hanno preceduto le ultime fasi operative rilevando come il ruolo del Comune di Messina debba diventare più decisivo in termini di condivisione.

“Ripensare la pianificazione”

Tutte queste irregolarità impongono  il ripensamento della pianificazione e, con esso, il “recesso” dall’appalto per la costruzione dell’Edificio. Altissimo sarebbe il gradimento della Cittadinanza, che vedrebbe infatti, mercé la partecipazione decisiva del Comune la possibilità di evitare congestioni all’area urbana, e soprattutto, l’occasione per ridisegnare un tratto di territorio ch’è poco funzionale al Porto ma fondamentale, invece, per un ritrovato paesaggio e recupero ambientale di un’area importante per la Città. La demolizione del teatro infatti non è stata seguita, a tutt’oggi, dalla nuova costruzione. Il terreno ancora nudo e la relativa modestia dell’indennità spettante all’appaltatore per l’anticipata estinzione del rapporto abilitano all’invocato intervento.  I multiformi vantaggi pubblici supererebbero enormemente i costi ad oggi sopportati”.