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Il Giro d’Italia ci ricorda che Messina è bellissima. E che non si fa ancora abbastanza per valorizzarla

Era già accaduto cinque anni fa, ne avevamo parlato per un po’ e poi non più. Cinque anni dopo, il Giro d’Italia torna a Messina e ci ricorda che la nostra città è bellissima. Le riprese dall’alto mostrano il panorama dello Stretto, la litoranea, viale della Libertà, via Garibaldi e tanti altri scorci suggestivi.

Certo, il percorso è stato ripulito, è stato rifatto l’asfalto, la città ha messo il bel vestito di chi aspetta ospiti. Ma la bellezza del territorio è innegabile. Peccato che spesso la visuale dall’alto non corrisponda a quella dal basso e che Messina non sia solo quella del tragitto del Giro ma anche tante periferie abbandonate.

Dal basso le immagini più belle sono quelle delle strade senza auto, che di solito invadono le carreggiate spesso con parcheggi in doppia fila e “creativi”. Una città senza auto è ovviamente impossibile ma il problema non sono le auto in sé. Il problema è che sono troppe, soprattutto in centro città.

Piazze di nome ma non di fatto

In cinque anni è cambiato ben poco. Cinque anni fa, ad esempio, ci si era soffermati su piazza Castronovo, sulla possibilità di realizzare una vera piazza pavimentata e di consentire il transito delle auto sulla rotonda naturale, un po’ come avviene a piazza del Popolo. Si era fatto anche un breve esperimento, fallito sia perché al centro piazza non restava altro che l’asfalto sia per le auto parcheggiate male, tanto per cambiare, che non lasciavano defluire il traffico. Cinque anni sono trascorsi invano, non esiste neanche un progetto.

Discorso simile può essere fatto per piazza Juvara e piazza Antonello. Le chiamiamo piazze ma di piazza hanno ben poco. Eppure sarebbe facile pavimentarle, farle diventare tali e consentire il traffico in senso rotatorio, lungo le corsie laterali, tra l’altro eliminando i tempi morti dei semafori e diminuendo l’inquinamento delle auto ferme in fila. Anche qui non esistono progetti.

Il Piano generale del traffico urbano

Messina ha bisogno di meno auto, di più piazze e più spazi pedonali. Lo dice, almeno questo, il piano generale del traffico urbano, che prevede una zona a traffico limitato lungo il quadrilatero compreso tra via La Farina a est, via Cesare Battisti a ovest, via Tommaso Cannizzaro a nord e via Santa Cecilia a sud, più l’isola pedonale sul viale San Martino fino a viale Europa.

Peccato che questo Piano sia fermo da oltre due anni alla Regione e quindi non sia ancora arrivato in Consiglio comunale per l’approvazione definitiva.

Ztl e isole pedonali in centro esistono in tutte le città

Ztl e isole pedonali in centro esistono in tutte le città civili, in tutte. Da vent’anni Messina deve accontentarsi delle poche aree intorno al Duomo che, non a caso, sono il centro della movida. E anzi deve fare i conti con chi se ne lamenta.

Le isole pedonali, tanto in zona Duomo quanto in zona Cairoli, andrebbero ampliate, altro che ridotte, magari unite tramite via I settembre e il viale San Martino basso. Oppure via Cesare Battisti, nel tratto tra via I Settembre e via Garibaldi, potrebbe essere unita con unica pavimentazione, eliminando il caos delle auto e dei parcheggi in doppia fila, spostando il traffico in quel tratto su via Garibaldi.

Non basta posizionare transenne

Per farlo, però, non basta posizionare transenne e chiudere strade. Va fatta nuova pavimentazione come ad esempio quella prevista sul lato monte di piazza Cairoli. Peccato che il progetto esecutivo (riconvertito) sia stato approvato a gennaio 2020 e, due anni e mezzo dopo, i lavori non siano ancora iniziati, con la prospettiva del rinvio all’autunno, nonostante l’aggiudicazione del mese scorso.

Il bando in corso per la riqualificazione della linea tranviaria, poi, prevede nuova pavimentazione anche in viale San Martino. E sarebbe un peccato far transitare le auto dopo i lavori. Un po’ quello che è successo a Torre Faro, la cui pavimentazione è oggi distrutta dal passaggio dei mezzi.

Cambio di mentalità

Nel 2022 Messina è ancora schiava delle auto e con pochissimi spazi pedonali, anche per questo esclusa dai circuiti turistici, oltre che per l’incapacità di sfruttare la risorsa mare. Non è un caso se Siracusa e Ragusa “fagocitano” tutto il turismo della Sicilia orientale in arrivo all’aeroporto di Catania.

In attesa che la Regione dia il via libera al Pgtu, serve un cambio di mentalità per farsi trovare pronti all’appuntamento uniti verso la stessa direzione. Quella di una città civile e a misura d’uomo, se si vuole davvero cambiare, una città europea che oggi è tale solo sulla carta.