Piazze di nome ma non di fatto. Le chiusure non bastano, servono progetti

Piazze di nome ma non di fatto. Le chiusure non bastano, servono progetti

Marco Ipsale

Piazze di nome ma non di fatto. Le chiusure non bastano, servono progetti

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mercoledì 17 Gennaio 2018 - 07:20

Solo aiuole spartitraffico, semafori, clacson e nessuno spazio per i pedoni. Ma la soluzione ci sarebbe

Castronovo, Juvara, Antonello. Hanno i nomi di illustri rappresentanti messinesi e, viste dall’alto, sono bellissime piazze circolari o esagonali. Dal basso non si capisce neppure che siano piazze, ridotte a incroci stradali con spartitraffico.

L’ultimo esperimento migliorativo, quello di piazza Castronovo, non ha dato i frutti sperati durante le festività natalizie. La chiusura al traffico dell’area centrale, in pratica il tentativo di farne una vera e propria piazza, si è limitata alla collocazione delle transenne, a poche casette aperte in occasioni sporadiche e a qualche piccola iniziativa. Troppo poco per sperare di animare la piazza ma abbastanza per capire che, con i giusti accorgimenti, si può fare.

Dal punto di vista della viabilità cambia poco. Si tratta solo di percorrere la rotatoria naturale invece che passare dritto, una perdita di tempo nell’ordine massimo di meno di un minuto. Qualche disagio, nell’ultimo periodo, solo a causa del parcheggio senza alcun criterio sulla vicina via Garibaldi.

Per piazza Castronovo, così come per altre piazze cittadine, serve un progetto di ripavimentazione per creare un unico piano di calpestio tra le aiuole spartitraffico e la parte centrale della piazza, da arredare con panchine e fioriere in modo tale da renderla un luogo di ritrovo. Viceversa, restare in piedi sull’asfalto di una piazza chiusa con le transenne ha poco senso.

500 metri più a sud, un discorso simile. Molti messinesi non sanno neanche che si chiami piazza Filippo Juvara, perché in realtà una piazza non è, quella all’incrocio tra via Garibaldi e via Fata Morgana. Quattro piccole aiuole spartitraffico agli angoli e nessuno spazio per i pedoni. Anche in questo caso, con un progetto adeguato, sarebbe possibile creare una vera piazza centrale e aumentare gli spazi pedonali, senza creare grandi disagi al traffico. Il percorso automobilistico sarebbe allungato in senso rotatorio ma il poco tempo perso verrebbe compensato dall’eliminazione dei semafori, non più necessari. Facile risolvere il problema del passaggio della Vara: basterebbe che la nuova piazza restasse a pari livello col piano stradale, in modo da aprirla al transito solo il 15 agosto per la processione.

Si conosce bene, invece, piazza Antonello, ma anche in questo caso di vera piazza c’è ben poco. Le solite aiuole spartitraffico, poi, in due lati su quattro, dissuasori di transito, asfalto e parcheggi per motorini. Aree da riutilizzare per il transito rotatorio e via i semafori, con una vera nuova piazza al centro.

E’ ciò che ha funzionato, ad esempio, a piazza del Popolo, pur se anche lì non si è mai intervenuti come si dovrebbe per uniformare la pavimentazione. Anni fa era consentito il transito ai mezzi al centro della piazza, che oggi invece è molto più frequentata dai pedoni. Non altrettanto il vicino largo Seggiola, ora davvero largo ma ancora con l’asfalto e senza arredi. Si ripropone il problema di sempre: giusto e bello aumentare gli spazi pedonali ma senza accorgimenti si rischia un flop.

Una pavimentazione unica servirebbe anche a piazza Cairoli, almeno sul lato monte, lì dove la pedonalizzazione è ormai consolidata. Ma in questo caso si rientra nel più ampio discorso delle isole pedonali, Cairoli e Duomo, per le quali Amministrazione e Consiglio comunale non hanno mai trovato un accordo.

Un commento

  1. Nino Principato 17 Gennaio 2018 12:16

    E la Vara, da dove parte?

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