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Il Messina respira. È sempre la stessa squadra ma con tre punti in più

MESSINA – Tre giorni dopo la delusione della non vittoria contro la Casertana ci ritroviamo ad analizzare la partita con il Giugliano che ricalca a grandi linee quella del mercoledì. Tanto gioco creato, squadra che passa in vantaggio ma successivamente non ammazza la partita. Manca sempre il secondo gol, quando il Messina passa in vantaggio solo contro la Turris aveva poi continuato a segnare, anche se in quell’occasione finì in pareggio.

La differenza tra la vittoria e le polemiche, che sarebbero sicuramente arrivate, la fa il non aver subito reti. Capitato solo due volte a Fumagalli in questa stagione ed è coinciso proprio con le due vittorie ottenute dal Messina. La prima fu con l’Avellino e in quell’occasione, come d’altronde ieri, il portiere biancoscudato è stato autore di una parata decisiva nei minuti finali.

La fortuna gira e tocca il Messina

La differenza vera in campo però per una volta tanto l’ha fatta anche la fortuna e l’arbitro. Così quando Modica diceva “è il calcio” lasciando intendere una volta a loro una volta noi ieri è stata la volta del noi. Perché ci sarebbe voluto poco che stessimo qui a discutere degli ennesimi punti lasciati per strada. Un po’ gli avversari che non sfruttano gli errori che il Messina ha, anche stavolta, concesso. Un po’ l’ufficiale di gara che annulla una rete a Salvemini inventandosi un fallo su Pacciardi, che era stato superato da palla e avversario. Due volte in realtà con Pacciardi che, tagliato nuovamente fuori da questo pallone che sbatte a terra e non dovrebbe (come disse Modica dopo la sfida di Coppa Italia col Catania), si immola e si fa buttare fuori dopo un fallo da chiara occasione da gol, in gergo da ultimo uomo.

Successivamente arriva il miracolo di Fumagalli e, secondo miracolo, riesce anche a non farsi ammonire. In quanto ai legni c’è equilibrio, uno per parte con Gladestony che comincia e Franco che finisce, quindi su questo non c’è debito o credito da riscuotere con la fortuna nelle prossime partite. Il Messina è così al momento prendere o lasciare. Ed è lo stesso di qualche giorno fa o di qualche settimana fa, quello su cui Modica continua a ripetere come un mantra: abbiamo creato, dobbiamo lavorare e abbiamo commesso errori. Gli errori come spiegato sono arrivati anche ieri ma non hanno inciso, quindi si continua a essere sulla strada giusta: la squadra non ha risolto tutti i problemi, ma al tempo stesso non è da buttare come qualcuno già pensava.

Note positive dopo il Giugliano

Le note positive sono forse l’aver trovato una quadra sulla fascia destra con Lia e Cavallo a combinare molto bene. La coppia che invece va ancora trovata è quella di sinistra: Polito e Ragusa non si sono ben amalgamati, mentre Emmausso e Ortisi nel secondo tempo hanno fatto vedere qualcosina e probabilmente Modica punta più su loro due.

Veniamo ora alle note positive che però lasciano aperti dei “ma”. Ottime le prestazioni di Plescia davanti, segna (terzo gol alla sesta da titolare) e lotta, ma quando esce perché sfinito Zunno non può reggere il confronto con i difensori ospiti e Luciani non sembra ancora in grado, viste alcune partite precedenti, di essere un vice all’altezza, nonostante fisicamente sia più predisposto.

Una roccia Manetta al centro della difesa e soprattutto gioca come vuole Modica pressa, anticipa e toglie il tempo agli avversari. Ma il Messina soffre terribilmente quando viene spostato a destra con l’uscita di Lia, urge trovare un compagno di reparto all’altezza di Manetta che possa anche sostituirlo. Il Messina per ironia della sorte ritrova solidità difensiva quando resta in inferiorità numerica, dopo l’espulsione di Pacciardi infatti Manetta torna al centro della difesa e Scafetta dal centrocampo passa alla fascia destra.

Messina che infine, come sottolineavamo già qualche giorno fa, continua ad avere un buon feeling con l’andare per primo in vantaggio. E come sottolinea Modica la sua è una squadra che non deve gestire, ma deve giocare e, sottinteso, continuare a segnare senza abbassare i ritmi. Nella classica definizione di squadra zemaniana puoi anche subire ma basta segnare un gol più degli avversari e ieri è andata così.