Politica

Il Pd a Forza Italia: “Nessun ruolo di Croce col 95% di assenze”

MESSINA – Il Partito democratico risponde alla nota di Antonio Barbera sul caso Croce. Scrivono il capogruppo Felice Calabrò e la consigliera Antonella Russo: “L’affaire Croce, arricchitosi dell’ennesimo capitolo, impone ulteriori riflessioni. Bisogna rammentare che il consigliere, dall’insediamento ad oggi, non ha preso parte a oltre il 95% delle riunioni di Consiglio comunale e al 100% delle sedute di commissione. Di conseguenza, è lecito chiedersi, come si può assolvere a tale oneroso e onorevole ruolo in assenza? E ancora, come si possono esercitare le prerogative proprie del consigliere comunale, per di più di opposizione, quali quelle di indirizzo e di controllo, non essendo presenti? Qual è stato finora il ruolo del dottor Croce in Consiglio comunale? Quale il suo apporto alla linea politica di opposizione alla Giunta Basile? Si tratta di un’impossibilità oggettiva a svolgere il suo ruolo”.

Scrivono gli esponenti del Pd: “Differentemente da quanto sostenuto dall’autorevole coordinatore cittadino di Forza Italia, al quale, senza alcun dubbio, dobbiamo riconoscere coraggio e speranza, la vicenda che ci occupa è prettamente, squisitamente, intrinsecamente politica”. Il tutto “indipendentemente dalle valutazioni di carattere strettamente giuridico, relative all’applicazione delle ipotesi di ineleggibilità e incompatibilità sopravvenute, ex l.r. 31/1986, per i più pienamente operanti nel caso di specie”. Le eventuali ineleggibilità e incompatabilità per il suo ruolo di soggetto attuatore per la realizzazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione siciliana.

“Croce è in Consiglio come miglior candidato sindaco perdente ed è evidente l’impossibilità di svolgere il ruolo”

Ricordano Calabrò e Russo: “A tal proposito, appare doveroso rammentare le astrali convergenze che hanno consentito l’elezione del dottor Croce quale consigliere comunale. Il nostro, infatti, è divenuto consigliere comunale ex lege, ovvero solo perché candidato sindaco miglior perdente. Evidentemente, la ratio legis posta a fondamento della normativa di settore intende garantire la presenza in Consiglio comunale, nel ruolo di maggior oppositore, del candidato sindaco miglior perdente”.

E ancora: “È fin troppo evidente che la paradossalità del caso in esame ci esime dal valutare la formalità delle giustificazioni, a cui altri, per contro, si aggrappano, attesa la carenza di motivazioni sul piano sostanziale. L’ordinarietà delle giustificazioni, rispetto alla reiterata e costante assenza, svilisce di fatto lo stesso istituto giuridico in questione, che, peraltro, nell’ordinamento degli enti locali è ben supportato, grazie alle norme che garantiscono puntualmente l’espletamento della funzione da parte dell’eletto lavoratore. Pertanto, indipendentemente dalle difese d’ufficio, è assolutamente evidente l’impossibilità oggettiva per il dottor Croce di assolvere al ruolo di consigliere comunale della città di Messina. E, allo stesso tempo, per contro, è assolutamente incomprensibile la ragione per la quale il medesimo, e adesso, in maniera sorprendente, con il sostegno del suo partito, pervicacemente rimanga aggrappato ad un ruolo non ricoperto, a un ruolo non assolto”.

“Il caso Croce è un problema politico, non personale”

In sostanza, la legge dà la possibilità al consigliere di essere esentato dal lavoro per andare in aula. Ma, secondo il Pd, con le continue assenze dal Consiglio, con motivazioni inviate per pec dall’ex candidato sindaco, si svilisce l’istituto delle giustificazioni. Ed ecco le conclusioni dei due consiglieri: “Quindi, rassicurando i benpensanti, non vi è alcuna questione di carattere personale. La proposta di delibera, per far dichiarare la decadenza del consigliere Croce per le reiterate assenze, è la conseguenza logica dei fatti e dei comportamenti, segnatamente attribuibili ai singoli, nulla di più”.