Politica

La crisi della politica a Palazzo Zanca in una Messina sempre più stanca

MESSINA – La maggioranza a pezzi. La maggioranza sull’orlo, e anche di più, di una crisi di nervi. La maggioranza in Consiglio comunale che non esiste più. Lo scenario a Palazzo Zanca, in una Messina stanca e distratta dai suoi problemi quotidiani, non è dovuto a scosse momentanee ma è il frutto di una crisi della politica più profonda.

Il passaggio al gruppo misto di Emilia Rotondo e Giulia Restuccia (nella foto). Le dimissioni da consigliere di Cateno De Luca che fanno slittare il voto per la presidenza. Il tutto dopo i soli quindici voti per il candidato alla successione Nello Pergolizzi e l’addio già annunciato di Prima l’Italia. Nulla è casuale: sin dall’avvio del Consiglio comunale è mancata la battaglia delle idee ed è prevalso il cambio delle casacche. E non è un problema nemmeno di quest’ultimo Consiglio, né è un fenomeno circoscritto all’ambito locale.

“È la politica che è evaporata”, dice il personaggio interpretato da Toni Servillo nel film “Viva la libertà” di Roberto Andò. Nel caso messinese, mentre la città paga decenni di disservizi e disastri amministrativi, scempi edilizi e paesaggistici, le fibrillazioni della maggioranza sono acuite dalle strategie di De Luca, dal suo continuo alzare l’asticella dell’ambizione negli scenari regionali, nazionali ed europee. Il che comporta più disagi per la Giunta Basile, dall’impostazione più civica che politica, e un continuo riposizionamento di consiglieri e strategie sulla base del corso degli eventi e delle oscillazioni elettorali.

Il De Luca in perenne campagna elettorale non è il miglior alleato della Giunta Basile

Non basta vincere le elezioni. Poi devi saper gestire quella vittoria. Il De Luca in perenne campagna elettorale non è il miglior sostenitore, come guida della formazione vincitrice, dell’amministrazione comunale. Non bastassero i cantieri infiniti, le scelte controverse sul piano amministrativo, gli errori e gli inevitabili scontri con la burocrazia, e l’inadeguatezza della macchina dirigenziale e delle strutture complessive, la gestione fantasma della presidenza, la sua assenza-presenza, da parte del lider maximo di Fiumedinisi ha peggiorato la situazione. Ha esacerbato gli animi in quel groviglio di ambizioni, gelosie, obiettivi, pretese, velleità e aspirazioni che anima i consiglieri comunali.

“Domani è un altro giorno” e il destino di Sud chiama Nord, dalle elezioni a Taormina alle prossime europee, con le dimissioni di De Luca dal Consiglio, potrebbe essere meno condizionante sulla Giunta Basile. Ma non c’è da giurarci. Che poi si formino nuove maggioranze, e che le carte vengano rimescolate, quella non sarebbe una novità e non impedirebbe all’amministrazione di governare, nel bene e nel male.

Senza l’ombra del capo politico, si aprirà una nuova fase a Palazzo Zanca? L’eterno candidato a sindaco sogna un nuovo asse Taormina-Messina, seppure in un contesto regionale e nazionale dominato dal centrodestra. Di sicuro, a Basile un po’ di prudenza in più non dispiacerebbe ma nessuno scommette su una regia politica meno scatenata da parte di De Luca. A sua volta, Basile, da tecnico, dovrebbe diventare più politico ed evitare le paludi consiliari.

La città attende risposte e non ha tempo per i giochi di palazzo

Mentre, sin dal prossimo voto, nuovi tradimenti potrebbero consumarsi e la presidenza potrebbe andare all’opposizione, il sindaco e il leader di Sud chiama Nord hanno esigenze differenti. Non di sola campagna elettorale si vive. Vincere le elezioni è esaltante ma poi tocca governare, esercitando pure l’arte della diplomazia e della mediazione. Qualcosa va cambiato in corso d’opera, in termini di strategia, per evitare altri passi falsi.

Nel frattempo, la città assiste, sempre più sfinita, ai giochi di palazzo. Chi vive a Messina attende risposte alla catastrofe messinese, al suo decadimento, e non ha tempo per seguire unioni e divisioni più mutevoli dei castelli di sabbia in riva al mare.