LA LETTERA

La lettera: “Dopo 18 anni di lavoro in Innovabic oggi vivo un teatro dell’assurdo”

Giovanni Di Fiore ha lavorato per 18 anni nella società Innovabic di proprietà di Università di Messina, Comune di Messina e Città Metropolitana. Da quando è iniziata la liquidazione ha dovuto scegliere di dimettersi perché erano senza stipendi e senza prospettive. Sperava nel suo Tfr e negli arretrati. Invece la società preferisce pagare avvocati per contrastare le sue legittime richieste. Ecco la lettera che ha inviato a Università, Comune, Città Metropolitana, Corte dei Conti, sindacati.

«Vi scrivo facendo leva sulla Vostra coscienza, oltre che sul Vostro senso di responsabilità, sperando che riusciate a dimostrare finalmente che non viviamo in quello che Beckett definirebbe “Teatro dell’assurdo”.

Per 18 anni ho lavorato per Innova BIC, società la cui proprietà è di 3 enti pubblici messinesi: Università, Comune e Città Metropolitana. Ho lavorato sempre con dedizione, professionalità, con grandi sacrifici.

Il 31 ottobre del 2018 mi sono dovuto dimettere perché la Società, messa in liquidazione, non riusciva a pagare gli stipendi. Precisamente 12 mensilità mai pagate. Le mie dimissioni sono quindi state una necessità, dovendo mantenere una famiglia con due figli.

Contavo anche sul TFR, diritto consolidato, sacrosanto e irrinunciabile, per poter ricominciare da un’altra parte, anche se alla mia età, malgrado la grande esperienza posseduta, non è certamente facile.

E invece, alla mia richiesta di vedermi riconosciuti stipendi non percepiti e TFR, non ho ricevuto alcuna risposta dal Liquidatore di Innova BIC. Neanche una telefonata, un “parliamone”, niente. Anzi, quando mi sono rivolto dopo 4 mesi ad un avvocato per vedermi riconosciuti i miei diritti, cosa fa il Liquidatore? Chiede un prestito ai soci pubblici per potere pagare a sua volta un avvocato, solo per opporsi alla mia richiesta legittima. Quindi non paga gli stipendi ai dipendenti, ma paga un avvocato per trovare un modo per non pagare il TFR e gli stipendi mai pagati: il Teatro dell’assurdo.

E così si tiene in piedi, con la complicità dei 3 soci pubblici, una Società in Liquidazione piena di debiti, senza entrate, con il personale fuggito o trasferito momentaneamente in altre società. Si tiene in piedi sulle spalle degli ex lavoratori, degli attuali dipendenti, dei fornitori, delle banche, di tutti coloro che vi hanno creduto e hanno permesso alla Società di ottenere importanti risultati negli anni passati.

E nessuno si assume le responsabilità di ciò che sta succedendo, anche se le cause sono documentabili, chiare.

Non mi resta che appellarmi ancora una volta alle Vostre coscienze, fiducioso che possiate dimostrare tutta la correttezza che il Vostro ruolo esige».

Giovanni Di Fiore