Certo che m'arrabbio

L’avviso di non-garanzia ai tempi del giustizialismo

Bene ha fatto Ruggero Razza a dimettersi subito. Bene ha fatto Musumeci ad assumere l’interim alla salute “fin quando sarà necessario ed opportuno”. La pandemia è ancora in corso e non possiamo permetterci nessun cedimento su nessun fronte, soprattutto in piena campagna vaccinale. Decisioni rispettose della situazione, che eviteranno l’innescarsi di dinamiche meschine e distanti anni luce dal bene dei siciliani.

Quel che resta delle tutele

Ben poco invece resta di uno strumento, quello dell’avviso di garanzia, che era stato inteso come mezzo a tutela dell’indagato e che invece si è trasformato in un machete che ha fatto a pezzi quel poco di fiducia dei cittadini nei confronti del sistema giustizia.  L’avviso di garanzia nell’immaginario collettivo e grazie a due decenni di giustizia mediatica si è trasformato nel fratello gemello dell’arresto con condanna definitiva in Cassazione. La tutela si è trasformata in condanna preventiva.

Indagato=condannato

Le intenzioni del legislatore erano: ti avviso che sto indagando su di te, non ho al momento elementi per accusarti di reati e nell’ascoltarti in merito all’indagine devi presentarti insieme ad un legale di fiducia. Nei fatti oggi il destinatario di un avviso di garanzia è colpevole quanto un destinatario di un provvedimento cautelare e, anche in questo contro ogni tutela prevista anche dalla nostra Costituzione, considera entrambi colpevoli definitivi. In anni di inchieste ad orologeria e “ad personam” (o meglio contro la persona) abbiamo imparato che per la gogna mediatica non esistono i 3 gradi di giustizia e quel che è peggio non esistono forme di tutela dell’indagato.

La barbarie social

L’abuso della diffusione delle intercettazioni che noi giornalisti stiamo facendo (compresa Tempostretto ci mancherebbe) è diventata una barbarie a uso e consumo di lettori assetati di giacobinismo. Si sono innescati fenomeni per i quali si è giustizialisti con i nemici politici e garantisti con gli amici politici. Un carosello indegno di un Paese civile. Palamara insegna (ma in realtà basta leggere centinaia di storie che noi giornalisti releghiamo in 4 righe in fondo alla pagina) che i magistrati sono esseri umani come noi (ma con immunità moltiplicate in misura esponenziale) e che possono sbagliare, essere “accecati” da sentimenti umani, essere sviati o distratti.

Il sistema Palamara (e non solo)

Palamara insegna che c’era e c’è un sistema che può non rendere cristalline le acque. Le prossime settimane ci diranno in che modo l’inchiesta sui dati falsati relativi alla pandemia evolverà in merito alle singole posizioni. Ballare sui corpi di chi è incappato nelle maglie della giustizia, proprio in un momento storico in cui il sistema ha dimostrato le sue fragilità, è una pratica oscena. Lasciare fare il corso alla giustizia, abbiamo fiducia nella giustizia, sono frasi fatte come “non ci sono più le mezze stagioni” che hanno perso qualsiasi senso a fronte di una gogna mediatica che rovina le vite e le famiglie per anni.

La norma di Azione

La presunzione d’innocenza, il terzo grado di giustizia e l’avviso di garanzia sono diventate parole vuote mentre a turno, quando il malcapitato è uno che ci sta antipatico, lanciamo la nostra pietra, piccola o grande che sia. Inconsapevoli che oggi tocca a lui e domani potrebbe toccare a noi. Apprezzo moltissimo l’iniziativa di Azione, che attraverso il deputato Costa ha fatto approvare in Parlamento una norma che dovrebbe riportare il senso di giustizia reale nel nostro Paese.

Per fortuna è toccato a lui/lei

Nel frattempo assisteremo alla gogna mediatica nei confronti degli indagati di turno, oggi come domani, come ieri, come tra una settimana. Poi, quando saranno scagionati, le loro posizioni archiviate neanche più ci ricorderemo di loro perché il circo sarà andato avanti. O quando saranno imputati e condannati ci confonderemo perché per noi la nostra condanna era già palese appena abbiamo visto le loro foto in rete. E se una corte d’appello o la Cassazione li assolveranno noi diremo che i giudici sono corrotti perché non è possibile che siano innocenti. Appena la mano della giustizia ti tocca sei spacciato. Quel che succede dopo non ha importanza e ci diciamo, per fortuna è toccato a lui (o a lei) e non a noi.