Cronaca

Mafia dei Nebrodi, il paradosso che blocca anche gli operatori onesti

L’operazione Nebrodi ha svelato come funziona il meccanismo dell’appropriazione della terra per farne imprese di carta utili a dragare milioni di contributi europei. Fondi, e terreni, sottratti a chi invece la terra vorrebbe lavorarla, pezzi di terra che incolti lo resteranno per sempre.

“Se la mafia si distingue sempre per il dominio del territorio, nello specifico lo esprime, soprattutto, con l’uso diretto delle potenzialità di finanziamento della terra, con un esproprio grave, anche se virtuale, dei tortoriciani onesti”, scrive il giudice Salvatore Mastroeni nei provvedimenti d’arresto dello scorso 15 gennaio.

Una operazione impossibile, senza la complicità degli apparati che avrebbero dovuto vigilare, anche queste in parte scoperte dalla Procura di Messina.

Ma il fenomeno è certamente più ampio, vista l’ampiezza del fenomeno delle truffe all’Agea, rispetto al quale quelle pur tante raccontate dall’operazione Nebrodi sono soltanto la punta di un iceberg, come dimostrano le periodiche centinaia denunce che scattano dopo i controlli della Guardia di Finanza. Se n’è accorta anche la magistratura di Messina. Il Gip Mastroeni parla di “gravi complicità interne” e “assurdità macroscopiche accettate”.  

Fa ovviamente impressione che Agea, Comunità Europea, organi di controllo si “bevano” istanze con fascicoli solo virtuali, con terreni collocati in zone distanti ed improbabili rispetto alla residenza dell’istante, con evidenti falsi e giro disinvolto di titoli, con conti bancari all’estero”, scrive il giudice.

La necessità di andare oltre il clamore dell’operazione di polizia e dare continuità ai controlli è manifestata anche dagli operatori economici onesti del settore. Ce ne sono tanti anche a Tortorici, ovviamente, e tutti oggi si chiedono com’è stato possibile che nessuno abbia visto nulla, sino ad oggi. Da più parti si chiede quindi una revisione dei sistemi di controllo.

Intanto proprio gli operatori onesti della zona nebroidea fanno i conti con i “paradossi” generati dal lavoro della magistratura. Il blitz è arrivato proprio a ridosso della ennesima scadenza del bando per accedere ai contributi agricoli. Allo scattare dell’operazione i CAA centrali hanno ritirato le password ai Centri di assistenza agricoli coinvolti nell’indagine.

Col risultato che anche gli imprenditori agricoli non coinvolti non hanno avuto il tempo di trasferire le pratiche ad altri centri e sono riusciti a presentare la domanda. E la richiesta da questi avanzati all’Assessorato regionale al Territorio  di riaprire i termini non è stata accolta.