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Messina. De Domenico (Pd): “Il centrosinistra è coeso e la mia candidatura entusiasma” INTERVISTA

MESSINA – Franco De Domenico ci crede: «Il centrosinistra messinese non è diviso. Anzi, quasi tutta la coalizione si è espressa a favore della proposta di candidarmi a sindaco di Messina. Le riserve dei movimenti legati a Renato Accorinti? Stanno riflettendo al loro interno, come avviene in democrazia, e sono fiducioso che si possa lavorare uniti per un progetto che ridia centralità metropolitana a Messina».

In una breve pausa nel suo studio, mentre in tanti gli chiedono in strada o al telefono se andrà avanti in questa nuova avventura elettorale, il segretario cittadino del Partito democratico (nella foto) manifesta serenità: «Vedo crescere attorno a me tanto entusiasmo: sia i militanti del Pd, sia molti cittadini mi incitano a continuare. La mia è una candidatura che sta crescendo nel consenso popolare».

De Domenico pronto alla sfida elettorale

Per scaramanzia preferisce non esplicitarlo ma appare convinto che la sua candidatura a sindaco non si arenerà e che ci siano tutti i presupposti per lanciarsi nella sfida elettorale. De Domenico ha appena incassato l’approvazione unanime dell’assemblea del Pd e la maggioranza degli alleati ha rinnovato in queste ore la fiducia nei suoi confronti: Movimento 5 Stelle, Articolo 1 – Mdp di Messina, Più Europa, Volt, Idea Messina.

Un centrosinistra quasi del tutto compatto, fatta eccezione per la presa di distanza dei movimenti che fanno riferimento all’ex sindaco Accorinti. CambiamoMessinadalBasso e MessinAccomuna, in queste ore, decideranno se appoggiare la candidatura di De Domenico. O se, in alternativa, rompere con il centrosinistra. In quel caso, potrebbero sostenere un loro candidato autonomo, come lo stesso Accorinti.

De Domenico, perché ha abbandonato ogni incertezza e ha deciso di candidarsi?

«In un’ottica unitaria, come centrosinistra, ho deciso di accogliere alcuni giorni fa le sollecitazioni di tante persone e di tanti militanti del Pd. E, attorno a me, si è creato un entusiasmo incredibile. Secondo me, la gente sta vedendo una speranza di potere avere una città governata da una persona credibile».

Secondo alcuni, lei è un candidato imposto dal segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo…

«Nulla di più falso. Il segretario regionale, come è giusto che sia in qualsiasi organismo partitico, ha partecipato alla riunione in cui si doveva prendere una decisione. Ma questa è una candidatura nata a Messina: lo ribadisco con forza. Barbagallo si è limitato a partecipare e ha accolto con piacere, conoscendomi, la richiesta che è venuta dalla gente. Parlare di un’imposizione dall’alto, nel caso della mia candidatura, è una grossissima bugia. Ho sentito la responsabilità di dare una risposta ai tanti messinesi che mi chiedevano un impegno».

Qual è la situazione del centrosinistra messinese?

«Il centrosinistra si trova in una situazione politica ideale perché si può parlare di una vera e propria coalizione compatta, che si confronta da tempo, e ha la passione e la voglia di stare insieme per cambiare questa città e ridarle quella dignità perduta. Per qualcuno è un problema il confronto; per noi no».

In realtà, i movimenti vicini ad Accorinti hanno diviso il centrosinistra

«No, semplicemente nel centrosinistra ci sono diverse sensibilità, differenti modi di pensare, e alcune componenti hanno avuto bisogno di un confronto interno e di una riflessione. Un’esigenza che non viene, al contrario, espressa dalle altre coalizioni, cioè dai nostri competitori. Sono fiducioso che questi movimenti scioglieranno la riserva e sosterranno la mia candidatura».

Secondo lei, dunque, non si può parlare di centrosinistra diviso?

«No. Non si può dire che il centrosinistra sia spaccato: la stragrande maggioranza del perimetro converge sul mio nome. Una componente, invece, sta analizzando e discutendo al proprio interno se sposare o meno questo progetto. Mi sembra che sia un grande percorso di democrazia. Forse, purtroppo, in questa città ci stiamo disabituando ai modelli democratici a favore di modelli autocratici».

A chi pensa quando parla di modelli autocratici?

«Non faccio nomi perché non mi interessa la polemica personale. La mia è una candidatura propositiva. L’attesa spasmodica riguardo ai nomi dei candidati, secondo me, nasce da un bisogno profondo della gente. Questa città non ne può più di essere governata in un modo non rispettoso di quei canoni istituzionali e di autorevolezza, e di dignità, che una carica così prestigiosa richiede».

Torniamo alla coalizione di centrosinistra: Cmdb sostiene che la sua è una candidatura imposta…

«Il Pd è stato chiamato a dare un proprio contributo perché in quel tavolo si era discusso di altre candidature che, al momento di concretizzarsi, non sono andate in porto. Il Partito democratico, essendo l’azionista di maggioranza di questa coalizione, aveva a quel punto il dovere di esprimere un proprio candidato».

Quali sono gli elementi di divergenza tra lei e i movimenti legati all’esperienza di Accorinti sindaco?

«Non ci sono elementi di divergenza: ci sono state alcune incomprensioni dovute al metodo che ha portato alla proposta del mio nome. Nell’urgenza di dare una risposta alla città, qualche passaggio è saltato. Da qui la necessità che al loro interno facciano chiarezza. Io auspico che questo loro dibattito porti a una soluzione unitaria».

Come è avvenuta questa scelta all’interno del Pd, dopo aver registrato l’indisponibilità a candidarsi da parte di Valentina Zafarana dei Cinquestelle?

«Il Partito democratico, dopo un ampio confronto al proprio interno, ha proposto il proprio segretario come elemento di unione. Si è giunti al mio nome perché giudicato in grado di mettere assieme le diverse sfaccettature della coalizione. Io auspico che tutte le anime del centrosinistra sposino con passione questo progetto. Al momento, quasi tutte le componenti hanno manifestato una grande disponibilità a sostenermi: non smetto di ricordarlo».

Perché lei?

«Si è scelta una persona che, nell’interesse della città, è disponibile a rendersi interprete di un bisogno collettivo. Quello di avere una guida seria, stabile, duratura e soprattutto fattiva perché questa città ha la necessità di prospettive. Ha l’esigenza di una visione che non può essere provinciale. È necessaria una visione metropolitana. Messina è una città metropolitana e deve ragionare in questi termini».

In che senso?

«Messina deve potersi confrontare, senza avere il ruolo di Cenerentola, con le altre città metropolitane. Messina deve essere una città accogliente sotto tutti i punti di vista: da quello economico a quello umano, sociale, culturale. Una città universitaria, che valorizzi quest’aspetto come elemento qualificante. Una città che possa attrarre i giovani e nella quale si possano realizzare i propri progetti di vita».

Qual è la situazione delle vostre liste elettorali?

«Sono pronte cinque liste, quasi sei: una lista d’impronta civica del candidato sindaco e quelle del Pd, del Movimento 5 Stelle e di Articolo 1, oltre alle altre forze politiche della coalizione che si aggregheranno. In più c’è davvero fermento attorno alla mia candidatura. Emerge la possibilità di unire realtà diverse, anche al di là del tavolo del centrosinistra, come nel caso del Partito socialista. Realtà sempre omogenee, però, sul piano politico. Riguardo ai movimenti che stanno riflettendo in queste ore, mi auguro che ci saranno anche loro con una lista».

All’interno del Pd sono state anche prese in considerazione le candidature dei consiglieri comunali Antonella Russo e Alessandro Russo: come le valuta?

«Si sarebbe trattato di due candidature credibili. Una volta che si è avuta la mia disponibilità, con il senso di responsabilità politica che caratterizza un partito come il Pd, sia Antonella Russo, sia Alessandro Russo hanno rinunciato alla loro candidatura e hanno appoggiato con entusiasmo la mia. La loro è un’adesione appassionata».

Quindi la polemica con Alessandro Russo è rientrata?

«Nessuna polemica. C’è stato solo qualche fraintendimento. Alessandro Russo è stato tra quelli che ha auspicato la mia candidatura. Il partito è compatto e ha voglia di combattere unito. Questo è fondamentale».

Quali sono le caratteristiche del De Domenico candidato?

«Sono una persona che ha dimostrato capacità gestionali, con responsabilità organizzative significative. Ritengo di potere assicurare un impegno di qualità. Sotto il profilo politico, penso di poter essere un candidato credibile per la città e che possa raccogliere consensi al di là del perimetro della coalizione. Consensi per la mia storia personale, il rigore e la linearità dei comportamenti».

Già direttore generale dell’Università di Messina, non teme di essere considerato un candidato emanazione del mondo accademico e della borghesia?

«Ritengo di essere il candidato di tutti i messinesi, dal primo all’ultimo. E voglio ribadire che la mia è un’espressione di “messinesità” autentica, generosa e che si spende nell’interesse autentico della città. Nell’interesse di chi non utilizza Messina per scopi personali, non strumentalizzando i ruoli. Per me la politica è servizio e ascolto dei bisogni delle persone, dando risposte soprattutto ai più deboli».

Qual è il primo punto del suo programma?

«Il primo punto è la riduzione delle disuguaglianze perché, al di là dei racconti, ci vogliono i fatti. Voglio anche aggiungere: chi conosce la mia storia sa quali valori rappresento. Io mi considero un candidato che possa avere un sempre maggiore consenso popolare. Nel complesso, la città deve essere decontaminata dall’odio».

Si riferisce all’ex sindaco De Luca?

«Non mi interessa personalizzare lo scontro. La mia è una proposta diretta a pacificare questa città».

Come valuta la situazione del centrodestra ed è pronto ad allearsi con questo schieramento, in un eventuale ballottaggio, in funzione anti-Basile?

«In questa fase, non credo che ci si debba esprimere su questo tema. Al momento, il candidato di centrodestra non c’è. Per quanto mi riguarda, io mi rivolgo alla città di Messina, proponendo un progetto che è frutto di una condivisione di un’ampia coalizione, aperta a tutti i contributi riformisti. Aperta all’apporto di coloro che sognano una città più moderna. Io ci credo».