Cronaca

Femminicidio Alessandra Musarra, il processo parte tra le urla dei familiari

Si è aperta in un clima di forte tensione l’udienza preliminare per la morte di Alessandra Musarra, la giovane di Santa Lucia sopra Contesse trovata morta in casa sua, lo scorso 7 marzo.

Stamane il giudice Monia De Francesco ha aperto l’udienza, ha ascoltato in prima battuta il Pubblico Ministero Marco Accolla e gli avvocati impegnati nella difesa di Cristian Ioppolo e per le parti civili, poi tutto è degenerato, tanto che è stato necessario richiedere l’intervento dei Carabinieri per riportare la calma.

L’aula era gremita dei familiari di Alessandra e quando il ventiseienne è arrivato per assistere all’udienza, una parte dei parenti più stretti della ragazza ha dato in escandescenze, inveendo contro di lui.

Dopo qualche minuto di confusione e nervosismo l’udienza è ripresa regolarmente, ma la serenità del dibattito ne ha risentito, e anche il tenore degli interventi del rappresentante dell’Accusa e degli altri legali è cambiato.

Un episodio spiacevole, quello accaduto oggi negli scantinati di Palazzo Piacenti, soprattutto dopo quello registrato ieri, quando sui muri di un isolato di Santa Lucia è spuntata una scritta di minaccia nei confronti del ragazzo, accusato dell’omicidio della sua ex fidanzata, nell’abitazione di lei a contrada Campolino.

Tutto comunque è stato rinviato a martedì prossimo 28 gennaio, per sentire cosa deciderà il giudice sulle richieste dell’avvocato Alessandro Billè.

L’INTERVISTA ALLA FAMIGLIA DI ALESSANDRA: NON MERITAVA DI FINIRE COSI’

Il difensore di Cristian ha chiesto di considerare il giovane come incapace di intendere e di volere, e a supporto della sua tesi ha prodotto i certificati medici dello psichiatra che lo aveva seguito e che gli aveva certificato un disturbo psicologico bipolare.

il PM Marco Accolla

Il PM Marco Accolla ha esaminato l’incartamento ed ha poi espresso parere negativo, sostenendo che la documentazione si riferisce ad un periodo risalente rispetto all’omicidio. Il giudice si è riservato di decidere e si esprimerà la prossima settimana.

Né il magistrato – che ha coordinato l’inchiesta sin dall’inizio, né la Squadra Mobile – che ha arrestato il giovane la sera dopo il delitto – hanno mai creduto ai buchi neri nella memoria di Cristian. Per loro troppi elementi fanno pensare ad un delitto predeterminato e ad un pianificato tentativo di scagionarsi, attuato subito dopo dal ragazzo (leggi QUI i particolari)

A cominciare dalla sparizione del cellulare e dal messaggio mandato all’ex suocero con l’account della figlia, fingendosi lei. Sia il padre di Alessandra che la madre e i fratelli si sono costituiti parti civili, assistiti dagli avvocati Maria Giaquinta, Cettina La Torre e Oleg Traclò. Ha chiesto di essere parte civile anche il Cedav, il centro anti violenza di Messina, presieduto da Simona D’Angelo, che da subito è stata accanto alla famiglia di Alessandra.