Cronaca

Operazione Nebrodi, interdittiva antimafia per il ristorante La Quercia

Lo storico locale all’uscita di Brolo dovrà chiudere i battenti. Dopo il coinvolgimento di Giuseppe Condipodero Marchetta nell’operazione Nebrodi, il prefetto di Messina Maria Carmela Librizzi ha adottato un’interdittiva antimafia che di fatto sospende l’attività del ristorante.

il Prefetto Maria Carmela Librizzi

Il provvedimento arriva dopo l‘operazione Nebrodi che ha portato in carcere gli esponenti dei clan di Tortorici, batanesi e tortoriciani.

Le indagini dei Carabinieri hanno infatti rivelato che nel locale gli elementi di spicco delle famiglie si riunivano spesso. Documentata in particolare una cena, nel luglio 2016, a base di ostriche e champagne, che però non era soltanto una festa.

Giuseppe Condipodero Marchetta

Proprio durante una cena un guasto elettrico mette sul chi va là commensali e ristoratore, e all’interno del locale viene effettuata una bonifica ambientale che rivela la presenza delle cimici dei carabinieri. Bonifica che viene effettuata sotto l’occhio vigile degli investigatori, che avevano piazzato anche diverse telecamere all’esterno (nella foto d’apertura, Giuseppe Condipodero Marchetta indica al tecnico incaricato della bonifica qualcosa proprio nella direzione delle telecamere-spia).

Pur non riuscendo ad ascoltare il summit, i microfoni degli uomini del Ros hanno anche captato la preparazione dell’incontro, preparato con molta cautela, alla ricerca di riservatezza, tra Sebastiano Bontempo “Biondino” e il cognato Giovanni Pruiti.

La Quercia, per la mafia di tortorici, è la sala del consiglio di amministrazione della grande società imprenditoriale o di capitali, ma la comparativa modestia dei soggetti e del luogo non deve fuorviare, i profitti su cui gli indagati lavorano saranno degni di altra sede e grattacieli, perché si arriva ai milioni di euro, ai finanziamenti europei, in qualche modo a Bruxelles.”, scrive il giudice Salvatore Mastroeni nel provvedimento d’arresto del blitz Nebrodi.

Il giudice fa riferimento ai precedenti di Condipodero Marchetta, già condannato per il suo legame con i tortoriciani, e al fatto che già in passato, all’epoca della faida tra i clan tortoriciani, alla metà degli anni ’90, proprio alla Quercia si erano tenute tragiche riunioni tra capi.

“L’immobile era divenuto una base operativa e logistica per i tortoriciani, all’epoca facenti capo a BONTEMPO SCAVO Cesare. In quel posto si chiedeva clemenza e venivano emesse sentenze spietate di morte dai fratelli Bontempo Cesare e Vincenzo, come da sentenze in giudicato in atti”, scrive il giudice.

Proprio la continuità storica del locale come base operativa per il clan è la motivazione dell’interdittiva antimafia siglata dal rappresentante del Governo.