Mafia dei Nebrodi, denunciò il pizzo ma cercò ugualmente la protezione del boss

Mafia dei Nebrodi, denunciò il pizzo ma cercò ugualmente la protezione del boss

Alessandra Serio

Mafia dei Nebrodi, denunciò il pizzo ma cercò ugualmente la protezione del boss

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giovedì 06 Febbraio 2020 - 07:30

Storia di un imprenditore agricolo dei Nebrodi che ha denunciato ai carabinieri il boss ma si è rivolto ad un altro capomafia per avere "l'assicurazione"

Dove i boss hanno il controllo, anche per denunciare la mafia ti serve “l’assicurazione” della contro mafia. Sembra un paradosso ma così non è, sono i chiaro scuri dell’esistenza di chi vive e opera con i criminali accanto.

E’ la vicenda di Ignazio Di Vincenzo, un imprenditore agricolo di Castell’Umberto, che nel 2017 ha denunciato ai Carabinieri l’estorsione subita da Gino Bontempo, il pregiudicato di Tortorici arrestato lo scorso 15 agosto nell’operazione Nebrodi.

Le intercettazioni hanno però raccontato agli investigatori anche un’altra verità: deciso a liberarsi del giogo di Bontempo e a riavere la disponibilità dei propri terreni, pur rivolgendosi alle forze dell’Ordine, Di Vincenzo ha comunque cercato la protezione di un altro esponente della criminalità organizzata, quella di Vincenzo Galati Giordano detto “u uappo”. Passando così da un giogo ad un altro. Perché a quel punto è U Uappu che vuole dettare legge.

“Da padrone mi ritrovo garzone”, è il commento del proprietario terriero, in una conversazione intercettata dai carabinieri. Che con le cimici hanno sentito un’altra frase riportata nell’ordinanza, indicativa – scrive il giudice Salvatore Mastroeni che l’ha siglata – di come Di Vincenzo fosse “diviso tra due fuochi”: la denuncia alle forze dell’ordine e la protezione di un boss contro un altro: “se tu sei educato e per bene… io posso pure… tamponare, ma quando tu me la vuoi mettere nel c….a me, io me la faccio mettere nel c…… dall’antimafia? Che cazzo dici?”.

Di Vincenzo racconta tutto nella denuncia ai carabinieri: quando Gino Bontempo esce dal carcere lo convoca e gli spiega che vuole 15 ettari dei suoi terreni in contrada Abbadesa di Tortorici per permettere alla figlia Lucrezia di richiedere i contribuiti Agea, cosa che lui non può fare per via dei suoi precedenti. I terreni valgono 1500 euro l’anno. “Sapevo che probabilmente non avrei mai ricevuto i canoni d’affitto”, spiega Di Vincenzo “ ma mi sono comunque convinto a metterglieli a disposizione intimorito dal noto spessore criminale di Gino Bontempo”. Per lo stesso motivo concederà anche il cambio da Lucrezia Bontempo alla coop agricola Le Chiuse, sempre del tortoriciano, quando Lucrezia non potrà più figurare.

Tra la metà del 2016 e la primavera del 2017, però, i rapporti tra i Bontempo e i Di Vincenzo si guastano. I tortoriciani, come temeva Di Vincenzo, non intendono pagare. Così l’uomo di Castell’Umberto si decide a revocargli il contratto. Puntuale arriva la minaccia. “Dopo tale circostanza venivo a conoscenza che in paese a Tortorici, il BONTEMPO Gino esternava pubblicamente il proprio disappunto per quanto accaduto e mi minacciava proferendo che mi avrebbe fatto correre per sette anni tanti quanti fossero gli anni della durata del contratto”, racconta Di Vincenzo ai Carabinieri.

Ecco perché il proprietario terriero si rivolge a Vincenzo Galati Giordano, il quale si offre di sistemare le cose e a liberare i terreni prima che qualcun altro possa richiedere i contributi Agea. “No, noi glieli facciamo levare, non ti preoccupare… li acchiappiamo per l’orecchio… gli facciamo levare le particelle. Chi è che si carica le cose abusive?”, lo rassicura Giuseppe Costanzo Zammataro, nipote del Uappo.

Ovviamente l’interessamento di Galati Giordano ha un costo: GALATI GIORDANO Vincenzo mi diceva che lui aveva il potere di decidere chi doveva entrare e chi doveva uscire dai terreni(…)mi ha detto specificatamente che avrebbe deciso lui a chi avrei dovuto dare in affitto i miei terreni e chi non avrei dovuto darli. Rappresentai al GALATI GIORDANO Vincenzo che i terreni erano di mia proprietà e che quindi ero io che dovevo decidere a chi concedere i miei terreni, ma lui e affermò che egli aveva il potere di decidere come gestire tutti i terreni che si trovavano in quella zona e non solo i miei.”

Vincenzo Galati Giordano e Gino Bontempo sono ora in carcere. Proprio in questi giorni, dopo gli interrogatori di garanzia e le prime scarcerazioni della scorsa settimana, si stanno discutendo i ricorsi al Tribunale della Libertà.

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