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Il problema di Messina non sono i tanti cantieri. Ma che durano troppo

Una città con tanti cantieri aperti è una città viva, dove gira economia. A patto che siano per opere utili, ovviamente. Che a Messina ci siano tanti cantieri aperti è un bene, anzi ne servirebbero molti di più perché la città ha bisogno di tante altre opere pubbliche per diventare più vivibile.

Le grandi città europee sono piene di cantieri aperti ma… non sono sempre gli stessi. Il problema non sono i troppi cantieri, quelli sono necessari ed è necessario sopportare alcuni disagi durante i lavori, per poi alla fine poter godere di un vantaggio superiore. Il problema è che i cantieri durano troppo e che è raro trovarne uno che rispetti i tempi prefissati.

Non vuol dire che non si debbano più aprire cantieri, anzi. Vuol dire che bisogna lavorare perché vengano conclusi al meglio e nel più breve tempo possibile.

La Messina del futuro

Proviamo a immaginare Messina quando saranno concluse le opere più importanti che ci trasciniamo da anni. Partendo da sud, il nuovo porto di Tremestieri, con sette/otto invasature utili ad accogliere tutto il traffico, leggero e pesante, autostrade del mare comprese, con la possibilità di aprire anche nuove rotte,

Poi la nuova via don Blasco, dal cavalcavia fino a Gazzi, anzi con la demolizione delle baracche di via Taormina potrebbe arrivare anche fino a lì. La via del mare, ancora solo in progetto, dovrebbe essere il nuovo affaccio di Messina, dal centro città fino a Tremestieri. Sogniamo anche una tangenziale decente, con asfalto nuovo, gallerie pulite, buona illuminazione, la fine dei lavori sul viadotto Ritiro, le rampe Giostra Annunziata.

Ancora, la Zona Falcata e le nuove piazze, i lavori sono in corso a piazza del Popolo e Cairoli ma servirebbero interventi simili anche in altre. L’apertura del piccolo primo tratto a Cairoli dà l’idea di cosa voglia dire riqualificazione urbana e un centro accogliente, da vivere su isola pedonale. Ma è necessario anche un trasporto pubblico all’altezza, possibilmente con quindici vetture tranviarie in linea e una bassa frequenza di passaggio che induca i cittadini a fidarsi del mezzo e diminuire l’uso dell’auto privata.

Poi i cantieri che più hanno fatto arrabbiare i cittadini, quelli dei parcheggi di interscambio. Alcuni sono discutibili, altri metteranno ordine lì dov’era il caos.

E infine sogniamo una nuova zona nord, con un affaccio a mare a partire dal quartiere fieristico fino all’Annunziata e poi oltre verso la riviera, con la pista ciclabile che guardi allo Stretto. Ganzirri e Torre Faro che riescano a diventare attrattori turistici, la Strada Panoramica prolungata fino a Mortelle, con una riviera tirrenica da recuperare, lì dove gli accessi al mare sono spesso a vantaggio esclusivo dei privati.

Porto di Tremestieri, via don Blasco, via del mare, tangenziale, Zona Falcata, nuove piazze, isole pedonali, trasporto pubblico, parcheggi utili, affaccio a mare, zona nord. Sogniamo Messina con tutte queste opere completate e vedremo una città nuova, vivibile per i cittadini e per chi arriva da fuori.

Dai programmi… alla realtà

Perché il sogno diventi realtà sono necessari i cantieri, le opere non si realizzano da un giorno all’altro. Servono i progetti, che anche quelli non si fanno da un giorno all’altro, poi ci sono le gare d’appalto, e pure per quelle spesso ci sono intoppi, per non parlare di quando i lavori s’interrompono, vedi porto di Tremestieri. I lavori erano stati assegnati a giugno 2013 ma poi sono stati consegnati a novembre 2018, ben cinque anni e mezzo per ottenere i pareri e i fondi necessari. Dovevano durare due anni e quattro mesi, quindi concludersi a marzo 2021, invece si sono interrotti a maggio 2022, quando avevano raggiunto una percentuale di avanzamento del 26 %, e sono ancora fermi. L’enorme differenza tra programmi e realtà.

I lavori di via don Blasco sono stati consegnati a dicembre 2018, quasi in contemporanea con quelli del porto di Tremestieri. Dovevano durare un anno e tre mesi, quindi concludersi a febbraio 2020. Il 16 novembre 2022 è stata aperta e completata la prima metà, almeno quella, per l’altra i lavori sono fermi.

I lavori del viadotto Ritiro sono stati consegnati ad aprile 2016, dovevano durare due anni e quattro mesi e quindi concludersi ad agosto 2018. La prima nuova carreggiata è stata aperta a giugno 2022, la seconda non è ancora pronta e non potrà esserlo fin quando non verrà aperto il bypass Baglio. “A giorni”, ci aveva detto tre settimane fa il direttore generale del Cas, dovremo aspettare ancora almeno fine mese.

Per non parlare delle due rampe Giostra – Annunziata, collaudate nel 2009 e mai aperte. I lavori necessari sono appena stati finanziati, a tre anni dalla “scoperta” dei difetti di costruzione.

Il “Patto per la Falce” risale ad aprile 2016. In sette anni alcuni interventi di pulizia e demolizione ma ben poco rispetto a ciò che serve. Proprio ora, a marzo, dovrebbe essere pronto il progetto di rimozione delle fonti di inquinamento primarie ma poi andrà aggiornata l’analisi di rischio sito-specifica che dovrà essere approvata nuovamente dalla regione e solo a quel punto si potrà partire con il progetto di bonifica definitiva. Almeno non dovrebbe essere un problema di soldi perché ci sono a disposizione quelli dell’emendamento di Matilde Siracusano (20 milioni, o forse 18 se i primi 2 sono persi) più 3 milioni di “Falcata revival”, il progetto di riqualificazione.

L’ultima edizione della Fiera di Messina, già in tono decisamente minore rispetto al passato, risale al 2019. Poi il via ai lavori, interrotti. A breve è attesa la pubblicazione della gara d’appalto per realizzare un nuovo affaccio a mare, sempre aperto alla città, e poi il concorso di progettazione per il fronte mare Boccetta – Annunziata.

Due settimane fa è stato aperto il primo tratto della nuova piazza Cairoli. Il finanziamento è stato ottenuto a novembre 2013, i lavori sono iniziati a settembre 2022, nove anni dopo. Sono iniziati il mese scorso, invece, quelli per piazza del Popolo.

La prima vettura rinnovata del tram è entrata in servizio a gennaio 2022, l’obiettivo per tutte e 15 era dicembre 2023 ma, a marzo 2023, le nuove vetture sono ancora solo 4.

I parcheggi di interscambio

Infine i cantieri che più hanno fatto arrabbiare i cittadini, quelli per i parcheggi di interscambio. Nella maggior parte dei casi non si tratta di parcheggi ex novo ma di aree già destinate alla sosta in modo disordinato, con la differenza che da gratuiti diventeranno a pagamento.

Alcuni, in particolare, sono stati al centro delle proteste: Palmara (74 posti, più o meno gli stessi di prima, usati solo dai residenti), Papardo (74 posti con carreggiata ridotta a corsia singola), San Licandro (55 posti, che non si riempivano neanche quand’erano gratuiti), soprattutto via Catania (92 posti, raddoppiati rispetto agli attuali perché previsti su due lati e non più su uno) perché eliminano una corsia di transito, che si riversa tutto sul lato monte, con conseguente aumento di traffico, a pochi passi dal parcheggio di Villa Dante (216 posti auto, con un fattore di riempimento inserito nel Pums del 16 %, vale a dire che la media è di 36 posti occupati e 180 liberi).

Il primo ad essere pronto (ma non ancora aperto) è quello di via San Cosimo, lato sud di villa Dante, e si vede la differenza rispetto a prima, anche se il numero dei posti auto, 40, sarà simile.

Infine quello più nell’occhio del ciclone: viale Europa centro. Anche in questo caso i parcheggi c’erano anche prima, in modo disordinato. Lavori iniziati a luglio 2022, dovevano essere conclusi entro gennaio, siamo a marzo e non sono finiti.

Aprire cantieri per i lavori è necessario, il problema è che i tempi non vengono quasi mai rispettati.