Politica

“La verità sul progetto definitivo del ponte sullo Stretto”

Dall’avvocato Fernando Rizzo (nella foto), presidente di Rete civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno e consulente giuridico della sottosegretaria Matilde Siracusano, riceviamo e pubblichiamo questo commento.

Egregio direttore,

ho avuto modo di ascoltare l’intervista dell’avvocata Aurora Notarianni rilasciata al vostro giornale, in qualità di legale del Wwf e componente di un gruppo di studio.

Secondo l’avvocata il progetto del ponte non esisterebbe in quanto non approvato dalla Commissione Vias/VAS. La legale si è avventurata in affermazioni alle quali intendo replicare, oltre alla iperbolica dichiarazione che la stessa Impregilo avrebbe ritenuto il ponte infattibile.

Ora, un conto è dichiarare che il progetto non sia stato approvato e un altro sostenere (come sottende l’avvocatessa) che il progetto non esista. Orbene il progetto definitivo del ponte, costato € 298 milioni in oltre venti anni di studi, a seguito di gara pubblica aggiudicata nel 2005, è stato depositato al Mit, ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il 20.12.2010, ed è stato approvato dalla Stretto di Messina il 27 luglio 2011, dopo la validazione dell’organismo tecnico di controllo, il Rina Check S.r.l., previsto dalla legge.

Inoltre in precedenza la statunitense Parsons Trasportation Group, quale Project Management Consulting, aveva sottoposto il progetto tra maggio e giugno 2010 alle prove aerodinamiche nelle gallerie del vento del Politecnico di Milano (diretta dai proff. ing. Diana e Zasso), Copenaghen e Ottawa verificandone la resistenza ai terremoti di potenza superiore a 7,1 Richter e ai venti superiori ai 270 km/h (l’intensità maggiore misurata nello Stretto sino al 2011, è stata di 128 km/h raggiunta il 24 novembre del 1991 alle ore 6.10 del mattino).

Quindi il progetto definitivo presentato alla Stretto di Messina e al Mit dal Consorzio Eurolink era stato già validato dal Comitato Scientifico e dai comitati tecnici. Tale progetto consiste di ben 8.451 elaborati, relazioni tecniche con studi e prove per circa 800.000 pagine tra cui quelle relative alle mitigazioni ambientali, sismo – geologiche, le opere compensative, le localizzazioni dei cantieri, le espropriazioni definitive e quelle temporanee, le analisi costi benefici etc.

Sull’asserito diniego di autorizzazione di sostenibilità ambientale della Commissione Vias/Vas (Valutazione d’impatto ambientale e Valutazione ambientale strategica) espresso con parere del 15/03/2013, n. 1185 (ben 815 giorni dopo il deposito del progetto), si rileva come la stessa non poté pronunciarsi in quanto ritenne necessari ulteriori approfondimenti su parti modificate del progetto definitivo. Ma tali chiarimenti non erano ottenibili in quanto la società Stretto di Messina nel frattempo era stata posta in liquidazione in conseguenza dell’articolo 34 decies del decreto legge n. 179/2012, convertito con modificazioni dalla Legge n. 221 del 17 dicembre 2012, che aveva caducato la convenzione di concessione affidata alla Stretto di Messina, nonché di tutti i rapporti contrattuali dalla medesima stipulati.

Ma già il 17 novembre 2012 il General Contractor Eurolink inviò alla committente Società Stretto di Messina la comunicazione di recesso dal contratto firmato nel 2005 a salvaguardia di tutti i partners italiani e stranieri presenti nel consorzio.

Sconcertante persino l’affermazione “per raggiugere il ponte i messinesi dovranno arrivare a Villafranca”: il ponte sarà collegato direttamente con la tangenziale di Messina attraverso la prosecuzione dell’asse autostradale di Giostra, con il completamento della seconda canna dell’Annunziata, e poi gli svincoli di Papardo, Curcuraci, e il mini svincolo di Ganzirri. Mentre la metropolitana collegherà le stazioni in sotterranea di viale Europa, Annunziata, Papardo con Villa San Giovanni, Reggio Calabria centro e aeroporto dello Stretto.

Ultimo appunto riguarda la citata sentenza del Tribunale di Roma la n. 22.386 del 2018 (di 86 pagine complessive), la quale ha considerato legittimo il recesso contrattuale ritenendo che il termine di 540 giorni entro cui dovese intervenire l’autorizzazione definitiva del CIPE per l’avvio dei lavori, non decorresse dalla consegna del progetto, come previsto nell’atto aggiuntivo sottoscritto tra le parti, ma dalle autorizzazioni rilasciate da tutte le commissioni tecniche. In buona sostanza secondo il Tribunale, lo Stato aveva il diritto di rinviare l’approvazione della valutazione di incidenza sine die senza incorrere in alcuna responsabilità.

“Presto il decreto legge sarà convertito in legge, diciamo sì allo sviluppo della Sicilia”

Avverso tale sentenza, – invero molto opinabile in quanto consente ad uno dei contraenti di sospendere a suo piacimento l’iter attuativo dell’intera procedura (appunto perché il governo Monti già dal novembre 2011 aveva deciso di cassare l’opera), – il Consorzio ha proposto appello per ottenere il risarcimento dei danni stabilito nell’atto aggiuntivo. In conclusione si rileva una costante dottrina nel popolo del no: usare la non corretta informazione e talvolta la paura del cambiamento come strumento di propaganda ideologica.

L’augurio è che la negazione dello sviluppo della Sicilia, il perdurante isolamento, l’emigrazione, la disoccupazione, il sottosviluppo di 5 milioni di siciliani a cui è negato il diritto alla mobilità sostenibile, la lunga percorrenza ferroviaria e l’Alta velocità, restino solo un ricordo: già nei prossimi giorni il decreto sarà convertito in legge, anche ricorrendo al voto di fiducia onde evitare richieste strumentali sugli emendamenti presentati dalle opposizioni.

Avvocato Fernando Rizzo

Presidente di Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno