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Da Sant’Agata a Capo Peloro e oltre. Quando non vediamo la “devastazione” con opere private

“Il sole si oscurerà, la luce non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte”.

“E di subito parve giorno a giorno essere aggiunto, come quei che puote avesse il ciel d’un altro sole addorno”.

Prendiamo in prestito un passo del Vangelo di Matteo e uno del Paradiso di Dante per descrivere cosa succederebbe secondo alcuni in caso di costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. C’è chi ci vede scenari terribili e chi celestiali.

La verità è che, nell’ipotesi, non ci sarà morte e distruzione né un nuovo Eden. Ci sarà un’opera pubblica che sicuramente cambierà il territorio, forse anche con un impatto negativo, ma darà servizi utili.

La Riserva naturale orientata Laguna di Capo Peloro non è come altre. I laghi di Ganzirri e Capo Peloro sono splendidi luoghi naturali ma in una zona fortemente antropizzata. Tanto che la vista del mare (e in parte anche del lago piccolo) è spesso nascosta da case e costruzioni varie.

Case su case, catrame e cemento…

Un’area davvero naturale comprenderebbe un lungomare da Sant’Agata a Capo Peloro, con spiaggia e percorsi ciclopedonali. Invece l’unico lungomare esistente è quello di via Circuito, appena 500 metri. Il mare si vede per altri 500 metri su via Palazzo, ma la strada è stretta e non c’è neanche un marciapiede. Poi solo case su case, catrame e cemento, cantava Celentano.

Le spiagge da Sant’Agata a Ganzirri sono ad uso quasi esclusivo dei residenti, degli abitanti di quelle case che si trovano praticamente in spiaggia, a pochi metri dal mare. Case in perfetta regola, è bene sottolineare, la maggior parte delle quali realizzate molti decenni fa. Ma non è certamente una destinazione ideale per un territorio costiero in area naturale.

Non parliamo di quello che accade subito al di là del Pilone, appena sul Tirreno. Anche lì niente lungomare, vista del mare ostruita dalla presenza di case ovunque e solo strette viuzze, ogni tanto, per avere accesso alle spiagge. Anche qui tutto in regola.

Contesto da Parco nazionale o Patrimonio Unesco?

Ma questa non è forse “devastazione” del territorio? E’ questo un contesto da Parco nazionale dello Stretto o da Patrimonio Unesco? Una delle obiezioni più tristi alla costruzione del Ponte è che Messina diventerebbe una città svincolo e senza turisti. Fatta da chi non si è accorto che già oggi Messina è così.

Oggi Messina è città di passaggio e turismo scarso

E ci sarà un motivo se Messina non è tra le prime trenta città siciliane per presenze turistiche e viene superata, in alcuni casi di gran lunga, anche da territori teoricamente meno interessanti?

E’ la dimostrazione che, in questo caso, il Ponte non c’entra nulla. Messina può essere una città con pochissimi o tantissimi turisti, indipendentemente dal Ponte, dev’essere brava ad attrarli valorizzando il proprio territorio, cosa che finora non è mai riuscita. E non è il Ponte l’opera decisiva, né in un senso né nell’altro.

Il viadotto Pantano e la torre “grattacielo”

Il viadotto Pantano, quello progettato lì dove è prevista la torre siciliana del Ponte sullo Stretto di Messina, avrebbe un’altezza di 78 metri, simile a quella del viadotto Ritiro, e corrispondente ad un palazzo di circa venti piani. Per capire le dimensioni della torre di 399 metri, invece, dobbiamo prendere a riferimento i grattacieli. Il centro finanziario di Guiyang, in Cina, è alto 401 metri e ha 76 piani. Il Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo, è alto 830 metri e ha 163 piani.

Impatto forte

E’ chiaro che inserire un viadotto corrispondente a un palazzo di venti piani e una torre corrispondente a un grattacielo di 76 piani, in un contesto in cui ci sono case di due o tre piani, ha un forte impatto. Se sia sopportabile o meno è compito di apposite commissioni ambientali stabilirlo, ma è plausibile a prescindere che non sia gradito.

Ponti, viadotti, autostrade e ferrovie sono impattanti ovunque, anche se certamente ci sono posti più adatti o meno. Il Ponte di Messina in progetto non può essere costruito altrove, è stato dimostrato da più studi. Di certo il contesto è naturalisticamente molto bello ma non un paradiso terrestre, perché già deturpato dalle opere dell’uomo, che spesso sono a vantaggio dei privati e non del bene pubblico. Col Ponte, forse, verrebbe deturpato ancora di più e anzi in modo molto più forte? Può darsi, ma la domanda è: i benefici di un Ponte compenserebbero l’impatto sul territorio? Una risposta oggettiva non esiste, la si può pensare in un modo o in un altro.

Ingegneria dei trasporti

Ciò che è oggettivo, invece, è la potenziale utilità del Ponte dal punto di vista della mobilità, dimostrata dagli studi dei più famosi ingegneri dei trasporti al mondo. Se, per ipotesi, le due sponde fossero distanti la metà, cioè poco più di un chilometro e mezzo e, di conseguenza, l’impatto sul territorio fosse minore, la necessità del Ponte non sarebbe mai in dubbio perché consentirebbe di avvicinare le due sponde, aiutare la conurbazione e consentire trasporti più veloci da e verso il resto d’Italia. Dire che il Ponte, in generale, sarebbe inutile è antiscientifico. Del resto hanno costruito ponti ovunque nel mondo.

Se non si può fare… non si farà

Sul Ponte calato nel contesto dello Stretto di Messina, invece, quindi 3,3 km a campata unica, i dubbi sono legittimi. Saranno gli esperti a doverli dissipare. Se, invece, dalla prosecuzione del progetto dovesse risultare che non è realizzabile, vorrà dire che non si farà. Senza bisogno di sprecare tante energie per manifestare solo contro quest’opera, mentre il territorio è già stato “devastato” senza che molti neanche se ne accorgessero.