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Strage dei locali. Messina, ore 21: quelle luci che potrebbero non accendersi mai più VIDEO

La via Garibaldi immersa nel buio, alle 20.59. Senza auto, senza vita. Poi, lentamente, alle 21 si sono accese le luci dei locali. Una, due, tre. Luci su una strada vuota, sui tavolini vuoti, su una città che muore. In 300 tra gestori di bar, ristoranti, gelaterie, pub, hanno aderito tra Messina e provincia ad una manifestazione che è nazionale.

Gli ultimi a riaprire

Nella filiera delle riaperture sono gli ultimi, il 1 giugno, ma con un destino amaro. Due mesi di chiusura alle spalle e lo spettro della fine da giugno. Nessun sostegno, cassa integrazione mai arrivata in gran parte dei casi, incassi azzerati, canoni di locazione da pagare, bollette, dipendenti. E adesso nessuna certezza sul futuro. Anzi sì, una certezza ce l’hanno: le misure ventilate per aprire in sicurezza, faranno crollare gli introiti e i clienti. Se non muoiono adesso moriranno ad agosto.

Siamo morti che camminano

Siamo morti che camminano”, dicono. Ed a Messina il bilancio è più pesante perchè questi piccoli imprenditori costituiscono la spina dorsale del tessuto economico di una città che si apprestava ad una stagione turistica e che sarà di fame. La protesta in tutta Italia è stata simbolica. Alle 21 ognuno nel suo locale ha acceso le luci, l’insegna, ed è rimasto sulla porta di un locale vuoto, spettrale. Le luci hanno inondato la via Garibaldi. Si è sentita anche una musica ed ogni nota era una fitta al cuore. Sono stati 15 minuti durante i quali ognuno di loro ha pensato alla fatica, al sudore quotidiano che li ha accompagnati in una vita di lavoro. E adesso quella vita è in bilico tra il tracollo e la sopravvivenza.

Domani la consegna delle chiavi

Hanno una serie di proposte, non vogliono assistenzialismo, vogliono lavorare e rispettare le regole. Ma non vogliono più essere presi in giro. Domani consegneranno al sindaco (come in ogni città d’Italia) le chiavi dei locali, in modo simbolico, ed i contratti d’affitto. Un grido che attraversa il Paese da nord a sud, da Udine a Palermo. Alle 21.15 quelle luci si sono spente. Una per una. Ed il pensiero di questi esercenti è andato alle speranze che avevano sulla stagione che sarebbe arrivata e che invece non c’è stata. Occhi velati da emozione hanno accompagnato ogni singola luce che si spegneva. Come un sipario che cala. Ma loro sono combattenti. Chi ha sempre lavorato sa che la strada è dura. Una luce che si spegne è anche la speranza di vederla ancora accesa. Ma non dobbiamo lasciarli soli. Nessuno pensi di essere al sicuro, perchè nessuno si salva da solo in una barca, neanche chi sta in prima classe. Nessuno si salva da solo. Messina è fatta di queste piccole attività, è fatta di turismo, di ristoranti, bar, pasticcerie. Senza un pezzo di Messina la città muore. Alle 21.16 la via Garibaldi è tornata nel buio.

DIRETTA FACEBOOK DELLA PROTESTA-riprese Leonardo Romeo