Covid 19. S. Teresa, esplode la rabbia: "Basta, il 4 maggio apro il bar. Non arriverò all'elemosina"

Covid 19. S. Teresa, esplode la rabbia: “Basta, il 4 maggio apro il bar. Non arriverò all’elemosina”

Carmelo Caspanello

Covid 19. S. Teresa, esplode la rabbia: “Basta, il 4 maggio apro il bar. Non arriverò all’elemosina”

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martedì 28 Aprile 2020 - 12:40

#coronavirus La disperazione di un commerciante: "Lo faccio per la dignità mia e dei miei figli. La banca mi chiama. Le sospensioni dei pagamenti? Virtuali"

S. TERESA – “Ho tanto sofferto e so di dover soffrire ancora. Ma non per colpa di un Governo incapace e impaurito”. Natale Luna è il titolare di un bar pasticceria adiacente la chiesa di Porto Salvo, alla periferia sud di S. Teresa. La saracinesca è abbassata da settimana a causa dell’emergenza coronavirus. “Basta – esordisce – sono sull’orlo del fallimento. Il 4 maggio riaprirò. Lo farò per i miei figli, per mia moglie. Per la mia dignità”. Natale è un fiume in piena: “L’ultima chiamata dalla banca l’ho ricevuta appena adesso, mi viene intimato di pagare l’energia elettrica, mentre il 18 aprile scorso ho avuto sottratto dal conto corrente della mia attività le tasse che riguardano i lavoratori dipendenti. Le sospensioni? Sono solo virtuali”. Lo sfogo ha fatto seguito agli annunci del presidente del Consiglio Conte sulla “fase 2”. La sua denuncia su facebook, affidata ad un video, è diventata virale. “Sono una misera partita Iva – chiosa Natale – ho un bar e da quattro anni mi sveglio ogni mattina alle 4, per chiudere alle 22, senza un giorno di riposo. Tutto ciò per consentire una vita normale ai miei figli. La mia attività è sana: pago i dipendenti, i contributi, ho tutto in regola. Pagavo addirittura l’affitto con un paio di mesi di anticipo. Adesso non ce la faccio più”. Non si dà pace, Natale. Ha chiamato i suoi “ragazzi” per pulire i locali e “giorno 4 riaprirò la mia attività. Non mi interessano i flash mob o la consegna virtuale e simbolica delle chiavi. La mia protesta sarà la riapertura. Io tra il bar e la mia casa pago di affitto 2mila e 600 euro d’affitto. Non ho intenzione di andare a chiedere l’elemosina. E’ quello che accadrebbe se aspettassi il primo giugno. Non aspetterò”. (Carmelo Caspanello)

7 commenti

  1. Capisco l’angoscia ma mi chiedo perché non chiedere la dilazione delle bollette e come mai il 18.4 hai pagato i contributi se tutto è stato sospeso al 31.5?

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  2. Non ha pagato niente e se vuole riaprire riapra pure, tanto il locale glielo chiudono subito con una generosa multa e sospensione dell’attività.

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  3. Gli altri commercianti che rimangono chiusi dunque sarebbero dei cretini

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  4. Purtroppo l’emergenza corona virus ha messo in luce una situazione di sofferenza preesistente. Nella nostra società del benessere sono bastati meno di due mesi di fermo per mettere in ginocchio molti imprenditori. Ciò dimostra il fatto che molti di essi sono privi anche di piccoli capitali. Io ho chiuso la mia attività alla fine del 2018. Adesso lavoro in nero per pagare la Serit!!

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  5. Assurdità belle e buone a cui non capisco perché viene dato spazio.

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    1. per buttare benzina sul fuoco, così come fa De Luca di professione

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  6. Ancora non si è capita la gravità del momento, anche se fosse aperto non credo che i suoi affari migliorerebbero, le tv nazionali dovrebbero fare vedere cosa sta succedendo qui a Bergamo. Non serve riaprire, serve una cura per i malati e un vaccino per i sani, e sopratutto chiedere i danni ai cinesi, visto che il virus lo hanno creato loro

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