Coronavirus

Studi professionali chiusi alle 19. Insorgono gli Ordini. De Luca: “Occasioni di assembramento”

Da ieri e fino al 3 dicembre il sindaco ha disposto lo stop alle 19 anche per tutte le attività professionali che non siano legate alla sanità. Com’era logico aspettarsi sono insorte le categorie interessate. Il documento è stato firmato dai Presidenti degli Ordini Professionali degli Architetti PPC, Avvocati, Commercialisti, Ingegneri, Notai (Falzea, Santoro, Spicuzza, Triolo, Magno). Tutti gli Ordini professionali lamentano non solo la mancata concertazione ma l’assenza di una motivazione logica alla chiusura degli studi professionali (peraltro mai disposta neanche dai Dpcm e neanche nel lockdown di marzo).

“Ordinanza immotivata”

Abbiamo appreso con vivo stupore della nuova ordinanza del Sindaco De Luca che, per la prima volta, interviene anche sulle modalità di svolgimento delle attività professionali imponendo delle notevoli limitazioni sostenendone la necessità per la lotta alla diffusione della pandemia. A parte la mancanza di qualsiasi forma di preventiva informazione e concertazione, che sarebbe stata opportuna per un minimo di rispetto nei confronti di una delle classi produttive della città, nel merito il provvedimento appare del tutto immotivato, essendo impensabile che una attività di ricevimento di singoli soggetti, che hanno necessità di rivolgersi ad un professionista per proprie esigenze di vita, anche urgenti, possa incentivare la diffusione del virus.

Riservandosi tutte le iniziative necessarie, auspicano una immediata rimodulazione del provvedimento, dichiarandosi disponibili ad un confronto per l’adozione di misure che, nei rispettivi ambiti, possano essere seriamente di aiuto alle attuali esigenze della Comunità.

De Luca: e se vi assembrate?

Cateno De Luca ha risposto facendo intendere che i liberi professionisti, con “l’alibi” del loro lavoro, potrebbero organizzare assembramenti e party vietati dalle diverse normative.  “In attesa di conoscere le Vostre proposte, sicuramente risolutive dei problemi della città, sulle “misure che possano essere seriamente di aiuto alle attuali esigenze della Comunità”, mi permetto di formulare qualche chiarimento. La ragione per quale nella mia ordinanza gli studi professionali vengono equiparati agli esercizi commerciali non è fondata su un generico pericolo di diffusione del virus, ma sul rischio che un ipotetico appuntamento a tarda sera presso  uno studio professionale  possa diventare facile giustificazione –  difficile da verificare – per chi intendesse violare ordinanze e divieti. Resta fermo il fatto che la normativa vigente, nell’ipotesi dello stato di necessità, consente a chiunque di muoversi anche nel cuore della notte. E questo i signori Presidenti lo sanno bene, ma forse fanno finta di non ricordarlo. Mi scuso comunque per non aver aperto un tavolo di confronto con tutte le forze produttive della città, ma non c’è tempo per i dibattiti quando è seriamente a rischio la salute delle persone. Anche la Vostra.