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UniMe al voto. La città universitaria: ecco la vera sfida per il nuovo rettore

MESSINA – Al voto per il rettore dei prossimi sei anni. Chi vincerà? Si vota fino alle 20 e domattina ci sarà lo spoglio. Se nessuno dei tre candidati otterrà almeno 677 voti, il secondo turno si svolgerà il 27 novembre e venerdì 1 dicembre l’eventuale votazione di ballottaggio. In ogni caso, chiunque prevarrà dovrà rassenerare il clima all’interno dell’Ateneo e separare il caso Cuzzocrea, con le dimissioni dell’ex rettore e le indagini della Guardia di finanza, dal presente e il futuro dell’istituzione. Nel giorno della votazione, la vera posta in palio non è il potere ma un legame più forte tra Messina e la sua Università. Chiunque vinca – tra l’economista Michele Limosani, il costituzionalista Giovanni Moschella e la medica del lavoro Giovanna Spatari – dovrà rafforzarne il rapporto.

Non a caso il confronto promosso da Tempostretto s’intitolava proprio così: “Messina città universitaria”. Non potrà esistere una città capace di riprendersi in termini economici, sociali e culturali, se non si sarà creato un ponte più stabile con la sua Università. Né quest’ultima potrà finalmente spiccare il volo se, in termini di servizi e politiche cittadine, la città non avrà creato un terreno favorevole per attrarre sempre di più investimenti e studenti, imprese e cittadini pronti a scegliere Messina.

Le residenze per gli studenti universitari; la lotta contro il caro affitti, il caro studio e la carenza di posti letto; gli impegni per consentire a chi è meno abbiente di continuare a studiare: sono solo degli esempi. E molti elementi s’intrecciano con le politiche nazionali e regionali. Le strutture, magari secondo il modello dei campus, e i servizi nei trasporti risultano non meno fondamentali.

Molto si deve fare per valorizzare gli acquisti fatti in questi anni, in termini di spazi per gli studenti, e il completamento dei lavori del Piano nazionale per la ripresa e resilienza. Il tutto senza dimenticare la necessità di un reclutamento di nuove leve della ricerca, della stabilizzazione dei ricercatori a tempo determinato e dell’aumento di anticorpi e metodi lontani dal nepotismo e da tutto ciò che ha spesso imbrigliato le università italiane. Non solo quella messinese.

Sì alla progettualità, no alle guerre di potere e all’immobilismo

Il processo d’internazionalizzazione, il ruolo centrale di UniMe nel Mediterraneo, lo scambio fecondo con le imprese del disastrato territorio messinese, la necessaria collaborazione fra istituzioni in un’ottica di crescita: sono tutte idee da trasformare in progetti. Con un’attenzione particolare a quelle realtà che fanno dell’innovazione tecnologica e della sperimentazione l’essenza del loro lavoro.

Se invece vogliamo che tutto rimanga così com’è, e ci nutriamo della rassegnata condanna all’immobilismo, chiunque vinca dovrà perpetuare i veleni, le faide e le congiure. E la nave affonderà o continuerà a non emergere. Le responsabilità individuali vanno accertate ma serve un passo in avanti collettivo. Appare fondamentale che le verifiche sull’attività dell’ex rettore Salvatore Cuzzocrea, sulla base delle denunce di Paolo Todaro, componente del Senato accademico e segretario di Gilda Unams Università, vengano fatte nelle sedi opportune.

Ma di tutto Messina, Università e città, ha bisogno tranne che di una nuova stagione di guerre tra gruppi di potere e dichiarazioni sensazionalistiche. Ed è vitale che tutte le energie siano dirette ad assicurare un futuro a un’istituzione determinante per il territorio. O adesso o mai più.

Foto di Franco Maricchiolo per gentile concessione.