LA LETTERA

Coronavirus: “Io piccolo imprenditore edile, vessato e abbandonato dallo Stato”

Di seguito la lettera di un imprenditore edile rivolta al Ministro dei Trasposti ed al governo.

35 anni di sacrifici

Sono il geom. Basile Calandra Sebastianella, un piccolo imprenditore edile, che da 35 anni svolge questo affascinante lavoro, con molti sacrifici come tutti. Rappresento in questa sede la mia azienda, e tante altre piccole realtà che vivono le mie stesse paure. In questi anni abbiamo fatto enormi sacrifici per poter cercare di andare avanti e per sopravvivere, affrontando con dignità e onestà, il pagamento di tasse allo stato, il più delle volte abbiamo tolto il pane ai nostri figli, fatto aspettare nei pagamenti fornitori e in parte anche dipendenti, per cercare di pagare le tasse affinchè al fine di essere in regola e poter continuare.

Flagellazione che toglie speranze

Concretamente non siamo rappresentati da nessuna categoria di settore, inesistente ed inconcludenti le camere di commercio così come le altre forme di associazione che alla lunga non fanno altro che comportarsi come un qualsiasi “freddo” sindacato. Tutto quanto detto trova tristemente riscontro nei contenuti delle normative emesse finalizzate ad erogare un sostegno conseguente alla grande flagellazione che il covid 19 sta compiendo nella nostra nazione. Flagellazione che giorno dopo giorno sta cancellando speranze e futuro. Speranze che non avranno seguito superato questo momento, in quanto -senza un serio sostegno- non potremo ripartire.

Abbandonati dallo Stato

La maggior parte di noi ha contratto impegni per acquisto di attrezzature, materiali, programmando nel tempo il proprio lavoro e la propria capacità di rifondere i propri debiti. Oggi il prolungato fermo nazionale, prospetta imminenti protesti cambiari che non ci permetteranno di poter proseguire. Tutti noi abbiamo assunto degli impegni chi piccoli, chi grandi nei confronti di banche, fornitori, e quantJaltro. Come faremo? Come affronteremo questi debiti, questi insoluti? Ci sentiamo abbandonati dal nostro Stato, quello Stato che deve o dovrebbe tutelare i propri figli. Si, perché per lo Stato siamo dei figli. Vorremmo sollevare agli organi competenti questi grandi problemi che sicuramente non trovando soluzioni adatte si concreteranno nella definitiva perdita di aziende se non anche di vite umane

“Aiutateci”

Ci rimettiamo alle Vostre capacità per contrastare ed essere sempre presenti, per poter dare un prosieguo a tutto quello che sino ad oggi abbiamo fatto. Aggiungo che già stiamo subendo le conseguenze dei “paletti” previsti dalle ordinanze per accedere agli ammortizzatori sociali (vedi anche gli amm. Unici di srl che se non assunti non possono percepire nessun aiuto). Le eventuali proroghe, non” possono essere accettate e valide, in quanto le aziende si ritroverebbero nel tempo a pagare gli arretrati cosa non giusta, in pratica debito del periodo, più debito pregresso. Nella speranza che questa nostra missiva possa avere risonanza nelle stanze dovute, porgo alle Vs ili.mi Signorie i più cordiali saluti.