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Dalla baracca all’occupazione. “In questa casa non riesco a curare l’infezione di mia figlia” VIDEO

servizio di Silvia De Domenico

MESSINA – Come passare dalla padella alla brace. Katia Bitto è letteralmente passata da un’emergenza all’altra. Fuggita dalle baracche di Fondo Saccà perché non si sentiva più al sicuro, ma ripiombata poco dopo in un’altra condizione di pericolo. 12 anni fa ha deciso, per bisogno e necessità di un tetto sulla testa, di occupare uno degli appartamenti della palazzina di via Alessandria, nel Rione Ferrovieri. “Quando sono arrivata non c’era nemmeno la porta”, racconta. “Ho occupato perché in quella baraccopoli non si poteva più stare e non sapevo dove altro andare, altrimenti non mi sarei mai permessa”, aggiunge.

Il tumore della figlia Sofia e i viaggi della speranza a Roma

Da qualche anno, però, non si può stare nemmeno in questa casa. Ad esempio l’acqua che ristagna e l’umidità fanno sopravvivere le zanzare tutto l’anno, ma anche la fogna e le infiltrazioni. Questo rende l’ambiente poco salubre e anche curare un’infezione diventa difficile. Sua figlia Sofia lotta da quando ha 3 anni contro un tumore. Ha subìto un intervento a Roma che le ha portato via un occhio. Ma i viaggi della speranza non sono finiti: ogni sei mesi mamma e figlia fanno su e giù per fare dei controlli.

“Sogno una casa non tanto per me ma per mia figlia”

“Ho già acquistato una cameretta e una cucina per quando avremo una casa dignitosa. La sogno non tanto per me ma per mia figlia“, conclude. Intanto quella cucina nuova è rimasta in un angolo della casa, lo stesso in cui Katia dorme insieme al suo cane sul divano.