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Il lavoro che non c’è in una Messina da rianimare

MESSINA – Messina e il futuro che sembra lontano. Messina senza lavoro e con difficoltà a concepire un possibile riscatto. Non solo numeri: la città dello Stretto presenta, in base ai dati Istat, il più basso tasso d’occupazione dei grandi Comuni, con solo il 35,1 per cento d’occupati. Non solo numeri perché basta respirare in questa città per comprendere quanta disperazione e fame di lavoro ci siano, in un tessuto economico e produttivo lacerato da errori strategici che hanno caratterizzato almeno gli ultimi vent’anni e non solo. Se n’è parlato alle amministrative, in un dibattito promosso dalla Cisl. E il tema, mentre l’amministrazione comunale punta a rilanciare la città, rimane centrale.

Emergenza lavoro a Messina. Ma non basta l’appello a cambiare direzione. In attesa d’approndire il tema, in un viaggio che darà attenzione a idee e speranze disseminate nel territorio, e spesso inascoltate, proviamo ad abbozzare alcuni spunti di riflessione. Oltre a indignarci giustamente perché il proprietario di un bar offra 130 euro per 42 ore a settimana, dobbiamo comprendere quali siano gli elementi sui quali concentrarci per favorire l’idea di un’altra Messina, non riservata solo agli slogan elettorali.

Un costante spopolamento della città

Abbiamo più del sessanta per cento di persone che non lavorano e soprattutto assistiamo a una continua emigrazione. Come si fa a rimanere in questa situazione? Si preferisce, per poter lavorare, andare via. E, di conseguenza, da oltre 40 anni assistiamo a un costante spopolamento della città.

In pochi trovano qui lavoro, quasi mai adatto alle loro caratteristiche, con orari e retribuzioni a volte scandalosi. E il reddito di cittadinanza, misura da potenziare e non scevra da limiti, ha avuto il merito storico di far dire “no” a condizioni lavorative segnate dallo sfruttamento. Il tutto ovviamente senza generalizzare e senza colpevolizzare alcuna categoria. Ma il reddito di cittadinanza ha spesso fatto emergere situazioni proibitive, dando la possibilità di dire “no” a proposte davvero indecenti.

Sfruttamento lavorativo, emigrazione di massa, economia debolissima

A non trovare lavoro sono coloro che vorrebbero un’occupazione adeguata alle proprie aspirazioni sia nel privato, sia nella pubblica amministrazione, colpita dal blocco delle assunzioni. O che comunque vorrebbero un impiego dignitoso. Quasi un’utopia in questa terra dimenticata.

L’emigrazione di massa e l’impoverimento complessivo a Messina, senza nascondere pure la diffusione del lavoro nero in un’economia legale debole, incidono su tutti gli aspetti. Non ci si può meravigliare che il valore degli immobili diminuisca, se i residenti sono sempre di meno. Ci sono sempre meno abitanti nelle case e una significativa decrescita dei valori immobiliari, pur tra momenti di ripresa, delinea da anni un quadro complicato.

Com’è difficile fare impresa

Meno si trova lavoro, più le persone vanno via e più diventa davvero difficile avviare pure una piccola impresa o attività commerciale. Chi decida d’aprire ora un negozio in centro, ad esempio, con in più gli ostacoli della tassazione elevata e dell’impennata delle spese energetiche, si troverà di fronte alla possibilità di affittare botteghe a prezzi quasi sempre eccessivi.

Molti proprietari preferiscono lasciare questi locali sfitti piusttosto che abbassare i prezzi. Gli stessi commercianti si scontrano con un ridotto numero d’utenza e, anche in questo caso, è tutta una catena di debolezze economiche che si condizionano a vicenda.

E, allora, come invertire la rotta? Tempostretto avvierà un dialogo sempre più costante con cittadine e cittadini, rappresentanti delle istituzioni e realtà sociali, sindacali, universitarie e imprenditoriali per cercare d’individuare punti in comune in vista di una possibile, e non più rinviabile, ripresa. Senza qualunquismi e sempre individuando ciò che è vitale e in crescita, in antitesi a ciò che è destinato a una decrescita. Una decrescita non felice. O qui si inverte la rotta o si muore.