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“Il Pums è la strada giusta per Messina ma con meno auto”

MESSINA – La discussione sul Piano urbano della mobilità sostenibile ha scatenato reazioni virulente e una forte opposizione da una parte del Consiglio comunale, come testimoniato dall’attacco di Pippo Trischitta. Il capogruppo  di Con De Luca per Basile si è scagliato contro l’ingegnere Guido Marino, della Tps Pro, la società di consulenza di cui l’amministrazione si è avvalsa per redigere il piano. Ma davvero è follia il Pums? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Saija, esperto in mobilità sostenibile.

“Dipende dalla definizione che si dà di follia – risponde con un sorriso – per me la follia sarebbe non fare nulla, lasciare tutto com’è”. La solita arretratezza messinese, allora? “No, quello che succede a Messina, le resistenze al cambiamento, sono frequenti anche in contesti che tenderemmo a considerare più evoluti. Bruxelles sta mettendo in pratica il suo Pums, sotto la denominazione di piano Good Move. Proteste e scontri politici sono all’ordine del giorno. Ma appunto, cercando di andare con ordine. La prima cosa da sapere è che in Italia tutti i Comuni al di sopra dei 100mila abitanti sono tenuti ad adottare il Pums. Pums sta appunto per Piano urbano della mobilità sostenibile. Ora, i Pums cambiano di città in città ovviamente, ma hanno come comune denominatore l’idea di limitare il più possibile il traffico veicolare privato a beneficio del trasporto pubblico. O a beneficio di altre soluzioni, come i mezzi condivisi, o la micromobilità, incentivando ad esempio lo sviluppo delle reti ciclabili. In questo senso, l’impianto del Pums di Messina è coerente con la logica di fondo e con il quadro nomativo nazionale”.

Aggiunge Saija: “È evidente che intervenire in una città con un tasso di motorizzazione elevato come a Messina, e con un’abitudine così radicata all’auto privata, non è facile”. Il tasso di motorizzazione è il rapporto tra il numero di abitanti e il numero di mezzi motorizzati in circolazione. A Messina è intorno al 64%. “Un dato molto alto – precisa Saija – se consideriamo che Parigi è al 35%, Bruxelles al 46% e Milano al 50%. E parliamo di città, Bruxelles e Milano, che soffrono comunque di problemi di congestione”. Tornando a Messina, la città è nel caos, i messinesi si lamentano.

“Con un numero così elevato di auto in circolazione, non c’è Pums che tenga”

Basterà il Pums? “Nessun piano può fare miracoli, se non si accompagna ad un cambio di comportamento. Ma ripeto, finché abbiamo un numero così elevato di auto in circolazione, non c’è Pums che tenga. A Messina si stima la presenza di circa 140mila auto su 220mila abitanti, è ovvio che il problema è lì e non attaccarlo sarebbe questo sì, da pazzi. Va ricordato poi un altro elemento. Il tasso medio di utilizzo delle auto private si colloca intorno all’8% del tempo. Cioè, per la stragrande maggioranza del tempo, le auto sono ferme, occupando per lo più spazio pubblico che potrebbe essere fruito dai cittadini in modo diverso”.

“Non convincono alcuni parcheggi d’interscambio”

La direzione, quindi è quella giusta, tutto perfetto finora? “Globalmente la direzione è giusta. E non dimentichiamo che il Pums è un documento strategico, traccia il piano per il futuro, significa che fa da base per le misure che verranno, e che mi auguro vengano rapidamente. Sui singoli provvedimenti si può anche discutere, ma va riconosciuto che intervenire su un contesto come Messina non è semplice. Cosa avrei fatto diversamente? Non mi convincono alcuni parcheggi d’interscambio, come quello di Bordonaro, perché intercetta pochi flussi. Mi chiedo perché non si sia considerato l’utilizzo dei parcheggi dello stadio, che si trovano sotto uno svincolo autostradale, e si presterebbero bene al cosiddetto Park and Ride“.

“In altre città sono i commercianti a chiedere la pedonalizzazione”

Rileva l’esperto: “La mobilità ciclistica (Saija è anche segretario di “Fiab Messina ciclabile”, ndr.) è indubbiamente migliorata ma va data continuità. Molti continuano a non prendere la bici perché non si sentono in sicurezza. Il viale della Libertà continua ad essere oggettivamente molto rischioso per i ciclisti e crea una frattura tra zona nord e centro città”.

Cosa pensa degli impatti sul commercio, paventati da Trischitta? “Anche queste sono reazioni comuni prevedibili. L’esperienza fatta in tante città italiane ed europee dice l’esatto contrario. A Madrid gli aumenti delle vendite negli esercizi delle zone chiuse al traffico tra il 2018 e il 2019 hanno sfiorato il 10%. A Modena, sono stati gli stessi commercianti a chiedere ai candidati a sindaco la pedonalizzazione dell’intero centro storico. Anche a Palermo, tanto per non andare lontano, i commercianti apprezzano gli effetti positivi delle pedonalizzazioni in centro città. E poi credo che debba prevalere l’interesse collettivo di una città più pulita, gradevole, meno rumorosa”.