Politica

Ponte, l’insostenibile leggerezza della propaganda

MESSINA – Non sarebbe preferibile essere più prudenti e procedere per gradi? Il ponte sullo Stretto, ovvero l’insostenibile leggerezza della propaganda. Ci dice un alto dirigente di un settore pubblico, che non può esporsi: “È come se si volesse andare all’Università senza prima passare dalla maturità. Tutta l’accelerazione su tempi e modi, in vista degli inizi della grande opera, risente della propaganda del centrodestra. È legittimo che il ministro Salvini si spenda per la grande opera ma ci si aspetterebbe da un politico una condotta più prudente, senza balletti di cifre su posti di lavoro e date per l’avvio dei cantieri”.

In una fase in cui mancano pareri di rilievo, come la valutazione d’impatto ambientale e quella del Cipess, Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, inutile procedere a colpi di proclami. Chi è convinto della necessità della grande opera e chi è contrario potranno lo stesso confrontarsi, senza una precipitazione che aggiunge altri stress a una città già così terremotata dai lavori che non finiscono mai. Così messa a dura prova da un’organizzazione della vita non a misura di cittadino.

“La valutazione d’impatto ambientale sul ponte non si può dare per scontata”

Ha osservato polemicamente il Comitato “Invece del ponte”: “Il punto di non ritorno è stato superato con l’approvazione della relazione di aggiornamento da parte del Consiglio d’amministrazione della società Stretto di Messina il 15 febbraio. Le dichiarazioni che sono state rilasciate mortificano le istituzioni che dell’approvazione definitiva del progetto portano la responsabilità: la Conferenza dei servizi, il ministero dell’Ambiente e l’intero governo, in sede Cipess. Per l’amministratore delegato Ciucci, questi organi istituzionali sono meri passacarte che dovranno approvare documenti sui quali non potranno avere niente da ridire. Conferenza dei servizi, ministeri e Cipess dovranno valutare con tutte le loro competenze il progetto licenziato da SdM. E, come già accaduto dieci anni fa, potrebbero negare compatibilità ambientale e disco verde alla fase esecutiva”.

Altra cosa è la preparazione preliminare e la formazione lavoro in vista della realizzazione. Su questo piano, un approccio al territorio è più che legittimo e anzi è avvenuto con ritardo.

Sia chiaro, chi scrive non ha le competenze tecniche per valutare la fattibilità del ponte. Però è possibile giudicarne gli aspetti politici. In ogni caso, la corsa propagandistica, in attesa di alcuni pareri decisivi, non aiuta questo territorio a confrontarsi con insidie e incognite legate all’operazione.

Tutto quello che vorremmo sapere su espropri, inquinamento, disagi ed esternalità da pagare

In generale, sono tante le variabili: dagli espropri – l’amministratore delegato della società ha parlato di 300 a Messina e 150 a Villa San Giovanni – e dall’entità dei pagamenti alla situazione degli abitanti nelle zone limitrofe alle aree di cantiere. Le domande sono inevitabili in questa fase: chi verrà espropriato e quanto sarà risarcito? E chi non verrà espropriato ma abita nelle zone limitrofe ai cantieri, subendo delle esternalità negative, riceverà forme di risarcimento per i disagi?

Insomma, sono previste delle compensazioni in termini economici per chi si troverà in queste zone al confine? Pensiamo a chi per dieci o otto anni dovesse trovarsi a vivere in zone di cantiere. Quali saranno le esternalità negative da pagare? E ancora: a che tipo d’inquinamento acustico e ambientale si andrà incontro? Come sarà regolamentato il passaggio dei tir e come sarà regolato il passaggio delle auto nelle uniche arterie presenti? Quali disagi subiranno le altre zone della città per un lungo periodo? Chi va a mare a Torre Faro continuerà ad andarci? E quali saranno le limitazioni e gli impedimenti per almeno setto o otto anni?

Anche se tutto il materiale dovesse arrivare dal mare, e questo comporterà nello Stretto un lavoro di vigilanza enorme da parte della guardia costiera, già super impegnata, bisognerà lo stesso creare dei cantieri. E si sa già, dal progetto, che un venti per cento di materiale passerà da terra. Si prevede pure il passaggio dei tir in città. Per questi e altri motivi, ci auguriamo che, nell’incontro del 18 marzo con la Commissione ponte a Palazzo Zanca, Ciucci e gli altri tecnici della società “Stretto di Messina” illustrino il progetto, spiegando l’impatto sulla popolazione e come attenuarlo.

Più risposte e meno propaganda sul ponte

Più chiarezza e meno propaganda sarebbe già un buon punto di partenza. Forse l’elemento che preoccupa di più una parte di noi messinesi riguarda l’incanto unico dello Stretto. Temiamo che uno scenario così speciale possa essere depurpato o ridimensionato nella sua bellezza. E questo ancora prima delle considerazioni ambivalenti sull’utilità della grande opera e sugli aspetti positivi e negativi.

Insomma, dato che i dubbi non mancano e i pro e contro sono tanti, non sarebbe preferibile procedere con gradualità, dando priorità ai fatti, piuttosto che alimentare slogan e fughe in avanti? Nel frattempo, dice un esperto che preferisce non figurare: “Ammesso che serva il ponte, andrebbe inserito in un contesto d’infrastrutture che preveda investimenti per 250 o 300 miliardi diretti al potenziamento dell’intero sud. In quel caso, persino il ponte, con tutti i disagi, potrebbe essere preso in considerazione. Quello sarebbe un cambiamento epocale”.

Ecco il tema centrale: quello di rafforzare le infrastrutture nel nostro territorio in modo meno invasivo, con un impatto più leggero rispetto al modello del ponte. E anche su questo argomento bisognerà tornare. In ogni caso, qualsiasi tipo di progetto dovrebbe essere inserito nell’ambito di un potenziamento infrastrutturale più ampio, che investa tutto il Mezzogiorno.