Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha richiesto 239 integrazioni di documenti alla Società Stretto di Messina nell’ambito della valutazione del progetto del Ponte. Nello specifico, per la Valutazione di impatto ambientale (Via) sono state richieste 155 integrazioni. Altre 66 integrazioni sono state richieste per la Valutazione di incidenza (Vinca), che verifica le conseguenze di un’opera sui siti Natura 2000, i siti protetti di interesse Ue.
Per il Piano di utilizzo terre (Put) sono state richieste 16 integrazioni; per la Verifica di ottemperanza (Vo) 2. Lo si legge sul sito della Commissione Via-Vas del Mase (Ansa).
Nel giorno della Conferenza dei servizi sul tema ponte, arriva la notizia della richiesta d’integrazioni, consultabili sul sito istituzionale. In particolare, il ministero chiede “di indicare nella Carta delle interferenze con il sistema dei vincoli e nel Sistema dei vincoli e delle tutele ambientali e paesaggistiche; Vincoli assetto idrogeologico e nel Quadro d’insieme della pianificazione urbanistica anche le aree interessate dagli interventi di compensazione. E ancora: “Si richiede di aggiornare gli elaborati dello Studio d’Impatto Ambientale – Quadro di riferimento progettuale – Cantieri quali ad esempio il Quadro generale del sistema di cantierizzazione o i due Studi per l’individuazione dei Siti Provvisori e definitivi (Calabria e Sicilia) che riportano la cantierizzazione come presentata nel 2011 ma non aggiornata”.
Si legge nel documento: “Andranno forniti elaborati descrittivi e grafici aggiornati allo stato attuale sul sistema di cantierizzazione e viabilità a conferma di quanto ad oggi previsto: cantiere logistico (n. 5 per la
Sicilia e n. 1 per la Calabria); cantieri operativi : n. 12 per la Sicilia e n. 1 per la Calabria; pontili (n. 3 per la Sicilia e n. 1 per la Calabria); siti di recupero ambientale (n. 7 in Sicilia e n. 3 in Calabria); aree di ripascimento (n. 3 in Sicilia); discarica di rifiuti speciali non pericolosi (n. 3 in Sicilia e n. 1 in Calabria); aree di lavorazione (n. 3 in Sicilia); impianto di produzione (n. 1 per la Calabria); impianto di betonaggio (n 3 per la Sicilia e n 1 in Calabria)”.
Scrive il ministero dell’Ambiente: “Vulnerabilità del progetto a rischio di gravi incidenti o calamità. Si richiede di presentare un quadro aggiornato e congruente, approfondendo le condizioni di pericolosità da maremoto dell’area dello Stretto di Messina, partendo dall’identificazione delle sorgenti potenziali simiche e non sismiche (frane sottomarine e/o costiere con evoluzione in mare, attività vulcanica, etc.), l’elaborazione di modelli di pericolosità a scala di bacino e/o regionale, al fine di arrivare alla definizione di dettagliati scenari di inondazione e la relativa valutazione dell’impatto a terra. L’analisi dovrà considerare anche l’esame degli eventi di paleotsunami e tsunami storici, le loro relazioni con le potenziali sorgenti, gli scenari di inondazione e di danno ad essi connessi e i corrispondenti potenziali effetti al sito interessato dalle opere, allo stato attuale, durante la realizzazione e in fase di esercizio”.
“Dovranno essere fornite adeguate analisi dell’interazione tra le opere previste e potenziali eventi di maremoto, attraverso modellazioni numeriche con continuità terra-mare, considerando gli effetti concorrenti dovuti alla attivazione contemporanea e/o in sequenza di sorgenti correlate, per esempio, eventi sismici e frane sismo-indotte. Le valutazioni del rischio dovranno essere riferite allo stato ante-operam, corso d’opera e post operam”.
Ambiente idrico: acque sotterranee. Scrive il ministero: “Si richiede un’approfondita caratterizzazione idrogeologica dell’area interessata dalle opere in progetto, che faccia ricorso anche a indagini con metodi indiretti (es. prospezione geoelettrica), finalizzata a una conoscenza più approfondita del modello idrogeologico, in considerazione degli inevitabili impatti dello scavo delle gallerie e altre opere sotterranee sulla circolazione e consistenza delle risorse idriche sotterranee. (…) L’approfondimento deve riguardare l’area di progetto e l’area vasta, coinvolte da eventuali modifiche dell’assetto idrogeologico, delle modalità di deflusso sotterraneo e da eventuali modifiche delle superfici piezometriche degli acquiferi presenti”.