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Todaro: “Il mio esposto sui rimborsi nell’interesse dell’Università di Messina”

MESSINA – Il giorno dopo le dimissioni di Salvatore Cuzzocrea interviene, dopo i due candidati, anche Paolo Todaro. Il componente del Senato accademico, e segretario di Gilda Unams Università, da cui è partito il caso rimborsi all’Università di Messina. Scrive Todaro, respingendo l’accusa d’aver gettato fango sull’istituzione: “Reputo necessario intervenire, dopo essere stato varie volte citato dai giornali come autore dell’esposto contro il rettore dell’Università di Messina, al fine di precisare quanto segue: legittimità, irreprensibilità, trasparenza, efficacia dell’agire amministrativo, rispetto della dignità umana e dei diritti dei lavoratori dovrebbero essere le parole d’ordine per chi amministra la cosa pubblica e lo dovrebbero essere anche e soprattutto per chi governa gli Atenei, ambiti di eccellenza in cui si formano i futuri professionisti, gli amministratori, i docenti, gli uomini e le donne di domani”.


Continua il membro del Senato accademico: “Mio malgrado e non senza patimento interiore, ritengo di aver fatto la cosa giusta nel non voltarmi dall’altra parte vedendo ciò che accadeva, chiedendo risposte prima e, in assenza delle stesse, trasmettendo gli atti alle autorità amministrative e giudiziarie dopo, per gli accertamenti necessari a verificare il rispetto delle regole e dei principi basilari di legalità. Ritengo di avere adempiuto a un mio preciso dovere in qualità di dipendente ma anche di rappresentante sindacale e da ultimo di senatore accademico, il più votato all’Università e al Policlinico, verso tutta la comunità universitaria messinese”.

Per Todaro, la comunità universitaria “viveva una prevaricazione sia dal punto di vista dei diritti minimi sindacali, sia dal punto di vista amministrativo attraverso una gestione spesse volte autoritaria e autoreferenziale”. E ancora: “L’Università di Messina è patrimonio di tutti, non solo degli studenti, dei docenti, dei dirigenti, dei medici e del personale tecnico amministrativo che ci lavora ma è una straordinaria risorsa per l’intera città, per tutta la provincia. La legge Gelmini sull’Autonomia universitaria e lo stesso statuto dell’Università hanno dato un potere enorme ai rettori”.

Per il componente del Senato accademico, “quando poi all’interno della propria amministrazione non si attivano gli anticorpi, ben vengano queste reazioni catartiche che dovrebbero stimolare le coscienze di tutti per comprendere ove si è annidato l’errore. Ciò in quanto le responsabilità non sono mai attribuibili a una sola persona ma coinvolgono anche quella parte della comunità universitaria che ha finto di non vedere voltandosi dall’altra parte”.

Per Todaro, “ora spetta agli organi inquirenti fare piena luce sui fatti esposti e sulle ripetute inchieste giornalistiche che di giorno in giorno arrivano alla cronaca e danneggiano l’immagine dell’Università di Messina”. L’esponente di Gilda respinge al mittente “le accuse di avere gettato fango” e rivendica “piuttosto di avere scoperchiato un potenziale vaso di Pandora. E auspico che le Procure della Repubblica di Messina e Catania, l’Autorità nazionale anticorruzione, la Corte dei Conti, il ministero dell’Università e della Ricerca, facciano piena luce su ciò che in questi 5 anni e mezzo è stata la gestione dell’Università di Messina, al solo e nell’esclusivo interesse della cittadinanza, del corpo studentesco e di chi in questi anni ha lavorato con abnegazione e servito con spirito di servizio”.

Da qui la conclusione, nel segno di “onestà e trasparenza”: “L’Ateneo ha l’obbligo di voltare pagina ristabilendo regole democratiche in totale discontinuità con il più recente passato”.