Politica

Una Messina in attesa della Liberazione

MESSINA – Eppur si muove. Seppure agonizzante sul piano economico, fragile come territorio e con le nuove generazioni in fuga, la città dello Stretto trasmette a tratti messaggi di vitalità che sarebbe ingiusto non riconoscere. Potrebbe appartenere a questi segnali di vitalità il fatto che Messina sia la provincia siciliana con la maggiore affluenza alle regionali di domenica scorsa: 53,4% ( alle precedenti il 51,75%), in un’Isola dove ha votato solo il 49 per cento degli aventi diritto. Una vitalità che, in assenza di proposte politiche strutturate, cerca nella novità una possibile soluzione al fallimento della politica. Sia chiaro, anche qui il “partito” degli astensionisti è robusto e, in attesa di una proposta che li soddisfi, non ha intenzione di entrare nell’urna elettorale.

Sospesa tra rassegnazione e ricerca di un cambiamento, la cittadinanza ha negli anni, tra amministrative e politiche, bocciato centrodestra e centrosinistra alla ricerca di nuovi “liberatori”. Renato Accorinti come sindaco e poi Cateno De Luca, su versanti politici e culturali profondamente diversi, sono stati i “papi stranieri” chiamati a incarnare il cambiamento in seguito al fallimento della politica tradizionale. Ma Messina ha bisogno di una Liberazione, di un 25 aprile, di un cambio di passo politico e culturale. E non di “liberatori”, uomini della provvidenza, virtuosi della perfomance individuale.

Più gioco di squadra e meno protagonismi

La sindacatura di Accorinti aveva come limite l’assenza di movimenti strutturati che potessero realizzare e sostenere un progetto politico solido. E nasceva più dall’urgenza di una domanda di cambiamento radicale, priva probabilmente di una preparazione adeguata. Una domanda, che avrebbe avuto bisogno di più tempi d’eleborazione, prima della contesa elettorale. Cosa che, a livello nazionale, è accaduta anche ai Cinquestelle.

La stagione di De Luca, che ora continua con l’amministrazione Basile, è caratterizzata dal protagonismo, nel bene e nel male, che da Messina si è spostato in ambito regionale e nazionale. Con le inevitabili “scosse” e ripercussioni sul governo della città. Da questo punto di vista, “dimenticando” per un attimo il capo politico De Luca, il profilo istituzionale del sindaco Federico Basile si presta maggiormente all’idea che la città abbia bisogno di un maggiore sforzo collettivo, mettendo la fantasia e lo slancio individuale al servizio di un ritrovato spirito di comunità. Per ora spesso assente.

Nel frattempo, De Luca vince a Messina e in provincia, sia come lista sia come candidato, con un dieci per cento in più di voto disgiunto rispetto al centrodestra, perché percepito come esperto sul piano amministrativo. Più concreto rispetto agli altri competitor. In più, l’ex sindaco di Messina ha la capacità di comunicare, nel suo stile irruente, con una parte di elettorato che non è disposta più a votare i politici tradizionali.

Il centrodestra si consola grazie alla doppia vittoria e il centrosinistra è all’anno zero

Se il centrodestra punta a sfuttare la doppia vittoria regionale e nazionale, cercando di risalire la china rispetto agli insuccessi amministrativi degli ultimi anni, il Partito democratico e le forze politiche a sinistra del Pd sono all’anno zero. Solo macerie attorno. Tutto da ricostruire. Come è stata percepito il mondo progressista, nelle sue molteplici forme, a volte a torto e a volte a ragione, se non come rendita di posizione per singole carriere politiche? Quale attenzione è stata riservata ai valori di una sinistra adeguata alle sfide contemporanee? Nascerà mai un partito d’impronta socialista o laburista all’altezza dei tempi?

“Il vecchio muore e il nuovo non può nascere”: ricordando Gramsci, sembra un rischio reale. Che fare, allora, per invertire la rotta? Mentre il centrosinistra è chiamato a fare davvero una traversata nel deserto, la città metropolitana, non solo Messina, deve compiere quel salto di qualità che le consenta di non fermarsi in mezzo al guado. Di non rimanere sospesa tra potenzialità e possibili risultati.

Una svolta per Messina

Affrontiamo questo tempo sbandato, come Tempostretto, cercando di instaurare con la politica un rapporto dialettico serrato, leale ma fermo, per ottenere risposte. Se non ora, quando? Non è più tempo di attese. Ecco perché abbiamo bisogno di una Liberazione e non di singoli, solitari “liberatori”. È vero, non disponiamo dei De Gasperi, Togliatti, Nenni o Parri, per emancipare Messina dalle secche della rassegnazione e del bisogno. Ma occorre che parlamentari europei, nazionali e regionali, con il ruolo centrale dell’amministrazione comunale messinese e delle altre realtà metropolitane, facciano squadra per aiutare a risalire la china. Con l’io al servizio del noi.