Quale futuro per Messina e per le realtà territoriali della Città metropolitana?
MESSINA – Il contrasto tra la bellezza dello Stretto e una città depressa colpisce subito il visitatore. I continui cartelli “affittasi” o “vendesi” sono una sorta di Via Crucis per chi visita il centro. Qual è lo stato d’animo di chi vive a Messina, o nelle altre zone della Città metropolitana, nel giorno delle elezioni politiche e regionali? Votiamo e intanto pensiamo alle infrastrutture fatiscenti, al mare negato, al turismo “mordi e fuggi” privo di solidità, all’economia che non c’è, ai servizi insufficienti, alle scelte urbanistiche scellerate dal “libera tutti” dagli anni Sessanta in poi. Il “sacco di Messina”: lo potremmo definire così, al pari del boom edilizio senza regole avvenuto a Palermo dagli anni Cinquanta.
In contrasto con uno scenario che fa di Messina una realtà depressa, debolissima sul piano produttivo e occupazionale, la forza evocativa dello Stretto ci indica prospettive alternative. La necessità di utilizzare il mare non come via di fuga ma elemento centrale di un riscatto possibile economico e simbolico. Che lo si valorizzi, questo mare, facendo sì che i messinesi possano godere di questa vicinanza reale e densa di suggestioni. Ma di questo torneremo a parlare. Oggi si vota e prevale un misto di sospensione e scetticismo.
L’incognita astensionismo nella città distratta dai propri problemi
Che tipo di città è quella attraversata in modo fugace da alcuni leader nazionali durante questa anomala campagna elettorale? Una campagna elettorale tra un ombrellone e una crema contro le scottature, un pedalò e un veloce incontro a Messina, con la sensazione che questa sia solo una città di passaggio. Una meta da raggiungere “stupendosi” che le autostrade siano ridotte male e che tutto richieda tempi non degni di una città “porta del Mediterraneo”, come si usa dire.
E allora che fare oggi, mentre il cosiddetto caro bollette impazza, la crisi economica internazionale acuisce l’agonia cittadina e chi amministra si trova a doversi confrontare con antiche macerie? In questo clima l’incognita astensionismo, a livello regionale e nazionale, non è di secondo piano, considerate le ultime esperienze, come le amministrative, dove ha votato qui il 55,64% degli aventi diritto.
Basta comitati elettorali usa e getta e ricordiamo il monito di Italo Calvino
Sarebbe bene che partiti e classi dirigenti archiviassero l’era dei comitati elettorali usa e getta: il tempo della campagna per il voto per poi tornare a chiudere le sedi e congedarsi dall’impegno. Si dovrebbe dialogare con le persone nelle sezioni, non bastano i social, in sedi operative presenti in ogni zona del territorio. Nel frattempo, l’invito è a votare con senso di responsabilità, interrogando la propria coscienza e lasciando stare le vecchie e ormai mortifere logiche clientelari.
Il tappo è saltato, il tempo delle facili promesse è passato, e solo una seria progettualità ci potrà salvare. Pensiamo a quanto ricco di varietà sia il nostro territorio metropolitano, a quanto dovrebbe essere naturale rafforzarne le connessioni e “fare squadra” con Reggio in uno Stretto da aprire alla bellezza e a idee nuove.
Questa citazione, a volte abusata, di Italo Calvino, da “Le città invisibili”, dovrebbe diventare un manifesto politico e culturale per le nostre realtà, così stanche e depauperate: “Cercare e saper riconoscere chi e che cosa in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Buon voto a tutte e a tutti.
Finiamola di lamentarci, pensiamo in positivo e, se proprio vogliamo continuare a fare gli gnorri, guardiamo cosa stanno facendo in Russia, in Iran, in Afghanistan, in Nigeria…
Penso che ci sia gente che sotto sotto si auguri che in questa nostra città non cambi mai nulla, in modo da avere un valido motivo per poter continuare a lamentarsi…
Lo Stretto ha una sua identità, comune alle due sponde. Le due province dello Stretto fino a pochi anni fa, contavano oltre 1.500.000 di abitanti, oggi ridotti a 1.300.000. Le regioni hanno drammaticamente isolato lo Stretto, spogliato dei suoi uffici, delle dirigenze, dei comandi militari e di polizia. L’unica soluzione è creare la regione dello Stretto di Messina, oppure due province autonome, come Trento e Bolzano. Messina vede Reggio e Reggio vede Messina, unite da una bellissima manciata di km, lo Stretto. Palermo, Trapani, sono a centinaia di km, così come Cosenza e Catanzaro, troppo lontani, non hanno alcun interesse per l’area dello Stretto, anzi, portano sul loro territorio finanziamenti e strutture, Messina è isolata in Sicilia, Reggio è isolata in Calabria. Ogni giorno tanti pendolari si spostano tra Reggio e Messina, per lavoro, studio, visite mediche ect. Qualsiasi struttura realizzata a Reggio o a Messina serve tutta l’area dello Stretto. Una regione dello Stretto è fondamentale per un territorio che è fisicamente tra Sicilia e Calabria, e viene gestito a metà come periferia di queste regioni.
Finanziamenti, strutture, investimenti, sviluppo economico, e tante altre cose belle da augurarsi. Ma chi si augura che tali cose possano sopraggiungere di pari passo ad una crescita civile e culturale della popolazione? Nessuno ne parla. L’aspetto economico-occupazionale ha il monopolio su quello civico e culturale. Ma le due cose non possono esistere (o almeno non dovrebbero) esistere separatamente. Se non vi è civiltà e cultura i soldi fanno molto più male che la ristrettezza economica. Gli ignoranti arricchiti sono il peggior disastro che una società possa augurarsi.
Se Messina si trova così in basso la colpa è soltanto di noi Messinesi che abbiamo permesso ai signori “pseudo politici” di portarla a questo stato. Purtroppo da anni parliamo di questo, di quello, ma quando andiamo a votare basta un pezzo di pane per cambiare tutto. Questa purtroppo è la meschina realtà, questa è la nostra cultura, chi ci ha amministrato x anni conosce bene i suoi polli. Povera Messina!!!!