Certo che m'arrabbio

Coronavirus, diario di bordo. Cateno “Scatena” il Vespro di Messina e la difende

Venerdì 27 marzo

Caro diario, sono stata alla casa di riposo Come d’incanto nei momenti più drammatici. Anzi, in realtà sono stata “davanti” alla casa di riposo, perché non si poteva entrare.

In prigione col nemico invisibile

E’ stato terribile. Fuori, noi, l’Asp, la titolare, il sindaco, l’assessore, l’avvocato. Dentro, affacciati alle finestre, gli operatori e le operatrici che ascoltavano un verdetto di condanna. Non nascondo che ho pianto andando via. E’ stato come essere davanti al vetro di una prigione. Oltre quel vetro un condannato innocente. Il sindaco stava dicendo alle operatrici che dovevano restare lì, accanto agli anziani, nonostante tutto. E quel nonostante tutto voleva dire nonostante il rischio per la propria e altrui salute. E nonostante i gravissimi errori dell’Asp nell’affrontare la questione.

…e sono arrivate le ambulanze

Ho visto il sindaco gridare come un pazzo in quei giorni, sbraitare contro il mondo intero. Poi ho visto le ambulanze e i tamponi. Sette giorni dopo. Ho visto l’assessore Minutoli trasportare avanti e indietro mascherine, tute, guanti per gli operatori “condannati”. Ho visto tutto questo. E ho visto tre giovani volontari varcare quella soglia, consapevoli che si sarebbero presi cura di nostri “nonni” al 90% positivi. Ho visto i “nostri figli” andare in auto dei “nostri nonni”. E ho visto Cateno De Luca, sbraitare, urlare, sputacchiare al microfono e intimare ordini a destra e a manca. E poi, ripeto, sono arrivate le ambulanze, i medici, i tamponi per tutti. Sia chiaro, a me non piacciono i toni e le parole del sindaco. Non le giustifico. Del resto lui sa bene come abbassare i toni e dovrebbe farlo.

L’assalto allo Stretto

Caro diario, sono stata alla rada San Francesco l’altra sera. A Tempostretto arrivavano foto, video, di assalti agli imbarchi e ai treni. Roma è lontana. Lontanissima. Conte aveva chiuso l’Italia e i nostri figli, i nostri zii emigrati, i nostri fratelli, si accalcavano per tornare senza pensare ai decreti, alle autocertificazioni che cambiano ogni 7 ore. Senza burocrazia. Ho visto un sindaco urlare, “arrestateci tutti ma da qui non si passa”. L‘ ho visto sbraitare, sputacchiare al microfono, dire cattive parole. Poi sono arrivati i controlli veri. Si sono fermati i mezzi a Villa San Giovanni, si è scoperto che davvero lo Stretto stava diventando un colabrodo.

L’assalto ai treni

Ho visto tutto questo. Sono stata all’arrivo dell’Intercity. Nei giorni precedenti l’allarme e il dolore dei ferrovieri, dei marittimi era rimasto INASCOLTATO. Non avevano alcun tipo di presidio di sicurezza. Alla stazione ho visto scendere ragazzi con valigie di ogni dimensione, spaventati persino a rispondermi. Ho pensato a mio figlio, che era a casa con me. Al sicuro. Ho pensato a quegli sciatori sciagurati che non si sono autosegnalati al rientro (molti di loro invece si sono regolarmente autoisolati ed autosegnalati) . C’era una figlia che aveva accompagnato la madre a Roma per assisterla nelle cure e doveva tornare a casa. Ore ed ore in treno. Ho visto tutto questo. Ed ho visto un sindaco sbraitare, urlare, agitarsi, insultare tutto e tutti. E finalmente avere risposte. Anche in questo caso, non mi piacciono i toni e tantomeno gli insulti alle istituzioni.

Mai un vaf…

Personalmente non riesco a dire vaff…di presenza neanche a chi detesto. Non riesco a scrivere parolacce nei miei articoli e nei titoli. Figuriamoci mandare a quel paese un ministro della Repubblica. Ho un linguaggio molto colorito, ma che uso solo in via informale. Mai direi vaff neanche a un sindaco. Ma il “Vaffa Day” l’ha inventato per primo Grillo. Lo ha sdoganato in politica. Non plaudivo Grillo quando lo gridava non plaudo De Luca che lo grida adesso.

Un sindaco che difende Messina

Però una cosa la devo dire. Non ho mai visto un politico messinese difendere in questo modo Messina. Mai. Stare VERAMENTE, FISICAMENTE 24 ore su 24 ovunque ci sia un’emergenza, ovunque ci sia una criticità, invadendo competenze, case, privacy, telefonini. Adesso è ovunque pure in tv. Non ho mai visto un sindaco SFIDARE LE ISTITUZIONI PER DIFENDERE MESSINA così come ha fatto lui. Sembra un cane da guardia. Chi ha cani da guardia lo sa che non usano il bon ton. Al pastore tedesco o al dobermann mica gli insegni di abbaiare con eleganze. Quello per difendere casa nostra sbraita, abbaia come un pazzo, morde, sputacchia.

Il coraggio di urlare

Ecco, un sindaco che ha il CORAGGIO di dire alle operatrici di quella casa di riposo, che sono lì per ERRORI GRAVISSIMI DI ALTRI, che devono avere pazienza e rischiare ancora, non l’avevo visto. E la soluzione l’ha trovata LUI. Io sono TESTIMONE di questo. Sono felice che finalmente il dg del Policlinico Laganga abbia avuto un ruolo di coordinamento, perché finora questa parte è venuta a mancare. Se le ambulanze sono arrivate in via I Settembre è perché un sindaco ha gridato come un pazzo. Se fosse stato a casa, sul divano, a dire “perdindirindina” a scrivere comunicati stampa o a fare il burocrate, non avrebbe risolto nulla. I tamponi sarebbero arrivati ad aprile. E avremmo contato più morti di quelli che finora abbiamo contato (sono 4 su 71 anziani, ma i ricoverati sono 60…..fate voi le percentuali). Stesso discorso per lo Stretto. Se fosse stato, come ha fatto Musumeci, nel suo bunker scrivendo post e comunicati stampa, col bon ton del mio cocker, non avrebbe ottenuto NIENTE.

La forma è sostanza

Si dice spesso che la FORMA E’ SOSTANZA. E’ vero, e chiunque nel nostro cuore, avrebbe voluto dire allo Stato, che è risultato ASSENTE, in quelle ore drammatiche “per favore vai altrove in questo momento”. L’ha detto lui per noi. Per la prima volta un politico ha preso le difese di Messina gridando, indignato, sputando rabbia. L’ha fatto male. Ai tempi dell’Unità d’Italia, nel post 1908, ai tempi dei vespri l’avrebbero fucilato o considerato un brigante. Non s’insultano le istituzioni.

Colonizzati in giacca e cravatta

Però se si salveranno vite a Messina, se non ci sono migliaia di persone che fanno assembramenti in barba alle regole, se la burocrazia e le conseguenze di una sanità depredata dai mezzo secolo di mala politica, lo si deve al sindaco volgare. Ci hanno reso colonia indossando giacca e cravatta. I politici messinesi per decenni si sono messi in ginocchio davanti alla classe politica nazionale, in cambio di briciole. Hanno usato un linguaggio forbito. E ora Messina è quella che è.

Per cortesia…..

Ripeto, non condivido le offese al Ministro e i toni accesi. Allo stesso modo Messina non è colonia. Quindi, per cortesia, con eleganza e con estrema educazione: tornate a denunciarci in un altro momento, che adesso abbiamo da fare. Dobbiamo riparare ai danni fatti in decenni di silenzio.