Coronavirus

Coronavirus, un gruppo di giovani messinesi scrive a De Luca: “Non ci rappresenta”

Una lettera scritta e firmata da giovani messinesi spontaneamente riuniti per un’intenzione comune: fare presente al sindaco De Luca e alla comunità la profonda delusione nei confronti delle modalità con cui è stata gestita l’emergenza da Covid-19.

«Signor Sindaco, ci dissociamo, anzitutto, dai suoi modi. Questi, altisonanti, aggressivi e spesso volgari, hanno reso ancor più difficile un dramma come quello che la città stava e sta ancora vivendo. I toni che ha utilizzato contro cittadini ed istituzioni hanno mancato di rispetto non solo nei confronti di chi, giorno dopo giorno, veniva preso di mira, ma anche nei confronti della città stessa che non si riconosce in questo tipo di dialettica. Per quanto “i modi” possano essere considerati, entro certi limiti, secondari ai contenuti, in una situazione emergenziale ne assumono la stessa importanza, fino a diventare essi stessi contenuti.

Più volte sono stati presi di mira singoli cittadini che, colti in flagranza mentre violavano le norme della quarantena, sono stati da lei messi alla gogna mediatica sui suoi social. Infatti, pubblicando, incurante, fotografie e contenuti degli stessi senza il dovuto consenso, non ha fatto altro che violarne la privacy, cavalcando il momento d’incertezza e convogliando su singole persone la frustrazione e la paura generale. Abbiamo assistito ai suoi interventi in TV e alle dirette quotidiane sui social. Il più delle volte i suoi toni sono stati offensivi e hanno nascosto il reale messaggio che voleva e doveva passare. Infatti, nonostante i contenuti che denunciava fossero pertinenti, ha preferito catalizzare l’attenzione su di sé piuttosto che farsi portavoce concreto delle esigenze della comunità.

Certo, i media hanno parlato molto di lei, Signor Sindaco, per le sue invettive, ma questo non ha portato alcun risultato. Ancora una volta abbiamo avuto la prova di quanto sia inutile e controproducente una politica di rabbia rispetto ad una politica dialogica, costruttiva ed inclusiva. Ha utilizzato termini impropri per la situazione: “coprifuoco”, “esercito”, “carri armati”, mentre una macchina con altoparlanti portava in tutte le case la sua voce che ci “ordinava” di non uscire. Creando una sensazione di allerta e di panico, ha procurato disagio psicologico specialmente nei più deboli, come bambini ed anziani.

Il suo modus operandi è stato fortemente individualistico e questo ha minato, se non impedito del tutto, la collaborazione con le altre istituzioni. In un periodo critico e di urgenza globale la città di Messina si è quindi trovata sola e divisa al suo interno, senza spazio per una cooperazione tra le parti che avrebbe prodotto misure più ragionate, condivise ed efficaci. Signor Sindaco, siamo giovani ma maturi a sufficienza da saper riconoscere cosa ci rappresenta e cosa no. Sappiamo ciò che ci saremmo aspettati da Lei, cosa non è stato fatto, cosa ci ha deluso e, a volte, messo in imbarazzo.

Alla luce di quanto detto, sorgono in noi domande che in molti, nonostante il silenzio, Le vorrebbero porre: fino a quando la città di Messina sarà il Suo teatro di vana belligeranza tra istituzioni per una personale ricerca del consenso? Fino a quando dovremo assistere agli effetti che la suddetta belligeranza produce, creando divisioni tribali, alimentando invidia e odio sociale? Per quanto tempo ancora pensa che questo stato di permanente e quotidiana ricerca del conflitto possa essere sostenuto dalla comunità messinese? Non pensa che alla fine la città ne uscirà stremata, privata delle energie e delle risorse che sarebbero necessarie per la ripartenza?

Tali domande celano un dubbio, purtroppo consolidato. Il dubbio è che Lei abbia scelto – in un contesto di emergenza – la facile speculazione sulla paura, monopolizzando la tragedia e dandone una Sua narrazione, a tratti colorita e contraddittoria e spesso irrispettosa e volgare, in barba al dolore di una comunità che piange il presente e teme il futuro. Sarebbe invece auspicabile orientarsi verso una solidarietà costituzionale tra istituzioni e cittadini. La invitiamo quindi, con umiltà e rispetto per il ruolo che ricopre, a ritrovare quell’equilibrio necessario al rilancio della Città per un futuro all’altezza della storia di Zancle.

La storia di una falce che è stata creata dall’uomo, non per mortificare ma per coltivare, non per offendere ma per raccogliere un orizzonte in cui tutti siamo solidali cittadini al servizio della nostra amata Comunità.

I firmatari:

  • Alberto Baldone
  • Marco Bavastrelli
  • Andrea Casu
  • Orazio Catarsini
  • Antonio Chillé
  • Saverio D’Aquino
  • Umberto De Luca
  • Roberto Forestieri
  • Marco Gervasi
  • Giuseppe Maisano
  • Antonio Mandolfo
  • Sofia Marabello
  • Massimo Marano
  • Domenico Mazza
  • Antonino Micari
  • Franz Moraci
  • Antonio Nuccio
  • Giuseppe Ruslan Pirrotta
  • Emilio Puglisi Allegra
  • Andrea Scimone
  • Chiara Siclari
  • Vincenzo Signoriello
  • Mario Spinella
  • Giovanni Valente
  • Giuseppe Ziino