la storia

Coronavirus, un messinese a Milano: “Siamo in trincea, restare è un atto d’amore”

Il risentimento contro i nostri stessi fratelli. Contro i figli di una terra che li ha costretti ad andar via e che nel momento del bisogno ha deciso di tornare a casa. E’ forse una delle pagine peggiori di questa emergenza Coronavirus. La paura nei confronti del virus anche a Messina ha portato quasi a rinnegare figli, fratelli, amici, cugini, che sono rientrati. Come se il fatto che arrivassero dal nord significava automaticamente che fossero portatori di malattia. Purtroppo hanno rappresentato un rischio concreto, di cui non conosciamo ancora la portata. Anche se la speranza è che una volta in terra siciliana abbiano rispettato le regole per evitare contagi.

In tanti hanno scelto invece di rimanere nelle nuove città adottive. Storie di ragazzi che con il cuore piccolo e il pensiero oltre Stretto stanno vivendo l’emergenza Coronavirus lontani da casa. Nessuno di loro però ha giudicato la scelta di tornare di altri. Perché sanno che la paura fa brutti scherzi, soprattutto quando sei solo e lontano.

Tra di loro c’è anche Paolo Silipigni, messinese che vive a Milano. E che ha deciso di restare come atto di amore per la sua Messina.

«In tanti sono tornati per combattere questa battaglia tra le mura amiche. Altri invece, come me e altri miei cari amici, abbiamo deciso di restare in trincea, perché di questo parliamo. Trincea perché siamo nel focolaio di Milano, siamo soli in delle mura che non sono e non saranno mai la nostra casa, ma abbiamo sposato questo atto d’amore verso la nostra città verso la nostra terra verso i nostri cari.Viviamo con la voglia matta di ritornare a sentire il profumo del mare di vedere e riabbracciare i nostri cari e questo è quello che ci fa reggere in questo momento difficile.

Non contesto chi invece ha deciso di lasciare la Lombardia per recarsi a casa. Sono scelte del momento in un momento in cui nessuno è preparato e se magari qualcuno ha pensato che vicino ai cari riesce ad affrontarlo meglio non lo posso condannare. Mi auguro solo che abbia messo in sicurezza se stesso e i suoi cari, rispettando le regole. Mi auguro anche che Messina possa essere ligia perché solo cosi potremmo tornare ad avere un’esistenza normale. E magari ne usciremo più forti e più ricchi, perché daremo importanza ai gesti che abbiamo spesso messo da parte.

La lezione credo che la impareremo per bene, almeno io la studio ogni giorno qui e sono molto preparato, prenderò 10… e non vedo l’ora di tornare ad riabbracciare forte forte forte, ma intanto Messina non mollare. Rimanete a casa non è per sempre»