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UniMe. Al voto per i tre candidati a rettore, una “città universitaria” da rilanciare

MESSINA – S’avvicina la data del primo voto: il 23 novembre. L’economista Michele Limosani, il costituzionalista Giovanni Moschella e la medica del lavoro Giovanna Spatari (nella foto di Franco Maricchiolo): chi diventerà rettore o rettrice? Come Tempostretto, nel confronto da noi promosso con i tre candidati, nel Salone degli specchi della Città metropolitana, ci siamo soffermati su “Messina città universitaria” e sulla necessità di uno scambio fecondo tra territorio e Ateneo.

Limosani: “Mettere insieme Università, centri di ricerca, imprese e politica”

Ha affermato il direttore del Dipartimento di Economia, Michele Limosani, durante l’incontro: “La città è la sua Università. Una città che ha la sua Università è molto diversa da una città che non ha questa presenza. L’Università plasma l’anima di una città. È il più importante giacimento culturale. È la sede in cui si forma il libero pensiero. È il luogo in cui si forniscono gli strumenti per comprendere la complessità in cui viviamo. È il luogo in cui si educa al bello e si plasma la coscienza democratica. Ha un ruolo fondamentale. Ma faccio pure un esempio concreto. Quando c’è stata la crisi energetica del nostro Paese, il nostro governo ha lanciato una call per l’individuazione dei distretti energetici. Si parlava di Mediterraneo hub energetico del Paese e si chiedeva ai territori di esprimere candidature perché sul territorio potessere nascere attività, in modo da consentire creazioni d’imprese e posti di lavoro. Messina era una candidata naturale. Ma ciò non è avvenuto e non siamo stati riconosciuti distretto energetico. Né la regione siciliana, né il territorio cittadino”.

Ha continuato l’ordinario di Politica economica, prorettore quando alla guida dell’Università era Pietro Navarra: “Messina era la sede naturale perché noi abbiamo una presenza di centri di ricerca, con il Cnr, che su questi temi hanno una competenza elevatissima nel Paese e in Europa. Poi c’era l’Università, con le aree delle scienze, che ha competenze, ricercatori e centri di ricerca riconosciuti in tutta l’Europa. Abbiamo a Milazzo delle imprese innovative nel campo delle energie e fonti alternative. C’è un sistema universitario, su questi temi, che forma ogni giorno brillanti ricercatori. Che cosa è mancato? Mettere insieme tutto questo. Le possibilità che offre l’Università, quelle che offrono i centri di ricerca, quelle che offrono il mondo produttivo, mentre la politica doveva fare da collante. Potevamo far nascere qui, su questo territorio, un distretto energetico che avrebbe creato occupazione. Il tutto mettendo insieme scienza, conoscenza e opportunità di lavoro. Ecco perché insisto sull’importanza del sistema universitario. Può determinare il futuro di un intero territorio”.

Moschella: “Un’Università proiettata nel territorio”

A sua volta, ha evidenziato l’ex prorettore vicario Giovanni Moschella: “Tempostretto ha ripreso uno dei temi con cui ho avviato il mio programma elettorale. Proprio la parte introduttiva poneva una questione: Messina città con l’Università o città universitaria? In questa seconda definizione esprimo quella che è la mia idea di Università. Di come si deve articolare con il territorio. Di come l’Università può incidere profondamente sulle scelte del territorio. Riguardo ai distretti energetici evocati dal professore Limosani, vorrei sottolineare che la scelta non è stata dell’Università, anzi è stata subita dall’Università. Si tratta di un processo politico ma io credo che l’Università debba avere un ruolo del tutto autonomo dalla politica. Deve essere un soggetto propositivo. La mia concezione d’Università è quella di un locus che elabora idee e progetti, che sviluppa e promuove il confronto. E che può avere un ruolo determinante per lo sviluppo del territorio”.

Ha proseguito l’ordinario di Istituzioni di diritto pubblico: “Per un lungo periodo di tempo, la nostra Università e forse anche le altre italiane hanno avuto un approccio autoreferenziale. Avveniva un dibattito a livello scientifico ma senza proiettarsi nel territorio. Negli ultimi anni, e non mi riferisco solo all’ultimo mandato, il ruolo dell’Università nel territorio si è sviluppato in maniera diversa attraverso un rapporto proficuo con le istituzioni. Non è stato facilissimo. Come prorettore vicario, ho intessuto una serie di rapporti istituzionali. Rapporti con le istituzioni, con i soggetti economici e l’associazionismo perché la mia idea è che l’Università s’integri alla perfezione con il territorio. Voglio fare un esempio: l’Università ha acquistato anni fa l’ex hotel Riviera. Io da ragazzo abitavo proprio in quella zona ed era una via importante della città. Molto frequentata e piena di negozi e attività commerciali. Negli ultimi quindici anni, invece, si è trasformata in una specie d’area di periferia. L’acquisto del Riviera grande hotel non solo ha l’obiettivo di risolvere molto parzialmente la questione degli alloggi abitativi, ma ha anche un impatto formidabile sul territorio. La presenza di tanti studenti e di spazi vasti dedicati allo studio, alla socializzazione, alle attività culturali e ricreative avrà un impatto importante per lo sviluppo di quell’area”.

Spatari: “Rendere l’Università più attrattiva per trattenere i nostri giovani”

Da parte sua, ha rilevato Giovanna Spatari, presidente della Società italiana di medicina del lavoro: “Per il rilancio di questa nostra Università, integrata nel tessuto della città, io immagino un’offerta formativa sempre più capace d’intercettare il bisogno d’istruzione dei nostri giovani. E non si può nemmeno prescindere dalle realtà industriali del territorio. Così noi potremo spingere a favore di un’offerta formativa nella quale i nosti ragazzi potranno effettuare i tirocini presso le aziende e avere anche una possibilità di lavoro futuro. Noi dobbiamo essere molto bravi a trattenere i nostri giovani. Non abbiamo una tradizione strutturale da campus, essendo un’Università antica, ma dobbiamo renderla sempre più attrattiva nel campo delle infrastrutture e dei servizi per i giovani, con una serie di poli nei quali svolgere diverse attività”.

Ha osservato l’ordinaria di Medicina del lavoro: “Questa è una scommessa importante. Ogni giovane che va via da Messina, fermo restando che siamo lieti che i giovani vogliano fare esperienze fuori, non torna più qui. Trova lavoro fuori e, negli anni successivi, le famiglie tendono a spostarsi. C’è una ricaduta negativa in termini sociali”.

La docente, che come prorettrice aveva la delega al Welfare e alle Politiche di genere, ha ricordato, nel corso dell’incontro, Angela Bottari, morta di recente: “L’onorevole (tre volte deputata, n.d.r.) ha dato un contributo importante alla crescita culturale del nostro Ateneo. È stata una protagonista, animando corsi, seminari, convegni. E ci ha dato un grande supporto, con generosità, sui temi di genere, dei diritti delle donne e della parità. Anche l’Università ha un debito di riconoscenza nei suoi confronti ed è doveroso ricordarlo”.

Fotografia di Franco Maricchiolo per gentile concessione.