Politica

Ponte sullo Stretto, la partita è politica. Quando Salvini diceva “no” e il Pd “sì, forse, poi”

“Non sono ingegnere, mi preoccupa che non ci siano i treni per raggiungere il Ponte sullo Stretto: sono d’accordo con il Renzi di prima, quando lo contrastava”.

Così, nel 2016, l’attuale ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Una dichiarazione in totale antitesi con la sua posizione attuale, quella di sostenitore numero uno del progetto.

Ma Salvini non è certo l’unico ad aver cambiato idea. E il Ponte sullo Stretto è l’opera principe sulla quale scatenare la lotta politica, tanto che l’opinione di tanti cambia a seconda che si trovino al Governo e all’opposizione.

L’esposto

Per l’attuale segretaria del Pd, Elly Schlein, il progetto del Ponte è “inutile, costosissimo e dannoso”, tanto da aver firmato un esposto insieme ai deputati Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra) e Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana). Sul tema, almeno al momento, appare defilato invece il Movimento 5 Stelle.

E se Alleanza Verdi e Sinistra insieme alle ultime elezioni hanno raccolto il 3,5 % delle preferenze, un numero molto più alto di italiani si è sentito rappresentato da Pd (19 %) e 5 Stelle (15 %).

Pd e 5 Stelle

Ma cosa dicevano qualche anno fa e cosa dicono oggi i più alti rappresentanti del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle? Quand’erano al Governo “mascheravano” la loro posizione con un colpo al cerchio e uno alla botte, ora che sono all’opposizione sono venuti chiaramente allo scoperto.

Per qualche anno il tema non è stato neanche affrontato. Poi, a specifica domanda, l’ex ministro Graziano Delrio (Pd) prima disse che non era una priorità, poi che il Governo era pronto a mettere soldi pubblici e infine che “prima o poi si farà”. Secondo l’ex sottosegretario Claudio De Vincenti (Pd), invece, il ponte era una “ipotesi reale importante” ma “prima le infrastrutture”.

Poi fu la volta dell’ex presidente Giuseppe Conte (5 Stelle), che prima rilanciava l’idea del tunnel (scartata da tutti gli esperti del settore), poi diceva che avrebbe valutato il progetto “senza pregiudizi” e che serviva “un miracolo di ingegneria”, per poi rispolverare il ritornello delle priorità.

Quando cambia il governo, che dice il suo sì netto al Ponte, Conte passa dal ni al no deciso: “di concreto solo chiacchiere” e “sembra che lo lascino fare per sfogare capriccio di Salvini”.

L’ex ministra Paola De Micheli (Pd) prima parlava di pista ciclabile per poi dire il suo sì convinto al Ponte, ma al progetto a tre campate, non a campata unica, secondo alcuni un altro modo per rinviare tutto alle calende greche. Tutto basato su una relazione affidata dal Ministero a un gruppo di esperti, che sottolineano la “necessità di un collegamento stabile” ma dicono che potenzialmente sarebbe più conveniente l’ipotesi a tre campate. Solo potenzialmente, perché “andrebbero approfonditi i temi relativi alla risposta delle pile in acqua rispetto ad eventi sismici e alle forti e variabili correnti marine”, oltre a “interazione con la navigazione sia in fase realizzativa che in esercizio” e “criticità ambientale per l’interazione delle pile con l’ambiente marino (biodiversità fondali cetacei)”.

Così anche l’ex ministro Enrico Giovannini, che proponeva nuovi studi, analisi e dibattiti pubblici. Da ni, forse, poi vediamo… a no.

Negli ultimi anni, ricapitolando, la posizione di Pd e 5 Stelle, quand’erano al governo, oscillava tra nì, forse e sì ma poi vediamo. Oggi, all’opposizione, diventa un no netto. E il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina diventa il progetto del “Ponte di Salvini”.