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Tra le pagine chiare e le pagine scure, 7 giorni a Messina e non solo

MESSINA, SETTE GIORNI D’ORDINARIA FOLLIA – “E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure”. In uno degli incipit più belli della canzone italiana, De Gregori sintetizzava così l’essenza della vita. Tutto questo si può trasportare anche alla professione del giornalista che, mentre tutto scorre, non deve dimenticare alcuni punti fermi. Fissare dei temi chiave che non vanno lasciati all’oblio o fatti annegare nel flusso inarrestabile dell’informazione. Ci vuole uno sguardo dall’alto, per cogliere l’insieme, per poi calarsi dentro i fatti, alla ricerca di dettagli rivelatori.

In questi sette giorni abbiamo utilizzato l’immagine del cavallo morto in via Catania come simbolo di una Messina su cui non smettere d’indagare, tra possibili corse di cavalli clandestini e la sensazione, dominante in lettrici e lettori, che nulla cambi o che cambi troppo lentamente. E così si rischia di rassegnarsi alle corse dei cavalli e a molte altre piccole e grandi illegalità. E crudeltà. E ingiustizie.

Miriam, Carlo e i troppi morti sulla strada

Ma questa è stata soprattuttto una settimana triste, con i tre morti sulla strada in 24 ore nel Messinese. Tre incidenti mortali. Tra i cambiamenti necessari, la cura e l’attenzione per la vita, la propria e soprattutto quella degli altri, deve essere al centro dell’agenda quotidiana di ognuno di noi. Miriam e Carlo, per rimanere a Messina, erano due giovani che dovevano continuare il loro percorso. Su questa guerra non dichiarata in strada bisogna fare molto di più in termini di prevenzione.

Nel frattempo, tra la guerra in Ucraina e le troppe emergenze nazionali e internazionali, papa Francesco ci ricorda la vergogna europea delle morti in mare. La nostra vergogna perché l’immigrazione potrebbe essere gestita in modo razionale e umano, con permessi di soggiorno, visti per lavorare e studiare, un diritto d’asilo con meno burocrazia e ostacoli. È vero, finita la demagogia da campagna elettorale, il governo apre al decreto flussi con 452mila ingressi in tre anni, perché dei migranti si ha bisogno. Tuttavia, per mutare radicalmente le politiche sui migranti, devono cambiare i paradigmi, i modelli culturali e i muri mentali.

Basta accordi con la Libia e in generale con gli aguzzini. Sì a un Europa libera e senza fili spinati come avrebbero voluto David Sassoli e Antonio Megalizzi, ricordati ieri con l’inaugurazione di una “panchina europea” a Villa Dante.

Da emergenze internazionali a quelle nazionali e locali, questa settimana siamo ritornati sul problema casa a Messina. Noi sosteniamo la necessità di una nuova stagione dei diritti e dei doveri. Coloro che occupano le case a canoni agevolati, senza averne i requisiti, sottraggono le abitazioni a chi ne ha diritto. Allo stesso modo, quelli che si rifiutano di pagare per motivi non legati all’indigenza creano un danno alla collettività. Non è più tollerabile che, mentre le politiche sociali fanno fatica a rispondere a tutte le esigenze, viga la legge della prepotenza. Legalità e giustizia sociale devono camminare insieme.

Tra “le pagine chiare e pagine scure”, bene i grandi eventi, da Tezenis (ma per il futuro serve uno spazio più sicuro o una gestione differente per evitare i rischi d’affollamento) a Tiziano Ferro, purché si lavori pure per una programmazione culturale, sociale, sportiva lunga e ad ampio respiro. E un plauso alla signora Francesca Roberto, classe 1949, diplomatasi allo “Jaci” e che adesso pensa alla laurea: “Mi appassiona arricchire il mio bagaglio culturale”. Una lezione di passione e tenacia davvero speciale.

Bene l’idea di fare un ragionamento ampio sul turismo a Messina, valorizzando i dati in crescita. Male l’arretratezza in termini di diritti e garanzie, e non solo in questo settore, come ha denunciato la Cgil. Su molti fronti, in questo territorio, siamo ancora all’anno zero.