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Coronavirus. All’Università una maschera da snorkeling diventa maschera per la terapia intensiva

Da una maschera da snorkeling a una maschera per la terapia intensiva. In questa emergenza Coronavirus, l’Università di Messina continua a restare in prima linea. Così, dopo la produzione made in Messina di un gel igienizzante per le mani, ecco un’altra sperimentazione che stavolta arriva dal Dipartimento di Ingegneria.

La trasformazione di una maschera da snorkeling, commercializzata da una nota azienda di articoli sportivi, in una maschera C-PAP ospedaliera per terapia subintensiva sarà testata oggi stesso dall’AOU  ‘G. Martino’- ha detto il Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea-. Si tratta del terzo segno tangibile, dopo la produzione del gel disinfettante e l’apertura di uno sportello di ascolto psicologico,  frutto del lavoro delle eccellenze del nostro Ateneo. Ringrazio il Dipartimento di Ingegneria per quanto è riuscito a produrre in pochissime ore,  a dimostrazione del fatto che siamo vigili e che il nostro impegno è costante”.

E’ una rete formata dalle competenze nella stampa 3D, presenti al Dipartimento di Ingegneria  e presso l’ azienda Irritec di Capo d’ Orlando (con la collaborazione dell’ing. Sveva Arcovito di Sicindustria),  che sta realizzando la trasformazione della maschera da snorkeling commercializzata da Decathlon in una maschera C-PAP ospedaliera per terapia subintensiva.

Prendendo spunto dall’idea sviluppata dall’ing. Cristian Fracassi di Isinnova – che ha messo a disposizione i disegni gratuitamente – il prof. Giacomo Risitano, ricercatore di “Costruzioni di macchine”, l’Ing. Filippo Cucinotta, docente a contratto di Disegno Tecnico Industriale e il dottorando Fabio Salmeri del Dipartimento di Ingegneria di UniMe, coordinati dal Direttore del Dipartimento prof.ssa Candida Milone, hanno messo a punto la stampa del componente, prototipo per il raccordo della maschera al respiratore e realizzato il dispositivo.