Politica

“Il ponte è inutile, dannoso per il sud e superato”

MESSINA – Tra i no al ponte sullo Stretto quello dell’economista Guido Signorino, ex vicesindaco e assessore della Giunta Accorinti, risulta più pragmatico. Se Michele Limosani, direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Messina, è favorevole alla grande opera, il suo collega di Unime è contrario. Ma perché? Risponde l’esponente del Comitato “Invece del ponte”, precisando che in una prima fase era favorevole: “Vedendo i documenti e il progetto, mi sono ricreduto. Dal punto di vista economico, non ha nessuna possibilità di essere utile. Il ponte corrisponde a un’idea antica del rapporto fra Sicilia e continente. Non è adeguato ai tempi. Fino a cinquant’anni fa poteva starci. Adesso lo sviluppo dei trasporti va in un’altra direzione, che è quello dell’intermodalità e del decongestionamento delle strade. La priorità dell’Unione europea, sul piano della strategia per i trasporti sostenibili, dal 1999, è decongestionare, togliere traffico pesante e leggero dalle auto e ridurre l’inquinamento del traffico veicolare”.

Continua l’economista (nella foto in occasione dell’audizione in Commissione ponte): “La grande opera va nella direzione opposta. Per poter stare in piedi, dai documenti di progetto, ha la necessità di moltiplicare il flusso veicolare. Di conseguenza, dal punto di vista trasportistico, non è adeguato. L’Unione europea sostiene che il traffico deve passare dal gommato al marittimo o treno. Nel primo caso, le autostrade del mare sono il sistema di miglioramento ed efficienza nella riduzione dei tempi. Bisogna investire sulla risorsa dell’insularità, che non è una condanna o un male economico. La Calabria, che non è senza continuità territoriale con il resto dell’Italia, ha un prodotto interno lordo inferiore a quello siciliano. E la Sardegna ha un pil superiore a Campania, Puglia, Sicilia e Calabria”.

“Bisogna realizzare un sistema portuale efficace e puntare sullo sviluppo di Gioia Tauro”

Ma qual è la soluzione per l’economista? “Trasformare la Sicilia in una vera piattaforma logistica, con perno il porto di Gioia Tauro. Al contrario, il ponte, in prospettiva, costituirà una barriera per questo porto. Perché? Perché il franco navigabile di 65 metri e mezzo (72 metri in assenza di traffico ferroviario, ndr) non consentirà alle portacontainer ultra large, che saranno il trasporto di domani, di raggiungere Gioia Tauro, obbligando a circumnavigare la Sicilia e puntare su Barcellona, Valencia, Marsiglia e altre mete. Da qui un grande danno all’economia delle regioni del sud d’Italia”.

Aggiunge Signorino: “Ecco quello che bisognerebbe fare: puntare sullo sviluppo di Gioia Tauro e realizzare un sistema portuale capace di sfruttare questa risorsa, mantenendo le merci in Sicilia per la seconda lavorazione e facendole ripartire via mare. Poi ci sono tante altre ragioni – economiche, sociali e ambientali – per le quali il ponte costituisce un errore. Un errore che rischia di essere capitale per le risorse del bilancio e per il deficit, in prospettiva. Inoltre, vogliamo vedere le carte per capire se è stato fatto uno studio geologico serio”. 

Intervista tratta dalla diretta di Tempostretto in occasione della manifestazione “Lo Stretto non si tocca”, 2 dicembre 2023.