Le Federazioni campane e siciliane riportano un episodio di domenica scorsa alla Rada San Francesco. Il presidente del Rugby Messina: "No alla violenza nello sport"
Momenti difficili domenica scorsa per atleti e staff del Rugby Benevento a Messina. “La squadra, in trasferta per la partita di campionato di serie B, è stata vittima di un momento di tensione e paura, in attesa dell’imbarco, nel piazzale dellla Rada San Francesco. Un gruppo di persone incappucciate, probabilmente ultras, si è avvicinato ai tre mini bus della squadra con atteggiamento minaccioso, facendo esplodere petardi e impugnando bastoni. Solo dopo aver compreso che si trattava di una formazione di rugby, gli aggressori si sono allontanati. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito, ma resta la gravità e l’amarezza per un episodio che nulla ha a che vedere con lo spirito sportivo”. A scriverlo è la Fir Campania, Federazione italiana rugby. E, a sua volta, la Fir Sicilia “esprime vicinanza al Rugby Benevento e si associa al comunicato del Comitato regionale”.
“Veniamo a conoscenza soltanto adesso dei fatti – dichiara il presidente Orazio Arancio – e siamo allibiti. Non credo sia necessario precisare che la Rugby Messina è del tutto estranea alla vicenda. Questi episodi sono il frutto di altre dinamiche, legate ad ambienti estranei al nostro sport, e non rappresentano in alcun modo la realtà del rugby”,
“Ci associamo pienamente al messaggio del collega e amico Giancarlo Melillo – prosegue il presidente della Rugby Messina –. Combattiamo ogni giorno per educare, dentro e fuori dal campo, contro ogni forma di violenza che non appartiene al nostro mondo perché assolutamente inconciliabile con i valori dello sport. Questa violenza, dentro e fuori gli stadi, non ha alcun senso. Serve un lavoro serio per costruire una vera cultura sportiva nel nostro Paese che, a dispetto delle vittorie, ne è ormai del tutto priva”. Arancio conclude con un appello. “A Rieti un brav’uomo, un padre di famiglia, ha perso la vita. Lo Stato deve intervenire con assoluta fermezza perché violenza chiama violenza e la misura è colma. E sia permesso allo sport di essere nuovamente luogo di educazione, inclusione e rispetto”.

Lo Stato dovrebbe assolutamente fare la sua parte ma … visto che oggi chi detiene le redini dello Stato è più preoccupato a mantenere viva la fobia dell’invasione (piuttosto che a pensare di gestirla) strizzando l’occhio alle frange di estrema destra che vedono il tifo più becero come la vetrina dei loro (dis)valori … al momento non rientra tra le sue priorità (finché il problema non gli scoppierà fra le mani) … a ben risentirci!