Tempi maturi per un nuovo Piano regolatore

Tempi maturi per un nuovo Piano regolatore

Tempi maturi per un nuovo Piano regolatore

mercoledì 28 Ottobre 2009 - 14:37

L’assessore all’Urbanistica Corvaja ha depositato la delibera con 47 linee guida. Ecco perché la città ha bisogno di un nuovo strumento urbanistico e a quali esigenze dovrà rispondere

I tempi sono maturi perché «si proceda alla redazione del nuovo Piano Regolatore Generale della città di Messina, aperta agli apporti e contributi di tutti i soggetti interessati». L’assessore all’Urbanistica Giuseppe Corvaja (nella foto) ha rotto gli indugi, e ha depositato stamani presso gli uffici degli affari del consiglio comunale la delibera con le linee guida per il nuovo strumento urbanistico di Messina. Un atto importante, quasi “epocale” considerato cosa è diventata questa città per via proprio di scelte urbanistiche senza dubbio di grande impatto, discutibili per qualcuno, linfa economica per altri, disastrose per altri ancora. «Il provvedimento – ha sottolineato Corvaja – è il primo passo, come previsto dalla legge, per avviare gli step necessari per la stesura del Prg e definire nuove regole e linee guida per orientare il proprio sviluppo territoriale». I punti focali di partenza per la redazione del nuovo Prg vengono chiariti da Corvaja nel corpo della delibera. Secondo l’assessore il piano dovrà dotarsi «di alcune componenti “materiali”, quali: regolazione dell’uso del suolo, cioè un nuovo assetto, limiti, opportunità, regole e norme della riorganizzazione/espansione/valorizzazione territoriale; valutazione costi/benefici delle scelte strategiche nella quale alla sostenibilità economica delle opere previste (costo degli interventi) si sommino le “ricadute” economiche, sociali e occupazionali/di sviluppo previste per le suddette scelte strategiche; copianificazione, ovvero la capacità del Piano di integrare nuove forme di Pianificazione e Programmazione di settore o di sviluppo; recupero urbano e ambientale specialistico». Ma dovranno essere tenute in conto anche altre componenti, per così dire, “immateriali”: «visione strategica ovvero un quadro chiaro degli indirizzi, che troveranno poi coerenza con le destinazioni d’uso e le modalità di sviluppo della regolazione dell’uso del suolo; patto politico solido, che impegni le forze decisionali e gli attori del cambiamento, pubblici e privati, nella visione strategica unica.

CRITICITA’ E “NUOVE EVENIENZE”

La necessità di un nuovo Prg viene presto spiegata, sempre nella delibera, da Corvaja, che elenca una serie di criticità: degrado ambientale della Zona Falcata; degrado del microambiente e dell’arredo urbano; carenza ed incuria del verde pubblico; inadeguatezza del sistema infrastrutturale della mobilità ed intermodalità e dei parcheggi; crisi delle già esigue attività produttive ad oggi operanti sul territorio messinese; insufficiente presenza, ad oggi, di adeguate infrastrutture culturali; degrado e/o scarsa fruizione delle già ridotte preesistenze ad elevata valenza architettonica e culturale; inaccessibilità alla fruizione delle bellezze Naturali e improprio utilizzo del fronte a mare; permanenza di consistenti sacche di territorio urbano caratterizzate da condizioni di estremo degrado, cioè a bassa qualità della vita, qualità fisico-formale e sicurezza sociale e territoriale (villaggi collinari, parte dell’edificazione spontanea, ecc); insufficiente presenza o improprio utilizzo di servizi pubblici urbani e territoriali; inadeguatezza delle infrastrutture di soccorso e pronto intervento, delle giudiziarie e di quelle propulsive di attività commerciali significative; inesistenza di un piano commerciale aggiornato; inadeguatezza di infrastrutture collegate all’esercizio di attività turistiche significative; nuova edificazione realizzata secondo modelli completamente indifferenti ai caratteri ed alle peculiarità dei luoghi ed all’impiego di nuove tecniche di contenimento energetico; nuova edificazione incapace di generare identità territoriali nuove; numerose aree dismesse – di varia natura, proprietà e localizzazione – edificate o parzialmente vuote.

A tutto questo si sommano quelle che Corvaja definisce “nuove evenienze”: stasi dell’incremento demografico; considerevole offerta del mercato immobiliare; massiccia presenza di soggetti (Cooperative ed Imprese Edilizie) ammessi a finanziamenti agevolati per la realizzazione di edilizia residenziale pubblica; piani per l’Edilizia Economica e Popolare ormai saturi e/o scaduti; considerevole proposta di piani di lottizzazione; vincoli del P.R.G. preordinati all’espropriazione già scaduti e reiterati; vincoli del P.R.G. di inedificabilità assoluta prossimi a scadere (anno 2012); crescente sensibilità e consolidata presa di coscienza dell’esigenza di riconsiderare il rapporto tra insediamenti e contesto ambientale; promulgazione di nuove massicce norme ambientali; cultura considerata quale fattore decisivo per costruire nuove politiche di sviluppo; presenza di importanti “contenitori” che, se opportunamente utilizzati, possono essere in grado di irradiare cultura, veicolare iniziative nate spontaneamente e scandire percorsi educativi e turistici (tra i quali il Palacultura e i Forti umbertini); contestuale presenza di numerosi ed eterogenei Piani Urbanistici di Settore o Esecutivi e differenti iniziative urbanistiche, in corso di attuazione, di redazione, di approvazione o vigenti (tra i quali, ne citiamo due, il Piano regolatore del Porto e le opere connesse al Ponte); riqualificazione di alcune importanti aree strategiche fronte mare: la Fiera; il parco ferroviario; etc.; realizzazione di nuove cruciali infrastrutture territoriali quali, ad esempio: gli svincoli autostradali; l’ampliamento del nuovo approdo di Tremestieri; il nuovo Palazzo di Giustizia; etc..

IL CAOTICO SVILUPPO URBANISTICO DELLA CITTA’

Criticità e “nuove evenienze” figlie, in parte, dello strumento urbanistico oggi vigente, la rielaborazione della Variante al Prg adottata dal consiglio comunale (con 711 tra emendamenti e “osservazioni”) nel 1998 e approvata dalla Regione nel 2002. Quella rielaborazione, scrive Corvaja nella delibera, è stata «redatta con logiche, previsioni e criteri non più attuali». Anche perché quanto accaduto in questa città negli ultimi vent’anni circa, con uno sviluppo urbanistico spesso incontrollato, si riferisce ancora al Prg cosiddetto “Tekne”, adottato addirittura nel 1975 e approvato tre anni più tardi. «L’unico Piano Regolatore di cui il Comune di Messina era dotato fino all’anno 1978 – spiega dunque Corvaja – è stato il piano “Borzì”, che interessava però la limitata parte centrale del territorio comunale, approvato nell’anno 1910, dimensionato su un periodo di venticinque anni e stravolto, nei decenni successivi alla sua approvazione, da modifiche che ne hanno praticamente triplicato la capacità insediativa. Modifiche consistenti nel progressivo innalzamento dell’altezza massima consentita e nella possibilità di soprelevare di uno o due piani gli originari fabbricati, senza alcuna limitazione volumetrica e senza preventivi e adeguati studi su vasta scala». Di fatto l’espansione edilizia della città, fino al ’78, è avvenuta «in maniera episodica, spontanea e disorganica».

Successivamente, insiste l’assessore, a causa di una mancata «visione urbanistica generale di riferimento», la situazione è stata aggravata da una serie di azioni e scelte “isolate”: approdi nella rada di S. Francesco, inceneritore a S. Raineri, Silos a ridosso della zona storica della città, attività produttive incompatibili ed invasive ubicate nella Zona Falcata, collettore autostradale solo a parziale servizio del territorio comunale. Risultato: «un insieme caotico ed incoerente di idee, piani ed iniziative». Si è innescato «un processo di “periferizzazione”, comune a tutti i luoghi edificati che si andavano realizzando al di fuori delle mura del “Borzì”, aggiungendo così ulteriori periferie ad ogni espansione già di per se nata “periferica”», la parola d’ordine è diventata “marginalità”, mentre sono stati trascurati del tutto o quasi i villaggi che costellano, da nord a sud, la città. Tra le immediate conseguenze, è avvenuto «il decadimento di quelle attività di presidio dei suoli agricoli, grazie alle quali un tempo venivano curati i terreni, tramite terrazzamenti, messa a dimora e tutela delle colture vegetali, regimentazione e raccolta delle acque piovane, etc. Decadimento di cui i recenti dissesti e smottamenti in occasione di abbondanti fenomeni piovosi sono la più evidente dimostrazione». A tutto questo c’è da aggiungere, secondo Corvaja, che «dagli anni ’60 ad oggi, si è assistito ad una lenta e generale, ma continua ed evidente, inversione di tendenza della ricerca di qualità ed eleganza nel costruire».

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