Politica

7 giorni. Ponte e confusione, le ingiustizie sui migranti e le emergenze sociali a Messina

A Messina e nel mondo un’idea di futuro ci salverà: potrebbe essere questa la sintesi di una piccola riflessione domenicale. Care lettrici e cari lettori, infatti, da questa domenica due rubriche, 7 giorni d’ordinaria follia e Il meglio della settimana di Tempostretto, s’integrano per cercare d’orientarsi in questo “tempo sbandato”, come cantava Ivano Fossati. E per tentare di non perdere la bussola, dato che la confusione mediatica e la cattiva informazione, complice la fretta, spesso regnano sovrane.

Ponte sullo Stretto: tema del giorno e dei prossimi anni. Classico tema divisivo e che richiede, per potere analizzarne ogni aspetto, uno sforzo d’approfondimento necessario. I lettori hanno bisogno di contenuti e idee. E non di slogan.

Da parte sua, il ministro Salvini cerca d’accelerare e così l’annuncio della consegna del progetto definitivo aggiornato, da Eurolink alla società Stretto di Messina, diventa l’occasione per ribadire l’obiettivo dei primi cantieri nell’estate 2024. Per Pd e No ponte, invece, si tratta di un “bluff”.

“Per quanto riguarda il finanziamento dell’opera tutto tace e sembrerebbe che l’obiettivo sia mettere un po’ di soldi in legge di bilancio per fare partire i lavori. Ciò che è in discussione non è la costruzione del ponte. Quella sta sullo sfondo. Potrebbe non arrivare mai a causa delle evidenti difficoltà tecniche, oppure essere posta alla fine di 20 o 30 anni di cantieri”, scrive il movimento No ponte.

I punti interrogativi sul ponte e le scelte improvvide del governo su migranti e reddito di cittadinanza

Di conseguenza, i punti interrogativi sul nodo ponte, dalla copertura finanziaria alla valutazione d’impatto ambientale, al di là della propaganda, risultano ancora intatti. E, nel frattempo, il governo Meloni sostituisce alla complessa pratica del governare mosse discutibili nel campo del reddito di cittadinanza e dei migranti.  “In un territorio come quello messinese, in cui è stato ritirato il sussidio a circa 3000 famiglie e in cui il tasso di disoccupazione resta altissimo, l’abolizione del reddito di cittadinanza, senza alcuna alternativa reale e dignitosa, significa privare migliaia di persone di un’indispensabile forma di sostentamento”, sottolinea il sindacalista Ivan Calì.

Riguardo, invece, al decreto sull’immigrazione, ridurre un fenomeno mondiale globale, e così legato all’istinto di sopravvivenza, a una questione di ordine pubblico, significa criminalizzare chi va via per cercare una vita più decente, lontano da Paesi che non offrono prospettive. All‘Europa dei muri noi contrapporremo sempre un’idea diversa, contemporanea e alla lunga vincente, fatta di processi multiculturali, diritti umani, progresso economico.

Dal globale al locale: a Messina, invece, il problema dei problemi non sono i cordoli e l’isola pedonale ma la creazione di un’economia sana, che porti posti di lavoro. Assieme a questo argomento, continueremo a occuparci dell’emergenza casa.

Censimento degli immobili comunali da completare, nessuna compiacenza nei confronti di chi potrebbe pagare minime quote sociali e non lo fa, sostegno a chi versa in condizioni di difficoltà e disagio: a Messina serve davvero una rivoluzione con due pilastri. Un progetto di città con due fari nella notte: giustizia sociale e legalità. Noi ci crediamo. E ci credono i ragazzi dell’Udu, Unione degli universitari, che si mobilitano contro il caro studio, il caro affitti e la carenza di posti letto pubblici. Studenti che chiedono un impegno concreto all’Università di Messina e alle istituzioni regionali e nazionali. Ci ritorneremo.