Flavia Ilacqua: “Storia di una doppia emigrazione. I miei da Parigi a Messina ed i miei figli da Messina a Milano”

Nel ringraziare la Redazione di Tempostretto per l' opportunità offerta ai suoi lettori, partecipo a questo interessante dibattito con la mia testimonianza, che è una storia di doppia emigrazione, cioè una di ritorno, quella dei miei genitori ritornati da Parigi nella bellissima Messina degli anni '60 e l'altra, quella dei miei figli che sono, invece, andati via. Nel mezzo, io sono riuscita ad inserirmi nel contesto sociale degli anni '80.

Ma -che beffa!- ritrovarmi oggi in questa città agonizzante!

Mia figlia è andata via per una sua pseudo-scelta ("voleva vedere il mondo") ma consapevole dell'impossibilità di inserirsi in un ambiente universitario così selettivo come quello dell'Università di Messina e, non avendo santi in paradiso, ha deciso di partire, dopo aver frequentato qui soltanto i primi due anni. Mio figlio ,invece, ha cercato di resistere alla partenza ma, alla fine, si è arreso ed ha seguito la sorella a Milano, raggiungendo entrambi, esclusivamente con le loro forze, l'obiettivo che si erano prefissati dal punto di vista lavorativo . Adesso la mia famiglia è smembrata ed è sempre più difficile riunirla, nonostante la pensione di noi genitori (quindi liberi da impegni lavorativi) perché viaggiare da o per la Sicilia è troppo spesso complicato ed oneroso. Infatti in tutti questi anni saremmo potuti diventare soci Alitalia! Ma, ogni qualvolta sorvoliamo Messina, la troviamo così bella, che è un tuffo al cuore!

Però far innamorare di nuovo i miei figli della loro città d'origine per invogliarli a tornare-almeno- durante le vacanze, diventa sempre più arduo , vista la sua attuale e disastrosa condizione.

Oggi abito in una città dove gli over 65 sono l'unico dato in crescita (166 anziani ogni 100 giovani)- anche se di servizi specifici a loro dedicati non c'è neanche l'ombra, anzi! – perché , come dice l'Istat, perdiamo due mila ragazzi l'anno e le serrande dei negozi (circa 1000 l'anno scorso) si abbassano definitivamente mentre Messina torna alla ribalta nazionale frequentemente per le inadempienze ed inefficienze gravi dell' amministrazione comunale -ormai al collasso per incapacità conclamata.

Ma attiriamo l'attenzione dei media anche per un episodio di presunto plagio di un prof dell' Università di Messina, figlio dell'ex-rettore, che con il bene placido del MIUR continua ad insegnare. Nonostante i tentativi del nuovo Rettore di risollevare le sorti dell'Università la sua immagine ne esce compromessa e le lauree, così faticosamente conquistate dagli studenti, vengono svalutate. Ma insuperabili rimangono gli amministratori del Teatro Vittorio Emanuele che per far quadrare i conti si inventano i bilanci "creativi" cercando di inserirvi uno spettacolo dell'ignaro Fiorello che in quel giorno era in scena a Palermo.

E, siccome non ci facciamo mancare nulla, le "vergogne" e il degrado delle numerosissime incompiute quali Zona Falcata, Via del Mare, nuovo porto a Tremestieri, svincoli autostradali, Hotel Riviera, Ospedale Regina Margherita, apertura nuovo Museo stanno lì, da tempo immemorabile, a ricordarci il nostro proverbiale immobilismo. Senza dimenticare, infine, l'inciviltà dei numerosi cittadini messinesi, che danno il colpo di grazia a tutta questa desolante situazione. Ormai anche le più importanti Istituzioni regionali e nazionali ci hanno abbandonati alla deriva , aspettando soltanto la fine della città per inedia, in modo da lavarsi le mani senza nulla fare.

Ci siamo coì tanto abituati a vivere male che non riusciamo neanche ad immaginare come si possa tutti stare meglio là dove i servizi funzionano bene e l'economia favorisce soprattutto le iniziative dei giovani. Ecco appunto, i giovani. Saranno loro, quelle rare mosche bianche coraggiosamente rimaste, gli artefici della rinascita. Ma per riuscire in questa operazione bisogna far leva sul loro senso di appartenenza, in questo momento quasi inesistente, che deve prendere forza su validi progetti condivisi del territorio. E', quindi, questo il motivo, per cui lotto, soffro e spero sempre al loro fianco ogni qual volta l'occasione si presenta. Anzi, per dirla tutta, mi chiedo quasi quotidianamente: ma perché, vista la, oserei dire, tragica situazione in cui ci troviamo, nessuno scende in piazza per protestare??

Poi mi rassegno ed egoisticamente penso: per quanto tempo resterò ancora a Messina? Un decennio? Soltanto Dio lo sa, ma è ipotizzabile che probabilmente l'ultima parte del mio percorso terreno non avverrà al sole ma tra le orrende nebbie padane ( e mi sentirò fortunata se così sarà!), da dove continuerò a seguire, sempre e comunque, le sorti di questa mia tanto amata terra, pur non essendoci nata!

Flavia Ilacqua